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In Germania

Il rimpallo di responsabilità dopo il nuovo choc elettorale dell'AfD in Turingia

Daniel Mosseri

Per la prima volta Alternative für Deutschland, partito sostenitore di un nazionalismo xenobofo, ha eletto un amministratore. È successo nel circondario di Sonneberg. Il governo intanto preferisce non commentare mentre la Cdu ( ma non solo), imputa alla politica del gabinetto Scholz il successo dei sovranisti

Berlino. “Sarebbe irrituale se il governo commentasse l’elezione di un amministratore distrettuale”. In questa frase di Steffen Hebestreit, portavoce del governo di Olaf Scholz, c’è tutta la finta nonchalance con cui il governo tedesco ha incassato la prima elezione diretta in Germania di un amministratore di Alternative für Deutschland (AfD), il partito nato euroscettico nel 2013, diventato sovranista e in anni recenti sostenitore di un nazionalismo xenofobo che non manca di strizzare l’occhio all’eversione di destra. Con il 52,8 per cento dei voti, domenica il candidato dell’AfD, Robert Sesselmann, ha conquistato la carica di amministratore distrettuale (Landrat) nel circondario di Sonneberg, in Turingia, sconfiggendo il moderato Jürgen Köpper (Cdu) fermatosi al 47,2 per cento nonostante l’appoggio di tutte le forze democratiche. La Germania può ancora dormire sonni tranquilli: i sovranisti hanno strappato solo uno dei 294 uffici distrettuali in cui è divisa la Repubblica federale, uffici che peraltro hanno competenze limitate – ma è vero che il capo di un Landrat potrebbe opporsi all’apertura di un ostello per profughi nel territorio di sua competenza.

 

Se Sonneberg è il Landkreis più piccolo della Turingia, il segnale politico è comunque grande. Così, a festeggiare Sesselmann domenica sera c’erano il copresidente del partito Tino Chrupalla e il famigerato Björn Höcke, anima bruna di un partito sempre meno intenzionato a imborghesirsi ma al contrario fiero cavalcatore di ogni movimento anti sistema (anti immigrati, no Vax, no aiuti all’Ucraina). Le specialità di Höcke, di professione storico, sono strizzare l’occhio all’estremismo di destra e riabilitare termini propri del Terzo Reich per scandalizzare il potere da un lato e raccogliere voti dall’altro. Non sorprende poi che la prima vittoria arriva dalla Turingia: nel 1979 il più piccolo dei Länder dell’ex Ddr dalle dolci colline che digradano verso la Baviera divenne famoso per la fuga verso la libertà di una famiglia di Poßneck, 70 chilometri a nord di Sonneberg, che assemblò una mongolfiera di fortuna per poi planare di notte verso la libertà. A Saaldorf,  poco più a est di Sonneberg, si trova il villino di caccia del principe Enrico XIII di Reuss, il capo dei Reicshbürger arrestati a dicembre 2022 con l’accusa di cospirare per abbattere le istituzioni democratiche e instaurare un regime pro-russo. Ma soprattutto è il Land il cui Parlamento nel 2020 elesse a sorpresa un governatore dei Liberali grazie al voto congiunto della Cdu e dei sovranisti di AfD. Lo scivolone a destra indignò un’Angela Merkel ancora regnante che fece piazza pulita del neoeletto governatore, dell’allora presidente della Cdu e del ministro federale per i Länder dell’est. Con AfD non si parla, figurarsi se si collabora.

 

Quel muro di gomma però ora mostra troppe crepe: “Si è rotta una diga”, ha sintetizzato il presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Josef Schuster. Molto preoccupato anche Bodo Ramelow, il primo governatore socialcomunista di un Länder tedesco, guarda caso la Turingia, così allergica ai partiti tradizionali. Ramelow ha spronato il paese a “ridefinire il senso dell’unità”, spiegando che i tedeschi dell’est non dovrebbero avere la sensazione che il resto del paese ride di loro. Ramelow ha ragione: la Germania vive ancora la sua metà più povera (la Turingia è in fondo alla classifica del pil pro capite) come un peso e il governo Scholz è espressione dei partiti più radicati a occidente; da parte sua l’est ricambia l’antipatia mettendo tutto quello che non è AfD, dai moderati fino alla Linke, nel calderone dell’establishment. Attenzione, ha messo in guardia il politologo Hans Vorländer dell’Università di Dresda, rivolto ieri al canale Dlf, le ammucchiate anti AfD nei distretti orientali finiscono per aiutare i sovranisti proprio perché rendono l’altra parte indistinguibile. Allo stesso tempo il dialogo politico “che già esiste” a livello di assemblee comunali soprattutto fra Cdu e AfD rischia di legittimare i temi estremisti e negazionisti del partito di Chrupalla e di Höcke. I problemi sono chiari, i mezzi per affrontarli non ancora. E mentre l’AfD si conferma secondo partito a livello federale dopo la Cdu secondo i principali sondaggi, neppure il governo sa che fare. Se l’esecutivo non commenta l’elezione di Sesselmann, il portavoce Hebestreit ha però rispedito al mittente le accuse di chi (Cdu in testa) imputa alla politica del gabinetto Scholz il successo dei sovranisti. Troppo poco per battere l’AfD.
Daniel Mosser

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