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L'Italia porta a Vilnius i problemi di Roma. Gli incontri di Meloni

Micol Flammini

Al summit in Lituania dedicato a rafforzare il fianco orientale dell’Alleanza atlantica, l'Italia vuole parlare anche del fianco sud, del Mediterrano. E forse è l’argomento verso cui vuole muovere la priorità del G7 del prossimo anno. Ma per la Nato non è una priorità 

Vilnius, dalla nostra inviata. In un summit dedicato a rafforzare il fianco orientale dell’Alleanza atlantica, ad aumentare le truppe in Polonia, in Lituania, in Lettonia ed Estonia e e ad aumentare le spese militari rendendo il 2 per cento del pil non più il tetto ma la base minima da destinare alla Difesa – cosa che il fianco orientale fa già – a decidere quanto e come allargarsi, a non eludere le prossime minacce che verranno dall’Indo-Pacifico, l’Italia chiede di dedicare attenzione anche al sud, anche al Mediterraneo. Ne ha parlato lunedì la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Riga e lo ha ribadito ieri anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, anche lui a Vilnius per il vertice della Nato. Al Nato Public Forum, un evento che si svolge a margine del summit, Tajani ha parlato a lungo del Mediterraneo, delle azioni in cui la Marina, la Guardia di finanza e la Guardia costiera italiane sono impegnate e le ha descritte come “azioni a favore della sicurezza”. La parola non è casuale e l’intenzione di Roma è di recuperare l’attenzione dell’Alleanza atlantica e portarla sul Mediterraneo, che non è la priorità né degli Stati Uniti né di altri membri della Nato. Il messaggio dell’Italia è che il disinteresse americano, il vuoto occidentale in Africa è stato riempito dalla Russia e dalla Cina, e la guerra in Ucraina e le paure nell’Indo-Pacifico, devono far capire agli alleati che anche il Mediterraneo è un problema.

   
L’Italia, ha detto Tajani, “è impegnata contro il traffico di droga, il traffico di esseri umani: questo è un impegno militare, no? … Ci sono tanti problemi, terrorismo, pirateria, tutti problemi che riguardano la nostra sicurezza. La Nato è un’organizzazione politica, non solo di difesa. Prima vengono le decisioni politiche, poi la difesa, per questo dobbiamo studiare una strategia europea e della Nato comune, anche con gli americani, per rafforzare la sicurezza nel Mar Mediterraneo”. Il ministro degli Esteri ha fatto riferimento alla Libia, alla presenza della Russia nel paese e all’urgenza di un accordo che non ha un interesse soltanto per l’Italia. Ha spiegato che un accordo è la base per mandare via i russi dal paese. Guardare al Mediterraneo come al prossimo dei problemi, quello davanti al quale gli alleati sono distratti, è uno degli obiettivi dell’Italia a Vilnius, ma  non ha riscosso molto interesse neppure dai paesi che condividono gli stessi problemi di Roma.

  

Una missione della Nato nel Mediterraneo già esiste, ma la richiesta dell’Italia è di più attivismo, anche di spostare più navi militari dell’Alleanza nell’area e di rivendicare un interesse strategico della posizione italiana che in questo momento non è però tra le priorità degli Stati Uniti.  Giorgia Meloni è arrivata al summit senza fermarsi ai microfoni che attendevano tutti i leader per le dichiarazioni iniziali, evitando così anche le prime domande sulla politica interna, sulla riforma della Giustizia, sul rischio di vedere slittare la quarta rata del Pnrr, sui guai dei membri della sua maggioranza. Ha incontrato il premier britannico, Rishi Sunak, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha ribadito l’impegno incondizionato a sostenere Kyiv e il potenziamento della Nato, la necessità di presentarsi uniti di fronte alle sfide globali. Quando è all’estero, nel governo però si rompe sempre qualcosa e gli impegni internazionali rischiano di farsi più complicati.

 

Mediterraneo è la parola con cui l’Italia ha personalizzato la sua presenza al summit della Nato, e forse è l’argomento verso cui vuole muovere la priorità del G7 del prossimo anno. Ma il Mediterraneo per ora è un tema di cui in pochi vogliono sentir parlare.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.