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In Europa

Piantedosi a Bruxelles blocca il Piano migratorio e si mette dalla parte di Polonia e Ungheria

David Carretta

La mossa ostruzionista del ministro degli Interni mette a repentaglio l'approvazione dell'accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio sui quattro nuovi regolamenti riguardanti l'immigrazione

Giorgia Meloni vuole riformare le regole di Dublino con Francia e Germania per fare in modo che l’Unione europea sia dotata di una politica migratoria comune? Oppure preferisce stare dalla parte di Polonia e Ungheria, che vogliono distruggere il nuovo Patto su migrazione e asilo, perché rifiutano ogni forma di solidarietà? Questa è la domanda che si sono posti oggi diversi ministri dopo che, a sorpresa, il ministro Matteo Piantedosi ha bloccato un’intesa sul “regolamento crisi”, uno dei pilastri del nuovo Patto migratorio. La ragione? Un emendamento chiesto dalla Germania per proteggere le ong.

Il Consiglio Affari interni di oggi era stato convocato dalla presidenza spagnola dell’Ue per cercare di dare un’accelerazione ai molti dossier aperti sull’immigrazione. La situazione delle ultime settimane a Lampedusa doveva servire da catalizzatore. Malgrado qualche critica di forma e sostanza, è stato confermato il sostegno al memorandum di intesa tra l’Ue e la Tunisia. I ministri erano soprattutto chiamati sbloccare lo stallo sul nuovo Patto su migrazione e asilo. A causa dell’incapacità dei governi di trovare un’intesa sul “regolamento crisi”, a inizio mese il Parlamento europeo ha sospeso i negoziati politici su altri due regolamenti (“Eurodac” e “accertamenti”) che costituiscono l’ossatura del Patto migratorio. Il principale ostacolo sul “regolamento crisi” era la Germania, contraria a prevedere troppe deroghe per i diritti e le tutele dei richiedenti asilo e dei migranti nei casi di “forza maggiore” (un afflusso straordinario in uno stato membro) o di “strumentalizzazione” dei migranti da parte di paesi terzi (come accaduto con la Bielorussia).

Mercoledì Olaf Scholz ha rotto gli indugi e, forzando la mano al suo ministro degli Esteri, la verde Annalena Baerbock, ha dato il via libera spiegando che la Germania non poteva mettere a rischio la riforma delle politiche migratorie nell’Ue. Ma il ministro tedesco dell’Interno, Nancy Faeser, che è dello stesso partito socialdemocratico di Scholz, ha comunque chiesto di modificare il testo del “regolamento crisi” per tutelare le organizzazioni non governative. “E’ la risposta istituzionale del cancelliere alla lettera di Meloni”, ironizza un diplomatico. L’emendamento della Germania, contenuto nel compromesso proposto dalla presidenza spagnola, prevede che “le operazioni di aiuto umanitario non devono essere considerate come strumentalizzazione di migranti quando non c’è l’obiettivo di destabilizzare l’Unione o uno stato membro”. In un primo momento, in una riunione di sherpa, il rappresentante dell’Italia ha dato un parere favorevole. Poi, quando il testo è passato ai ministri, Piantedosi ha bloccato tutto e iniziato a chiedere modifiche con l’intento di ribaltare il testo sulle ong. “Basta togliere una doppia negazione e il gioco è fatto”, spiega al Foglio un’altra fonte dell’Ue: “Le operazioni di aiuto umanitario devono essere considerate come strumentalizzazione di migranti quando l’obiettivo è destabilizzare l’Unione o uno stato membro”.

Da Berlino, dove ha incontrato Baerbock, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha cercato di minimizzare. “L’Italia non ha detto ‘no’. Il ministro dell’Interno ha preso tempo per esaminare i contenuti di questa proposta da un punto di vista giuridico” e consultare gli “altri componenti del governo”. Ma l’ostruzionismo di Piantedosi ha lasciato di stucco i suoi colleghi a Bruxelles. Gran parte di loro ha lanciato appelli al buon senso e al compromesso. C’è urgenza e il tempo rimasto è pochissimo. L’accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio sui quattro regolamenti che compongono il Patto migratorio deve essere raggiunto entro febbraio, altrimenti il pacchetto non potrà essere approvato entro la fine della legislatura. “Gli eventi di Lampedusa confermano che il Patto sui migranti oggi più che mai è irrinunciabile e necessario”, ha detto il ministro dell’interno spagnolo, Fernando Grande-Marlaska: serve uno sforzo “da parte di tutti”. “Non abbiamo ancora una politica comune sulla migrazione e l’asilo. E’ un obbligo collettivo”, ha detto il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas. Ma con il Consiglio paralizzato sul “regolamento crisi”, a causa di Italia, Polonia, Ungheria e Repubblica ceca, i negoziati con il Parlamento europeo non possono riprendere. 

La presidenza spagnola dell’Ue oggi pomeriggio ha esitato a passare ai voti senza il consenso dell’Italia. Il governo italiano ha chiesto una pausa di riflessione. Se arriverà un segnale positivo da Roma, tutto è pronto per convocare gli ambasciatori e sbloccare il “regolamento crisi”. Ma c’è la possibilità di approvarlo con una maggioranza qualificata anche senza il voto favorevole dell’Italia. Nicole de Moor, il ministro dell’Interno del Belgio, che dal primo gennaio avrà la prossima presidenza semestrale dell’Ue, ha avvertito che occorre andare veloci, perché non vanno sottovalutate “le difficoltà tecniche e politiche nei negoziati” con il Parlamento europeo. Nelle trattative con il Consiglio, i deputati chiederanno più solidarietà per i paesi di primo ingresso e più tutele per migranti e ong. Al di là del“regolamento crisi”, è sul nuovo Patto su migrazione e asilo che emerge il grande dilemma di Meloni. “E’ favorevole o no? Vuole distruggere il Patto con polacchi e ungheresi, oppure vuole riforma la politica migratoria dell’Ue con Francia e Germania?”, si chiede un funzionario dell’Ue. Piantedosi oggi ha fatto la scelta di Polonia e Ungheria.