Robert Habeck e, sullo sfondo, Patrick Graichen (LaPresse)

in germania

Si fa difficile la rivoluzione verde di Robert Habeck, ora che è solo

Daniel Mosseri

Il ministro dell’Economia e del Clima tedesco perde il suo braccio destro Patrick Graichen, un convinto sostenitore della transizione energetica, in uno scandalo di favoritismi e di potere. Il nodo dei consensi e il futuro del partito

Berlino. Una sconfitta per la politica del governo federale, uno smacco personale per il vicecancelliere Robert Habeck e una brutta ammaccatura per la credibilità dei Grünen. C’è tutto questo nel caso di Patrick Graichen sottosegretario verde alla Politiche energetiche, allontanato ieri dall’esecutivo per due “errori” in odore di nepotismo. A Graichen l’opposizione non ha perdonato di aver partecipato a un comitato di selezione del suo ministero per scegliere il nuovo capo dell’Agenzia tedesca per l’energia: la scelta è caduta su Michael Schäfer già testimone di nozze del sottosegretario. Habeck invece non gli ha perdonato un secondo errore: aver finanziato, anche se solo sulla carta, un’associazione ecologista presso la quale è impiegata Verena Graichen, sorella del sottosegretario. “Le persone commettono errori, ognuno di noi ne commette”, ha dichiarato amaro il ministro. Ma nell’edificio di Graichen, suo uomo di fiducia, “ci sono delle crepe”, ha aggiunto.

 

Habeck è tornato a ringraziare Graichen per quanto fatto in questi mesi e a difenderlo dagli attacchi della stampa “ma anche degli estremisti di destra e dei siti filo russi”. Habeck si priva così del suo braccio destro: convinto sostenitore della transizione energetica. Graichen ha fatto approvare la legge sul riempimento degli impianti di stoccaggio del gas; ha spinto per la costruzione rapida di una serie di impianti di rigassificazione sulle coste del Mare del Nord; ha stabilizzato, nazionalizzandolo, Uniper, il più grande gestore di metano in Germania; ha riallacciato alla rete le vecchie centrali elettriche a carbone. Privarsi di lui sarà difficile ma il sottosegretario ha trascinato nell’imbarazzo l’ex copresidente dei Verdi, il politico visionario, il ministro-poeta allergico ai social, il verde arrivato a Berlino per rinnovare non solo la politica energetica ma la politica tedesca tout court. “Si tratta di proteggere la fiducia nel lavoro di questo ministero. Si tratta di preservare la capacità politica di agire. Ora nominerò rapidamente un successore”, ha dichiarato amaro Habeck.

 

L’allontanamento è reso più complicato dalla scarsissima popolarità della proposta del vicecancelliere di spingere i tedeschi a munirsi di costose e poco reperibili pompe di calore per scaldare le proprie case. Ma questo, almeno, è dibattito politico. L’accusa di nepotismo mette invece in luce il carattere umano e fallace dei Verdi che si volevano diversi, e migliori, degli altri partiti. Nell’aprile del 2022 i Grünen avevano perso la ministra federale della Famiglia, Anne Spiegel, mandata a casa con la stessa motivazione: “Evitare di danni a un ufficio esposto a grandi pressioni politiche”. Spiegel non aveva commesso alcun illecito salvo partire per Maiorca una settimana dopo l’alluvione del luglio del 2021 che aveva travolto la Renania-Palatinato, della quale lei era all’epoca assessore all’Ambiente. Gli errori di Graichen sono più gravi perché hanno permesso alla Cdu di parlare di una “cricca verde” al governo. Ma l’errore è anche del vicecancelliere-poeta, che avrebbe dovuto allontanare l’amico subito, anziché tentare di giustificarlo per due settimane. Ma Habeck è uomo d’onore. E da oggi è molto più solo.