La durata

Putin fa piani di terrore a lungo termine, una fronda in America boicotta il sostegno a Kyiv già ora

Paola Peduzzi

Al Congresso è iniziato il dibattito sulla legge delle spese del Pentagono che prevede un aumento del 5,2 per cento del personale militare e un ispettore generale che supervisioni gli aiuti americani all’Ucraina. I trumpiani stanno cercando di boicottare questo voto

Milano. L’Associated Press ha visionato un documento del governo russo con i piani per costruire entro il 2026 venticinque nuove colonie penali e altri sei centri di detenzione nei territori occupati dell’Ucraina.  Il presidente russo, Vladimir Putin, ha firmato un decreto nel maggio scorso che permette di trasferire detenuti dai territori in cui vige la legge marziale a quelli in cui non c’è, facilitando ulteriormente la deportazione degli ucraini che si oppongono all’occupazione russa dentro al territorio russo “a tempo indeterminato”. Ci sono migliaia di  civili ucraini detenuti illegalmente, che non hanno alcuno status di fronte alla legge russa, che vengono torturati e vessati, merce di scambio quando serve e ucraini da annichilire in quanto ucraini per tutto il resto del tempo. Ogni giorno vengono pubblicati resoconti raccapriccianti della ferocia russa sugli ucraini, gratuita e perversa. 

 

Quel che più colpisce è la pianificazione sul lungo periodo da parte di Mosca: le prigioni da costruire nei prossimi anni, la sospensione dello stato di diritto per sempre. Questa progettualità terroristica rende ancora più rilevante per l’occidente la questione della durata del sostegno all’Ucraina. Il presidente americano, Joe Biden, ha ribadito nel suo discorso all’Università di Vilnius che il sostegno è a tempo indeterminato, finché sarà necessario, ma questa durata è da puntellare ogni giorno, da rafforzare ogni giorno, soprattutto nella sua America. Mercoledì, al Congresso di Washington, è iniziato il dibattito sulla legge delle spese del Pentagono (886 miliardi di dollari), che prevede un aumento del 5,2 per cento del personale militare e un ispettore generale che supervisioni gli aiuti americani all’Ucraina. Una fronda di destra – per semplicità: i trumpiani  – sta cercando di boicottare questo voto: prima di essere anti ucraina è soprattutto anti wokeness, pensa che il Pentagono sia governato dall’ideologia woke e così contesta i programmi di inclusione e di diversity. Le battaglie culturali sono la principale occupazione dei trumpiani, ma in questo caso specifico il passo verso il disimpegno in Ucraina è stato invero breve. Le norme di questo tipo solitamente passano senza intoppi né clamore, ma i trumpiani hanno molta voglia che se ne parli, anche se non hanno la forza politica per bloccarle: gli americani devono sapere che stiamo dando un aiuto spropositato e a loro spese all’Ucraina.

 

Questo è il messaggio dei trumpiani, che non sono maggioranza, che sono già stati redarguiti dal pur contiguo Kevin McCarthy, speaker repubblicano del Congresso, in occasione degli ultimi voti sul tetto del debito, ma che vogliono che l’attenzione si ponga sui fondi spesi per la difesa ucraina contando sul fatto che possano essere uno strumento elettorale utile.  Al Congresso chiedono che sia posto un limite agli aiuti a Kyiv fino a che non sarà presentata una soluzione diplomatica che metta fine alla guerra e chiedono che sia terminato il programma da 300 milioni di dollari per formare ed equipaggiare i soldati ucraini.  Il deputato Scott Perry, presidente dell’House Freedom Caucus, che raccoglie quasi tutti i trumpiani, ha detto che ridimensionare i fondi all’Ucraina è per lui altrettanto importante che limitare i fondi per l’accesso ai servizi sanitari dei soldati transgender, collegando idealmente le battaglie culturali e quelle contro il sostegno ucraino. La solita Marjorie Taylor Greene, deputata della Georgia, ha detto che “il Congresso non deve autorizzare un altro centesimo a favore dell’Ucraina e invece deve spingere l’Amministrazione Biden a cercare la pace: l’Ucraina non è certo il 51esimo stato dell’America”.

 

Considerando che la Greene ha anche chiesto il ritiro immediato degli Stati Uniti dalla Nato, queste frasi non sono nemmeno così drastiche, ma l’obiettivo non è costringere il Congresso oggi, quanto sensibilizzare strepitando l’elettorato che da gennaio inizierà il processo di selezione dei candidati alle presidenziali del 2024. Se si pensa che Joe Biden è insidiato anche all’interno del suo partito da Robert F. Kennedy jr, che si candida alle primarie democratiche e che dice che bisogna fermare Biden perché sta per causare una guerra nucleare continuando a sostenere l’Ucraina e a espandere la Nato, si capisce perché il concetto di durata del sostegno a Kyiv sia quanto mai importante: Biden dice che è per sempre, i suoi avversari dicono che dovrebbe intanto ridursi e magari nel prossimo futuro fermarsi. Oggi la fronda anti ucraina è contenuta – il consenso al sostegno ucraino è bipartisan sia al Congresso sia nell’opinione pubblica – ma è destinata ad aumentare di peso e di livore, alimentando così la progettualità del terrore di Putin.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi