Editoriali
Il bizzarro rompicapo dell'Ue sul catalano
Lo spagnolo Sánchez vuole ingraziarsi Puigdemont riconoscendo catalano, galiziano e basco come lingue europee ufficiali. Molte resistenze
Il Consiglio Affari generali dell’Unione europea oggi discuterà di un tema che alla maggior parte degli stati membri appare bizzarro: il riconoscimento del catalano, del galiziano e del basco come lingue ufficiali dell’Ue. Con una forzatura diplomatica, la presidenza spagnola ha deciso di mettere all’ordine del giorno una decisione su questa proposta che viene dallo stesso governo spagnolo. La ragione è tutta di politica interna: il riconoscimento come lingua ufficiale è una delle condizioni poste dall’ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, per votare a favore della reinvestitura del premier socialista, Pedro Sánchez se, come probabile, il leader del Partido popular, Alberto Núñez Feijóo, non troverà sufficienti voti.
Tra la richiesta di amnistia e di un processo verso un nuovo referendum, la concessione meno dolorosa che Sánchez può fare a Puigdemont è quella sulla lingua. Purtroppo per lui, in un’Ue che ha già 24 lingue ufficiali, c’è poco entusiasmo. Finlandia e Svezia hanno detto che costa troppo. La Spagna ha risposto che è pronta a pagare per interpretazioni e traduzioni. Ma altri paesi hanno dubbi di carattere giuridico e alcuni temono che le proprie minoranze si mettano a chiedere lo status di lingua ufficiale. La decisione, se mai sarà presa per aiutare Sánchez, slitterà a ottobre.
Ma l’episodio è indicativo degli errori commessi dalla Spagna, che ha sempre voluto trattare l’indipendentismo catalano come una questione esclusivamente interna. Il referendum del 2017 era illegittimo e la dichiarazione di indipendenza era una farsa, ma Madrid ha usato metodi oltre i limiti dello stato di diritto per perseguire gli indipendentisti catalani. L’Ue avrebbe potuto offrire un’alternativa: una piattaforma per favorire un dialogo e trovare un percorso condiviso. Alla fine è Sánchez a europeizzare l’indipendentismo catalano. Ma non basterà il riconoscimento della lingua da parte dell’Ue per trovare una soluzione a una crisi che continua a infettare la politica spagnola.
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