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Editoriali

Panzane da Brics. I cinque si riuniscono in Sudafrica con pochi obiettivi, oltre al simbolismo

Redazione

L'economista Jim O'Neil stronca l'idea di una possibile valuta alternativa al dollaro. Le divisioni tra Cina e India fermano i progetti e sono un bene per l'occidente 

La valuta dei Brics è una cagata pazzesca! Scusate la volgarità, ma solo parafrasando la famosa e sboccata provocazione di Paolo Villaggio si può forse rendere lo spirito del ridicolous con cui l’idea di una alternativa al dollaro elaborata dall’asse Brasile-Russia-India-Cina-Sudafrica è stata stroncata da Jim O’Neill. Cioè, proprio l’economista che nel 2001 aveva coniato l’acronimo Brics. Allora analista di Goldman Sachs e ora Lord, il suo era stato uno studio dal titolo “Il mondo ha bisogno di migliori Brics economiche”. Nel 2009 i governi dei paesi interessati avevano pensato di costituire il forum come una sorta di club delle potenze fuori dal G7, e dal 2010 vi era stato ammesso il Sudafrica. In particolare dopo l’estromissione di Mosca dal G8 ha acquisito sempre più un carattere potenzialmente antioccidentale, accentuato dopo le sanzioni alla Russia per l’attacco all’Ucraina. Resta però nel blocco una evidente eterogeneità, come evidenziato dalla partecipazione dell’India all’alleanza anticinese del Quad e dai problemi del Sudafrica a ospitare il presidente russo Vladimir Putin nel suo territorio senza farlo arrestare durante il vertice che si terrà la prossima settimana e al quale parteciperà di persona il leader cinese Xi Jinping. O’Neill conviene che “il ruolo del dollaro non è l’ideale per il modo in cui il mondo si è evoluto”. Ma sui Brics ha ricordato seccamente al Financial Times che “non hanno mai ottenuto nulla da quando hanno iniziato a incontrarsi”. E l’idea di una “valuta commerciale” reiterata da Lula è da lui appunto giudicata “semplicemente ridicola”.  “Creeranno una banca centrale Brics? Come? E’ quasi imbarazzante”. “Non so esattamente cosa cerchino di ottenere al di là del  simbolismo”. Bene per l’occidente “che Cina e India non siano mai d’accordo su nulla, perché se lo facessero il dominio del dollaro sarebbe molto più vulnerabile”. Consiglio  ai cinesi: “cercate di invitare l’India a condividere la leadership su alcune grandi questioni, perché allora il mondo potrebbe prendervi un po’ più sul serio”.

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