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L'opposizione inaspettata a Vladimir Putin

L'esercito di Mosca bombarda Zaporizhzhia e Kherson, che considera sue. Questi attacchi indiscriminati sono crimini di guerra, e sono inutili per il consenso interno

Micol Flammini

A settembre ci saranno le elezioni locali in Russia e dopo anni trascorsi a sopprimere ogni forma di dissenso, il Cremlino si ritrova a fronteggiare i nazionalisti che riteneva creature utili e addomesticabili. Li ha sottovalutati, gli ha dato spazio e i russi li hanno ascoltati

I canali telegram dei blogger di guerra russi, figure a metà tra il propagandista e il soldato che abitano le zone a ridosso del fronte o il fronte stesso, hanno reagito in modo moderato, parsimonioso, contenuto, alla notizia dei droni ucraini arrivati fino al centro di Mosca per colpire, per due notti consecutive, uno dei grattacieli del quartiere Moskva-city. Allo stesso modo sono rimasti in silenzio dopo l’attacco in Crimea contro il ponte di Chonhar, colpito il 29 luglio. Il comportamento è insolito, questi blogger parlano molto, ma, secondo l’Institute for the Study of War, potrebbero aver ricevuto l’ordine di stare zitti e minimizzare, che alcuni hanno rispettato e altri no. Secondo il ministero della Difesa e il Cremlino, la popolazione russa, che ormai si informa sempre più su Telegram e meno in televisione, si agita particolarmente quando sente parlare di attacchi in Crimea, dove è abituata a trascorrere le vacanze,  da  prima che la Russia annettesse illegalmente la penisola ucraina.  Lo scorso anno, quando gli ucraini colpirono per la prima volta la Crimea, file e file di macchine russe si incolonnarono lungo il ponte di Kerch, che collega la penisola alla Russia, per tornare a casa. Erano spaventati e alcuni piagnucolavano  di  quanto fossero dispiaciuti dal dover abbandonare un posto che per loro è  casa.

 

Ieri l’esercito russo ha colpito Zaporizhzhia e Kherson, centrando la cattedrale di Santa Caterina, dove fino a novembre erano conservate le spoglie di Grigori Potemkin, che i soldati russi hanno portato via mentre si ritiravano dalla prima città che erano riusciti a occupare. Potemkin non era soltanto l’amante della zarina Caterina II, era anche l’uomo che realizzò il suo progetto di conquistare una regione  affacciata sul Mar Nero che rispondesse a Mosca. I russi hanno ormai da tempo perfezionato la strategia insensata del bombardare quello che non possono avere e questo include anche posti un tempo considerati simbolici. Il Cremlino continua a dire che, nonostante sia stata riconquistata da Kyiv,  Kherson appartiene alla Russia dopo il referendum illegittimo del settembre scorso e, secondo questa affermazione, Mosca sta quindi bombardando se stessa. Questi attacchi indiscriminati contro l’Ucraina uccidono civili, sono crimini di guerra, e a livello interno, in Russia non valgono granché a tal punto che non vengono neppure decantati dalla propaganda, dai salotti televisivi che da oltre cinquecento giorni non fanno altro che rincorrere la confusa linea ufficiale del Cremlino. 

 

Vladimir Putin in questi mesi deve fronteggiare un’opposizione inaspettata: l’ultra destra. I partiti di estrema destra russi hanno sempre considerato il presidente russo un debole, amante dei bei palazzi, delle poltrone comode, poco di polso. Un uomo impaurito incapace di ridare forza, potere e splendore alla Russia. Ma questi partiti erano tanti, frammentati, litigiosi, saltuariamente  si esibivano in qualche protesta, ma il loro seguito era limitato. E’ aumentato ultimamente, già prima della guerra, e adesso che con la guerra si sono fatti più robusti, andando a costituire un’opposizione che il presidente russo non pensava di dover reprimere: non se ne era mai preoccupato, anzi pensava che questi nazionalisti che si definiscono patrioti sarebbero stati dalla sua parte. A settembre ci saranno le elezioni locali in Russia, si vota in ottantanove soggetti federali legittimi e illegittimi, incluse la Crimea, la città di Sebastopoli e le altre regioni ucraine occupate. L’opposizione cosiddetta liberale non c’è più, è stata distrutta, cacciata, incarcerata, mentre l’opposizione nazionalista è  ancora in libertà, tranne Igor Girkin detto Strelkov, ex colonnello, impegnato nelle guerra in Ucraina dal 2014, ideatore del manifesto dei patrioti arrabbiati che critica  il ministero della Difesa russo e anche il Cremlino. Alcune fonti vicine all’ufficio presidenziale, di recente hanno rilasciato dichiarazioni alla stampa russa in forma anonima, e hanno raccontato che la sfida sia quest’anno sia alle presidenziali del prossimo anno è rappresentata proprio da questa opposizione nazionalista che dice che la guerra è persa, che il ministero della Difesa e il Cremlino hanno sbagliato tutto e stanno facendo il male della Russia. Questo coro viene spesso chiamato,  con un’espressione fuorviante,  “il partito della guerra”, come se Putin e i suoi invece volessero la pace, ed è in una posizione privilegiata   rispetto all’opposizione che il Cremlino era abituato a reprimere. Non viene da anni di oscurità mediatica, alcune di queste figure si sono aggirate per le trasmissioni della propaganda russa, proprio perché le loro idee contro l’Ucraina potevano tornare utili. Non sono censurate, sono seguite su Telegram e dai loro canali denunciano la corruzione del potere russo: sono esterne e interne insieme, sono riconoscibili, sono state accreditate dalla stessa propaganda di Putin. Il presidente russo le riteneva creature addomesticabili. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.