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nuovi accordi

Erdogan vuole ridare vita all'accordo del grano con la Russia dentro. Gli incontri e i piani turchi

Mariano Giustino

Per la Turchia la stabilità nel Mar Nero resta prioritaria. Il presidente turco è alla ricerca di un punto di equilibrio tra le richieste russe e quelle ucraine per un possibile nuovo accordo sull'esportazione di grano 

Il Mar Nero si sta surriscaldando e rischia di diventare un punto di combustione della guerra in Ucraina. E’ profondamente importante sia per Kyiv, sia per Mosca sia per Ankara sia per gli altri paesi rivieraschi che per l’occidente. Nell’ultimo anno, la relativa calma in quel piccolo, ma strategicamente grande mare, che bagna l’Ucraina, la Russia, la Georgia e tre paesi membri della Nato, era dovuta in gran parte all’accordo sul “corridoio del grano”. Dal 17 luglio scorso, giorno in cui l’accordo è scaduto,  Mosca ha bombardato i porti di Odessa e Chornomorsk. Kyiv ha sferrato un attacco contro una nave militare russa nell’area del porto di Novorossijsk, in Crimea con droni  marini. La battaglia per il controllo di quelle acque ha implicazioni per i mercati energetici globali e per le forniture alimentari mondiali.  Ankara è convinta di riuscire a persuadere Mosca a rilanciare l’accordo sul grano e di questo hanno parlato ieri a Budapest un emissario del Cremlino e il presidente Erdogan, in visita nella capitale ungherese.  Nel palazzo presidenziale di Bestepe e al Cremlino si è a lavoro per rendere possibile un incontro in Turchia tra Erdogan e Putin. Intanto il 25 agosto il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan si recherà in visita a Kyiv per esplorare le possibili opzioni per rivitalizzare l’accordo sul grano sospeso per il ritiro russo. Durante l’incontro saranno affrontate le strette relazioni bilaterali tra i due paesi, l’offensiva russa in ucraina e il piano di pace proposto da Zelensky. Successivamente Fidan dovrebbe recarsi a Mosca per discutere dell’accordo sul grano. 

Ankara è cauta sulla nuova proposta ucraina con la quale si chiede la creazione di un corridoio alternativo per il trasporto dei cereali dai porti ucraini del Mar Nero.  Secondo Kyiv le navi mercantili dovrebbero attraversare le acque territoriali rumene, bulgare e turche dopo aver caricato i prodotti cerealicoli nei porti ucraini.  Tuttavia, trovare navi disposte a salpare verso quella rotta e stipulare i necessari contratti assicurativi rimane un problema serio, data la minaccia russa. Per Ankara questo nuovo corridoio per la spedizione di grano escluderebbe la Russia rischiando di provocare un forte risentimento da parte di Putin che metterebbe la Turchia, membro della Nato, in una situazione difficile con Mosca. Il grano russo rappresenta il 65 per cento delle importazioni di cereali della Turchia e il gas proveniente dalla Russia rappresenta il 45 per cento del fabbisogno turco. Erdogan non vuole mettere a rischio queste preziose forniture e non farà irritare il suo potente vicino del Mar Nero.

Il presidente turco vuole evitare un’ulteriore escalation nel Mar Nero e non metterebbe  a rischio le sue navi militari per assistere quelle ucraine e per questo si sta concentrando sul rilancio del corridoio del grano con il coinvolgimento russo. Anche se le navi da carico rimarrebbero nelle acque territoriali degli stati del litorale, potrebbero comunque essere prese di mira da navi militari, aerei o sistemi missilistici russi schierati a Creta. E inoltre vi sarebbe anche il rischio delle mine presenti in quelle acque. La stabilità nel Mar Nero è da tempo una priorità turca e qualsiasi nuovo accordo potrebbe alienare la Russia, quindi Erdogan proverà tutte le strade che portano al Cremlino. E’ l’unico leader della Nato a difendere quel che sostiene Putin e cioè che la maggior parte delle esportazioni di grano dell’Ucraina andrebbe in Europa piuttosto che nei paesi africani poveri e che le esportazioni di grano e fertilizzanti della Russia rimangono ostacolate. Tale retorica lo ha aiutato a mantenere il dialogo con Putin.  La Russia ha elencato una serie di condizioni per tornare all’accordo, tra cui la revoca delle sanzioni sulle sue esportazioni di cereali e fertilizzanti, consentire alla banca agricola russa Rosselkhozbank di ricollegarsi al sistema di pagamento SWIFT da cui è stata esclusa per le sanzioni Ue, consentire la consegna di pezzi di ricambio per macchine agricole, rimuovere gli ostacoli riguardanti al trasporto di merci e ai contratti di assicurazioni navali e lo sblocco di tutti i beni russi relativi al settore agricolo. Erdogan deve mantenere il suo equilibrio nella crisi ucraina. La Turchia non è né neutrale né equidistante in questa guerra, ma adotta una politica  di “equilibrio” per salvaguardare quelli che ritiene  i propri interessi nazionali e preservare buoni rapporti sia con Kyiv sia con Mosca. All’Ucraina Ankara sta per consegnare una corvetta, fornisce droni, missili e accessori di armamenti e nello stesso tempo consente a Mosca di non crollare sotto il peso delle sanzioni. La Turchia, infatti, ha rappresentato per la Russia un portone aperto  che le ha permesso di avere accesso ai mercati internazionali e non le ha chiuso il proprio spazio aereo. Anche altri paesi si sono comportati in maniera simile, come l’India e i paesi del Golfo, ma la Turchia è l’unico paese Nato a non aver applicato le sanzioni occidentali. 

Ankara, dunque, continua a giocare abilmente su tutti i tavoli. Erdogan si muove come un giocoliere, forte della sua appartenenza alla Nato e del ruolo di guardiano del Mar Nero che gli è conferito dalla Convenzione di Montreux del 1936. A favorire questa politica c’è ora il disimpegno degli Stati Uniti verso la proposta ucraina di scorta a convogli cargo per il trasporto dei prodotti cerealicoli.

La Turchia non appare preoccupata nemmeno per le rivendicazioni russe sul Mar di Azov come acque interne sotto controllo esclusivo russo; guarda invece di buon occhio l’idea ucraina di “smilitarizzare” il ponte sullo Stretto di Kerch come primo passo verso la soluzione del contenzioso sugli spazi marittimi della Crimea e del Mar di Azov che è in stallo presso la Corte arbitrale incaricata di decidere sul contenzioso. Ankara non vuole il dominio di Mosca nel Mar Nero e non consentirà mai alla Russia di assumerne il controllo e dunque non consentirà mai all’Ucraina di perdere lo sbocco su quel mare. Tutto questo è scolpito nella pietra nel passato di secoli di convivenza tra sultani e zar. La Turchia ha tutto l’interesse a far sì che quello specchio d’acqua così strategico si trasformi in polveriera: intende impedire alla Russia di assumerne il totale controllo e di espandersi nel Mediterraneo orientale nel quale Ankara ambisce a essere egemone.

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