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In Sudafrica

In cima all'agenda dei Brics c'è l'allargamento, ma l'India è contraria

Federico Bosco

Lo strapotere di Pechino sulle principali economie dei paesi emergenti aumenterebbe nel caso in cui nuovi membri entrassero a far parte del gruppo, andando a formare un potenziale rivale del G7 e del G20

Oggi a Johannesburg, in Sudafrica, si apre il quindicesimo vertice dei Brics, che riunisce le principali economie dei paesi emergenti: l’acronimo mette insieme in una sigla Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – un gruppo che rappresenta più del 40 per cento della popolazione globale e il 26 per cento del pil. Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha invitato tutti i 55 membri dell’Unione africana e una ventina di leader di Asia e Sud America per sessioni a margine. Sono presenti il presidente cinese Xi Jinping (arrivato con un giorno di anticipo), il premier indiano Narendra Modi e il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva: l’unico assente – parteciperà in videocollegamento – è Vladimir Putin, che ha dovuto rinunciare a partecipare di persona per non mettere in imbarazzo il Sudafrica, che altrimenti sarebbe stato costretto ad arrestarlo in base al mandato di arresto della Corte penale internazionale.

Almeno simbolicamente il vertice ha il potenziale per essere visto come l’equivalente della conferenza di Bandung del 1955, che lanciò il movimento dei paesi non allineati. In cima all’agenda infatti c’è l’allargamento ad altri membri in un format che, nato come un forum dei grandi paesi emergenti per discutere di questioni economiche, sta cercando di definire in modo più concreto il suo ruolo sulla scena globale. Ma è qui che iniziano i problemi. La Cina vuole che i Brics diventino un rivale del G7 e una sorta di G20 senza i paesi occidentali, ma più si discute di questa evoluzione, più vengono alla luce le divergenze. India, Sudafrica e Brasile non condividono la visione cinese, e vogliono che i Brics rimangano un format che cura gli interessi economici dei paesi emergenti senza sfidare apertamente l’occidente.

Ramaphosa ha ribadito che il Sudafrica non vuole essere coinvolto nello scontro per il potere mondiale. “Non ci faremo coinvolgere in una competizione tra le potenze globali”, ha detto in un discorso televisivo, “il nostro paese intende lavorare con tutti i paesi per la pace e lo sviluppo globale”. Brasilia nel frattempo si adopera per resistere alle pressioni cinesi senza che si arrivi a un confronto diretto tra i Brics mentre Mosca, in teoria sulla stessa linea di Pechino, non sta dimostrando di avere una posizione definita sull’allargamento del gruppo. Da quanto trapelato sono più di 40 i paesi che hanno dimostrato formalmente e informalmente l’interesse per l’adesione, tra i quali Algeria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran, Indonesia, Argentina, Etiopia, Egitto. Tuttavia, oltre a essere nazioni ed economie troppo diverse per formare un fronte coeso, non è neanche chiaro chi, come e per cosa siano intenzionate realmente ad aderire. Sabato scorso il Marocco ha smentito le dichiarazioni del Sudafrica sulla presenza al vertice e la richiesta di adesione, ricordando che il sostegno diplomatico di Pretoria al Fronte Polisario sostenuto dall’Algeria che cerca di stabilire uno stato indipendente nel Sahara occidentale (territorio che Rabat considera proprio), rende tese le relazioni tra i due paesi.

Inoltre, l’allargamento dei Brics significherebbe anche diminuire il peso degli altri paesi fondatori all’interno, a tutto vantaggio di Pechino, il membro più potente. E’ per questo motivo che il paese più contrario all’allargamento e alla postura apertamente anti occidentale è l’India, l’altro gigante dell’Asia, paese storicamente non allineato, e rivale geopolitico della Cina nell’Indo-Pacifico, che sta intensificando le relazioni economiche con i paesi occidentali e il coordinamento militare con gli Stati Uniti e i suoi alleati nella regione. Xi e Modi sono i veri protagonisti di questo vertice, i due avranno l’opportunità di tenere colloqui su questioni bilaterali, come lo stallo militare dopo gli scontri del 2020 lungo il confine conteso tra Cina e India dalla guerra sino-indiana del 1962, e su questioni globali, come la guerra in Ucraina.

Difficile però che trovino un’intesa, gli interessi di Pechino e Nuova Delhi sono più divergenti che mai. Oggi l’India si è trasformata al punto tale da attirare investimenti e presentarsi come alternativa alla Cina, che dopo aver agito per più di vent’anni come la locomotiva economica della globalizzazione patisce le conseguenze delle proprie scelte, dal covid alla deriva ideologica di Xi. Il vertice di Johannesburg sarà un momento determinante per stabilire la capacità di mediazione dei membri del Brics, e la loro traiettoria.

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