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Oil peak

Il cortocircuito Nimby dell'Italia assetata di petrolio

Jacopo Giliberto

Nel 2022 l’Italia ha ridotto le estrazioni ma ha aumentato le importazioni. A tutto beneficio di quelli che “le emissioni sì, ma fatele altrove”

Dagli anni 70, quando il Club di Roma ci preconizzò una fine del petrolio di lì a poco, l’oil peak di anno in anno sdrucciola più avanti. Oggi il nuovo slittamento. Quest’anno purtroppo la domanda mondiale di greggio crescerà ancora, arriverà a 102,3 milioni di barili al giorno, ma per fortuna entro la fine del decennio vedremo il cambio di passo e il picco di consumo è atteso per il 2028 (dati Aie-Iea, giugno 2023). Nel 2022 gli italiani hanno tutelato l’ambiente e hanno ridotto l’estrazione dai cattivi giacimenti nazionali: l’estrazione di metano dai 1.603 pozzi attivi e dalle 138 piattaforme nei nostri mari è scesa ancora e si è abbassata a 3,4 miliardi di metri cubi; quella di greggio è calata a 4,4 milioni di tonnellate.

 

I geologi assicurano che ci sono ancora riserve ingenti da individuare, soprattutto nel mare a nord-ovest della Sardegna, nello Ionio e nel golfo di Taranto, ma i permessi per ricercare queste risorse vengono ostacolati e quasi sempre negati. Zero spaccato per pozzi esplorativi alla ricerca di nuovi giacimenti (dati Unmig, giugno 2023). Nel 2022 gli stessi italiani hanno aumentato i consumi petroliferi da 55,4 a 58,8 milioni di tonnellate, +5,3 per cento. L’anno scorso il consumo di benzina è volato del 21,9 per cento e di un altro +7,8 per cento nei primi quattro mesi del 2023 (dati Unem, maggio 2023). Nel 2022, aumentati i consumi e al tempo stesso ridotta l’inquinante produzione di petrolio a chilometro zero, gli stessi italiani hanno aumentato le importazioni di greggio a 62,5 milioni di tonnellate di greggio soprattutto da Russia (+134,1 per cento), Azerbaigian e Iraq (dati Unem, marzo 2023).

 

La crescita di importazioni del +9,6 per cento significa che, in più, un’altra trentina di petroliere di taglia Suezmax sono state riempite in paesi remoti, con le macchine a tutta forza hanno percorso gli oceani e hanno sfiorato le nostre spiagge. A tutto beneficio dell’ambiente, dei nostri mari, delle testuggini, del turismo, che è il nostro petrolio, e di quelli che “le emissioni sì, ma fatele da un’altra parte”.

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