nel mar nero

Missili ipersonici, il mare di guerra e gli sconfinamenti

Micol Flammini

Erdogan cerca una soluzione per il trasporto del grano, ma la risposta di Mosca è provocare, colpire, evitare la mediazione 

Sergey Vakulenko è un esperto di fonti di energia e da quando la Russia ha invaso l’Ucraina analizza come il mercato energetico di Mosca sta cercando di ristrutturarsi, a fatica. In una delle sue ultime analisi ha scritto che la guerra nel Mar Nero potrebbe presto assomigliare a quella tra Iran e Iraq nel Golfo Persico degli anni Ottanta con un impatto  forte per tutto il mondo. Da metà luglio, il Mar Nero è il centro dei bombardamenti e delle provocazioni, Odessa è tra le città che soffre le conseguenze maggiori, perché tra i centri portuali è la più importante, bersaglio continuo dei missili russi. Gli ucraini, a loro volta, hanno capito che l’unico modo per reagire è rendere il mare  pericoloso anche per gli affari di Mosca. Finora Kyiv è riuscita a colpire in modo preciso grazie all’utilizzo dei droni marini, ma la Russia non si è fermata. Il Mar Nero – grazie agli accordi che garantivano il trasporto del grano tramite un’iniziativa condivisa tra Kyiv, Mosca, Turchia e Onu – è stato il punto da osservare per capire secondo quali logiche si poteva portare la Russia a negoziare. Per circa un anno, diversi paesi, anche vicini a Mosca, hanno fatto pressione affinché il Cremlino non stracciasse l’accordo che permetteva la navigabilità nel Mar Nero e quindi il trasporto dei cereali in giro per il mondo. Poi il Cremlino ha deciso che il trasporto doveva essere interrotto, e pensando di creare problemi soltanto per Kyiv, si è invece ritrovato a crearne a se stesso limitando il proprio trasporto sia di grano sia di petrolio. 

Mosca ha dichiarato di aver fermato domenica la nave da carico Sukru Okan, di proprietà turca e battente bandiera di Palau. La Russia avrebbe lanciato colpi di avvertimento e poi i suoi soldati si sarebbero calati dentro all’imbarcazione per verificare se il mercantile trasportava merci proibite. 

Il ministro degli Esteri di Kyiv, Dmytro Kuleba, ha detto che Mosca ha “gravemente violato la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare”, nel tentativo di dimostrare di essere la padrona nel Mar Nero e per rendere impraticabile ogni via di navigazione. La Sukru Okan ieri è arrivata nelle acque romene, in attesa di trasferirsi a Izmail, dove deve ricevere il carico di grano da portare nei porti europei e in Turchia. Un funzionario della compagnia proprietaria della nave turca ha detto alla Cnn che l’equipaggio era stato contattato via radio dalla marina russa mentre era in rotta verso Izmail, a quel punto ha cercato di tornare nelle acque turche per per entrare in contatto con la Guardia Costiera del paese. Ieri una mina è anche esplosa nelle acque romene e la Romania ha iniziato dei pattugliamenti serrati e attenti, in quel mare che la Russia ha reso inavvicinabile. Quando il Cremlino aveva annunciato che non avrebbe rinnovato l’accordo, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, tra i tessitori delle rotte sicure nel Mar Nero, aveva annunciato che nel mese di agosto avrebbe incontrato Vladimir Putin ad Ankara. La stampa turca continua a dire che l’incontro ci sarà e una nuova indiscrezione ha rivelato che sarà tra pochi giorni. Ricevendo Putin ad Ankara, oltre ad affrontare temi legati all’energia, Erdogan intende trovare il modo di riportare Mosca nell’accordo del grano, vuole mediare una  soluzione anche per ottenere un nuovo successo diplomatico. Se davvero Erdogan riuscirà a ristabilire delle regole nel Mar Nero, a fare in modo che non si trasformi nel Golfo Persico, sarà un sollievo per il commercio del grano che incontrerà il favore anche di paesi come la Cina, vicina al Cremlino. 

Ieri il Regno Unito ha intercettato dei bombardieri russi a nord delle isole Shetland, Mosca ha dispiegato dei Mig-29 al confine dopo aver detto che dei jet norvegesi si sono avvicinati al suo spazio aereo. La Russia vuole trasmettere segnali di forza e di controllo, nei cieli, lungo i confini e nel Mar Nero, ha detto anche di voler equipaggiare i suoi sottomarini nucleari con i missili ipersonici Zircon e ha invitato chiunque voglia cooperare nello sviluppo militare a farlo. E’ stato Vladimir Putin  a estendere l’invito aprendo la Fiera delle armi, ha detto che tutti i paesi che difendono i loro interessi nazionali sono ben accetti. Un messaggio di apertura nel giorno in cui il rublo andava a picco e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, andava a trovare le truppe al fronte nella regione di Donetsk: la prima visita al fronte, dopo le notizie sulle spie russe reclutate per colpirlo durante i  suoi spostamenti. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.