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L'analisi

La Russia imperiale condannata dalla demografia

Giulio Meotti

Secondo le proiezioni dell’Onu, il paese perderà 25 milioni di abitanti in cinquant’anni. L'avvertimento del direttore dell’Istituto per i problemi social-economici della popolazione di Mosca: la popolazione russa potrebbe essere “risorsa non rinnovabile”

“Un incubo senza fine perseguita le notti di Vladimir Putin. Nel 1989 l’Urss contava 287 milioni di abitanti, più degli Stati Uniti. La Federazione russa ha raggiunto il picco nel 1994 con 149 milioni. Nel 2021 sono rimasti 145 milioni di russi, rispetto a 331 milioni di americani e 1,4 miliardi di cinesi. E secondo le proiezioni dell’Onu, la Russia perderà 25 milioni di abitanti in cinquant’anni”. E saranno 83,7 milioni a fine secolo.

Così il dossier dell’Express sul “declino dell’impero russo”. Di “un processo di spopolamento mai visto prima” parla il direttore dell’Istituto per i problemi social-economici della popolazione di Mosca, Vjaceslav Lokosov, avvertendo che tra vent’anni la popolazione russa potrebbe essere “risorsa non rinnovabile”. E i problemi russi vanno ben oltre le culle vuote. La Russia non è il Giappone, in declino demografico ma con la più alta aspettativa di vita al mondo. Nicholas Eberstadt, economista dell’American Enterprise Institute, spiega all’Express che “l’aspettativa di vita per un maschio russo di quindici anni è al livello di… Haiti”. Nei paesi poveri, le principali cause di morte sono malattie infettive, povertà e malnutrizione. “In Russia sono malattie cardiovascolari,  suicidi, omicidi, incidenti”. Il Covid è stato catastrofico. Un surplus da 1,2 a 1,6 milioni di morti, con il tasso di mortalità più alto al mondo durante la pandemia. Poi c’è la guerra. Duecentomila soldati sono stati uccisi in prima linea e fino a un milione di persone, principalmente giovani, hanno lasciato il paese. “I decessi in Ucraina avranno un impatto sull’aspettativa di vita, che potrebbe ridursi di uno o due anni”, osserva il demografo Alain Blum, direttore di ricerca presso l’Ined francese. Poi c’è lo squilibrio tra i sessi, uno dei più grandi al mondo, con un surplus di dieci milioni di donne rispetto agli uomini. Per Nicholas Eberstadt, “Putin ha uno strano approccio alla politica demografica.

E’ un po’ come un allevatore che pensa che sia più importante avere un numero elevato di capi di bestiame che avere una mandria sana. Così ha portato avanti una politica fino a rubare persone da altri territori. L’annessione della Crimea gli ha permesso di aggiungere 2,3 milioni di abitanti alla Federazione russa. Ma Putin presta ben poca attenzione al capitale umano. Il paese diventerà una media potenza a livello mondiale. Ma questa transizione avverrà in modo pacifico o violento?”. Nella mitologia norrena, le valchirie sono tra le nove e dodici figlie che Wotan (Odino), il più grande degli dèi, il creatore del mondo e di tutte le cose, ha avuto da Erda, la dea della Terra. Wotan era anche Valföor, “padre dei caduti”, perché erano suoi figli adottivi tutti coloro che cadevano in battaglia. Putin è il nuovo Wotan. Ma senza valchirie.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.