il vertice

All'Onu Zelensky ricorda che la guerra è globale, il costo umano è ucraino (ma Lavrov non è in ascolto)

Paola Peduzzi

Il leader di Kyiv parla al Consiglio di sicurezza: a morire, a essere torturato e deportato è il popolo ucraino. Cosa dovrebbero tenere a mente gli alleati quando discutono della durata del loro sostegno all'Ucraina

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha partecipato a una sessione del Consiglio di sicurezza dell’Onu e ha chiesto una riforma dell’organo esecutivo  dicendo che il diritto di veto usato dalla Russia e da chi “è ossessionato dall’odio” va a detrimento di tutti gli altri. Nella stessa stanza c’era un diplomatico russo, che si è lamentato perché Zelensky aveva avuto la parola per primo, ma il premier albanese, Edi Rama, gli ha detto che non si trattava di “un’operazione speciale”, e “se voi fermate la guerra Zelensky non prende la parola”. Risatine, il diplomatico si è messo al telefono, poi è stato sostituito da un sottosegretario: quando Zelensky è uscito dalla sala, Sergei Lavrov, il ministro degli Esteri russo, non si era ancora presentato. 

 

Nel suo discorso all’Assemblea generale di ieri,  Zelensky ha spiegato che la guerra della Russia contro l’Ucraina è una guerra globale, perché Vladimir Putin affama il mondo bloccando il commercio del grano, destabilizza le economie mondiali facendo leva sulle risorse energetiche e blocca la collaborazione internazionale con i suoi veti all’Onu. Zelensky – in sincrono con Joe Biden – parla di guerra globale per  mobilitare nuovi alleati a sostegno dell’Ucraina, ma ricorda che a morire, a essere torturato, a essere mandato al fronte, a essere deportato è il popolo ucraino: “I soldati ucraini fanno con il loro sangue quello che il Consiglio di sicurezza dell’Onu dovrebbe fare con i suoi voti”, ha detto. La guerra è globale ma il costo umano dell’aggressione russa è ucraino. Zelensky ha citato la deportazione dei bambini ucraini  – sua moglie Olena, ai margini dell’Assemblea, ha chiesto  di aiutare l’Ucraina a riportare a casa i 19 mila bambini deportati in Russia – legandola all’accusa di genocidio: la Russia vuole cancellare gli ucraini. Secondo l’ufficio del procuratore generale di Kyiv, fino al 15 settembre  sono stati uccisi nell’aggressione 504 bambini e 1.123 sono rimasti feriti. 

 

I dati sui soldati ucraini morti non sono ufficiali, ma il costo umano non si misura soltanto con il numero dei sacchi neri che s’ammonticchiano negli obitori: ci sono più di sei milioni di rifugiati ucraini nel mondo e cinque milioni di sfollati interni. Anche se molti altri sono rientrati dall’estero,  le città non sono più le stesse. Una volontaria di Chernihiv racconta che ci sono duecentomila abitanti nella città a nord di Kyiv attaccata dai russi nella prima fase dell’invasione: è lo stesso numero prima del 2022, ma la composizione demografica è cambiata molto perché  sta cambiando la struttura della società ucraina stravolta dall’attacco russo. 

 

La Russia sta preparando una nuova mobilitazione che prevede numeri giganteschi, da 400 mila a 700 mila uomini. In questi giorni circola in rete un video agghiacciante per motivare i russi ad andare a combattere: ci sono dei soldati russi in una trincea che discutono di investimenti immobiliari, uno vuole un appartamento a Pechersk, storico quartiere di Kyiv dove c’è la famosa statua della Madre  Patria, un altro dice che preferisce Odessa perché c’è il mare –  la capitolazione e la conquista dell’Ucraina sono date per scontate. Sui giornali internazionali si discute molto della mobilitazione ucraina, spesso con gli stessi toni utilizzati per criticare la controffensiva “lenta”: si dice che ci sono molte diserzioni, si citano i casi di arruolamento coatto e si racconta la stanchezza degli ucraini. Il capitale umano dell’Ucraina è inferiore a quello russo nei numeri, ma come raccontano molti giornalisti e scrittori che sono stati di recente a Kyiv, i dati ancora una volta non spiegano tutto. Il volontariato non subisce flessioni, l’addestramento impartito ai nuovi arruolati è migliorato – una fonte della Difesa ucraina dice che una misura dell’addestramento è data dal numero di colpi sparati: all’inizio era bassissimo, oggi è in linea con gli standard dei manuali della Nato – e si moltiplicano i centri che preparano i prossimi coscritti dal punto di vista psicologico: “Rinunciare alla vita da civili per almeno due anni non è una banalità, ci vuole qualcuno che ti  spieghi come fare”, dice Kostya, che aspetta la lettera dell’esercito. La guerra della Russia è globale, ma il costo umano è degli ucraini: gli alleati dovrebbero tenerlo in conto quando discutono della durata del loro sostegno. 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi