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In Germania

I guai della Cdu tedesca che non recupera a destra

Daniel Mosseri

Il professor Kleinert, ex deputato dei Verdi, esorta i conservatori ad alzare la voce e porre paletti all’AfD su diritti umani, democrazia, tolleranza e antirazzismo

Se ci si ferma ai sondaggi non ci sono nubi all’orizzonte: la Cdu di Friedrich Merz è il primo partito con oscillazioni comprese fra il 28 e il 32 per cento, e cioè molto avanti ai socialdemocratici del cancelliere Olaf Scholz (18-19,5 per cento) e ai Verdi del vicecancelliere Robert Habeck (13-16). Eppure, la navigazione di Merz, facoltoso avvocato renano e storico rivale di Angela Merkel, non è così tranquilla: un po’ perché i numeri sono buoni ma non eccellenti e un po’ perché a rincorrere la nave dei moderati tedeschi ci sono in prima fila i sovranisti in odore di estremismo di AfD (19-20 per cento). Se ne deduce che quando l’Unione Cdu-Csu cresce nelle intenzioni di voto non lo fa a spese della destra islamofoba e filorussa ma delle altre formazioni democratiche tedesche. Tutto il contrario, insomma, di quanto promesso dallo stesso Merz nel 2018 quando, tornato alla carica per riprendersi la guida del partito, promise che con lui alla guida della Cdu la destra sovranista avrebbe perso metà dei voti.

 

Finché Merkel era in scena Merz è rimasto fuori dai giochi, riuscendo a diventare presidente della Cdu a gennaio del 2022. Oggi l’avvocato Merz accusa il governo di Scholz di fomentare la destra con politiche di risparmio energetico troppo rigorose e aperture eccessive agli immigrati. I progressisti gli rinfacciano invece di rincorrere AfD finendo per legittimarne la narrativa xenofoba. E per complicare la querelle nella mischia si sono gettati i colonnelli del partito: l’ala sinistra, con il governatore del Nord Reno-Vestfalia Hendrik Wüst (classe 1975), si è messa a scalpitare mettendo in dubbio l’idoneità di Merz a correre da cancelliere nel 2025. A dare man forte al leader sul lato destro è invece Jens Spahn (classe 1980). Già ministro della Salute e politico apertamente gay sposato con un uomo, Spahn ha accusato la sinistra di criminalizzare “chi crede che i generi siano solo due, o chi non vuole nel suo quartiere una moschea finanziata dalla Ditib (il braccio religioso del governo turco, ndr)”. Additando queste persone come “di destra” si finisce per spingerle nelle braccia di AfD.

 

“Di norma non condivido il pensiero di Merz ma su un punto devo concordare: costruire queste facciate, questi muri contro la destra finisce per avvantaggiare proprio l’AfD che può presentarsi come l’unica opposizione contro il sistema”, osserva il politologo Hubert Kleinert, professore all’Università di Scienze applicate di Giessen, un verde della prima ora, già deputato al Bundestag ed ex confidente dell’ex vicecancelliere verde Joschka Fischer.

 

“Oggi i Verdi sono il primo motore delle politiche nazionali e questo sta provocando una reazione a destra”, spiega Kleinert invocando “un’acrobazia” da parte della Cdu: da una parte deve presidiare il centro, senza alienarne gli elettori, dall’altro “criticando il governo da posizioni conservatrici e democratiche, deve recuperare il voto moderato: non si possono lasciare all’AfD tutti gli elettori che sono contro il gender o per una politica migratoria più rigida”.

 

L’accademico non risparmia critiche alla maggioranza semaforo partendo proprio dalla politica migratoria che oggi preoccupa gli elettori: “Sì ai lavoratori qualificati no all’ingresso di chi finisce per vivere di welfare”. Kleinert immagina una Cdu “che alzi la voce, che faccia sentire il suo scontento”. Un’operazione da compiere con dei paletti nei confronti dell’AfD: diritti umani, democrazia, tolleranza, antirazzismo, “ma il limite non può essere la critica da parte moderata delle politiche liberali del governo”. E la sfida a Merz? “Il presidente della Cdu non è uno dei politici più popolari che abbiamo”, riconosce Kleinert. A compiere l’acrobazia in vista delle europee nel 2024 e delle legislative nel 2025 potrebbe essere chiamato qualcun altro.

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