I discorsi al Palazzo di Vetro

Se Putin resta impunito, il mondo non è al sicuro. Biden e Zelensky all'Onu

Paola Peduzzi

I discorsi dei due leader all'Assemblea generale per ribadire i valori della convivenza globale e la necessità di custodirli. La denuncia delle armi globali di Mosca 

Milano. Sovranità, integrità territoriale, diritti umani: queste sono le fondamenta su cui sono state costruite le Nazioni Unite e se non le proteggiamo, se “ci voltiamo dall’altra parte di fronte agli abusi”, questo nostro mondo verrà giù. Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, davanti all’Assemblea generale dell’Onu ha parlato di responsabilità: la responsabilità dell’America e quella di tutta la comunità internazionale. Se non si difendono i valori comuni, se l’Onu lascia che la Russia “brutalizzi l’Ucraina senza che ci siano conseguenze”, nessuno domani sarà più al sicuro,  “se abbandoniamo i princìpi fondamentali della Carta dell’Onu per assecondare un aggressore, potrà uno stato membro di questa assemblea sentirsi sicuro che sarà protetto? Se permettiamo che l’Ucraina venga spezzata, l’indipendenza di qualsiasi altra nazione sarà  al sicuro? La risposta è no”, ha detto Biden alla fine di un discorso costruito per ribadire i valori della convivenza globale e la necessità di custodirli.

 

Il presidente americano ha ricordato che per il secondo anno di fila l’Assemblea generale “è oscurata dall’ombra di una guerra illegale” scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, e ha ribadito che la responsabilità della guerra è tutta della Russia, “soltanto” della Russia che è anche l’unica ad avere il potere “di mettere fine a questa guerra immediatamente”. Biden vuole che la guerra finisca – deve dirlo esplicitamente perché è accusato di voler portare avanti lui questo conflitto da chi considera l’America, e non la Russia, imperialista e guerrafondaia – e sostiene “gli sforzi dell’Ucraina per mettere insieme una soluzione diplomatica”, ma intanto la comunità internazionale ha la responsabilità di non lasciare a Vladimir Putin la convinzione che il mondo “diventerà sempre più affaticato” e che lascerà la sua aggressione senza conseguenze.

 

Anche per questo, per proteggere le sue fondamenta e l’interesse comune per la stabilità e la pace, l’Onu deve adattarsi a un mondo diverso da quello che c’era quasi ottant’anni fa, quando ci siamo dotati di questa organizzazione multilaterale: le riforme che propone l’America sono all’insegna di una collaborazione tra “nuove voci”, per dare il potere assieme alla responsabilità ad altri paesi di contribuire al progetto della convivenza globale. Biden parla a tutti, alleati e riluttanti: sarà l’unico a farlo, perché è l’unico leader dei paesi che fanno parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu a partecipare all’Assemblea. I giornali americani dicono che è un “Biden show”, ma certo non è una bella pubblicità per l’organo esecutivo delle Nazioni Unite – già deformato dalla presenza della Russia e in parte della Cina, che sabotano ogni decisione comune – il fatto che i suoi membri occidentali non si siano presentati alla riunione annuale. Ancor più in un momento in cui l’efficacia delle istituzioni internazionali è messa in discussione e ci si interroga se abbia davvero senso che la Russia mantenga il potere di veto al Consiglio: è una discussione eterna alla quale Biden risponde con un richiamo a nuove regole di collaborazione di cui potranno godere tutti. Il patto è questo: insieme si sta più sicuri, isolando i paesi che vogliono la guerra si sta più sicuri, per tutto il resto – le altre sfide, dal cambiamento climatico alle diseguaglianze – vale la collaborazione.

 

Biden ha parlato alla comunità internazionale e anche agli americani: il Partito repubblicano è diviso sul sostegno all’Ucraina, l’ala trumpiana, predominante, è contraria. Anche Volodymyr Zelensky, che ha applaudito con tutta l’Assemblea Biden quando ha parlato di protezione e responsabilità, si è rivolto agli alleati e agli scettici, spiegando  che l’unità è l’unica garanzia di pace  e che l’aggressione russa è globale. Mosca “trasforma in un’arma” contro tutto il mondo ogni cosa: il cibo, bloccando il commercio del grano e affamando molti paesi e molti popoli; le risorse energetiche, alimentando l’instabilità economica e finanziaria ovunque; i bambini “sistematicamente rapiti”, a decine di migliaia: lo hanno fatto i terroristi, dice Zelensky, ma mai una politica esplicita di uno stato; l’odio che diventa genocidio, l’odio armato contro gli ucraini soltanto in quanto ucraini. Il presidente ucraino ha delineato con il suo modo schietto la guerra che Putin ha scatenato “contro tutti” i popoli, che non pagano il costo umano che paga l’Ucraina ma tutti gli altri sì. La guerra della Russia e la pace non sono “soltanto un affare dell’Ucraina”, i diritti e la sovranità garantiti a Kyiv lo sono per tutti, ha concluso Zelensky, ringranziando più volte per il sostegno e chiedendo che “uniti si decida ogni cosa in modo aperto”: dietro le quinte, “evil cannot be trusted”, non ci può essere fiducia, se avete dei dubbi sulle promesse di Putin, chiedete a Prigozhin. 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi