lo studio

Cosa pensa il mondo della Cina e di Xi Jinping. Un'analisi del Pew Research

Priscilla Ruggiero

Nei confronti di Pechino l'opinione pubblica è "ampiamente negativa in 24 paesi". In Ue l'Italia è terza dopo Ungheria e Grecia a vedere in modo "meno sfavorevole" la Repubblica popolare cinese, mentre metà degli americani la considerano la "maggiore minaccia" per Washington

In 24 paesi del mondo l’opinione pubblica sulla Cina e sul suo leader, Xi Jinping, è “ampiamente negativa”: è questa la conclusione di un nuovo studio condotto dal Pew Research Center. Tra America del nord, Europa, medio oriente, Africa sub-sahariana e America latina, una media  del 67 per cento dei loro abitanti ha un’opinione negativa della Repubblica popolare cinese, mentre solo il 28 per cento ne ha una positiva. Il 71 per cento pensa che la Cina non contribuisca alla pace e alla stabilità globali – nonostante la propaganda cinese cerchi in ogni modo di mostrare  il contrario. 

 

I paesi più ottimisti nei confronti della Cina, secondo lo studio, sono i paesi a medio reddito: in otto paesi a medio reddito  l’India è  l’unico paese in cui la maggioranza ha un’opinione negativa sulla Cina.  In tre di questi otto paesi – Kenya, Messico e Nigeria – la maggioranza attribuisce addirittura un voto positivo alla Cina.  Lo stesso vale per il soft power cinese, soprattutto nei paesi africani – non a caso, un continente in cui l’influenza cinese è aumentata significativamente negli ultimi anni e continua ad aumentare. Tutti e  24 i paesi esaminati dal centro studi americano sono  d’accordo sulla tecnologia cinese: una media  del 69 per cento descrive i risultati tecnologici della Cina come i migliori o superiori alla media.  Una media del 54 per cento considera l’esercito cinese tra i migliori al mondo.

 

Negli ultimi anni la considerazione di Pechino come prima potenza economica del mondo “ha vacillato un po’”, scrive il Pew Research Center: ora molte più persone pensano che siano gli Stati Uniti la principale potenza economica rispetto alla Cina (rispettivamente una media  del 42 per cento  contro il 33 per cento). Gli americani, dal loro punto di vista, considerano per il 50 per cento Pechino “la maggiore minaccia” per Washington: il 17 per cento, meno di un terzo, ha questa considerazione nei confronti di Mosca.

 

Per quanto riguarda l’Unione europea, l’Italia – l’unico paese del G7 ad aver aderito alla Belt and road initiative – è il terzo paese a vedere in modo “meno sfavorevole” la Repubblica popolare cinese, dopo Ungheria e Grecia, nonostante sia il paese dell’Ue che ha una maggiore considerazione della Cina come paese che interferisce negli affari di altri paesi: lo pensa l’87 per cento degli italiani.  Anche a  livello di media mondiale, la maggior parte delle  persone vede Pechino come una potenza interventista. Una media del 57 per cento  afferma che la Cina interferisce molto o abbastanza negli affari di altri paesi, mentre una media  del 35 per cento  afferma che faccia poco o nulla.  Circa sette persone (o più)  su dieci in Australia, Canada, Giappone, Corea del Sud, Spagna e Stati Uniti vedono la Cina coinvolta negli affari di altri paesi.

 

C’è poi la fiducia in Xi Jinping: “Pochi nei 24 paesi intervistati hanno fiducia nel fatto che il presidente cinese  faccia la cosa giusta per quanto riguarda gli affari esteri”, si legge nel report. Nella maggior parte dell’Europa occidentale, negli Stati Uniti, in Canada e in gran parte della regione Asia-Pacifico, circa la metà delle persone in ognuno di questi paesi afferma di non avere alcuna fiducia in Xi. Indonesia, Kenya, Nigeria e Sudafrica si distinguono come gli unici paesi in cui la maggioranza ha fiducia nella leadership cinese.

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