(foto LaPresse)

I piani per Kyiv

La formula per ricostruire l'Ucraina, da Londra al vertice Nato di Vilnius

David Carretta

L’Ue stanzia 3,5 miliardi e approva l’undicesimo pacchetto di sanzioni contro Putin, mentre il Regno Unito ospita la Conferenza per la ripresa. I beni russi congelati, gli investimenti privati e la garanzia di sicurezza contro un’altra guerra

Bruxelles. Nell’ennesima Conferenza per la ripresa dell’Ucraina gli alleati occidentali stanno finalmente prendendo coscienza di una precondizione indispensabile per la ricostruzione: al di là degli aiuti d’emergenza immediati e di quelli promessi per il futuro, serviranno garanzie di sicurezza per assicurare agli investitori privati che la Russia non lancerà un’altra aggressione distruttiva. La Conferenza per la ripresa dell’Ucraina si è aperta oggi a Londra e proseguirà oggi: il governo di Rishi Sunak ha messo nella stessa sala i paesi della coalizione e 400 grandi imprese private per “aiutare l’Ucraina a liberare il suo potenziale”. Di fronte ai costi esorbitanti della ricostruzione – secondo alcune stime, oltre mille miliardi di dollari – i prestiti e le sovvenzioni di Stati Uniti, Unione europea e Regno Unito, del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, non saranno sufficienti.

 

Gli occidentali esigono da Mosca i danni di guerra. “È chiaro che la Russia deve pagare per la distruzione che ha inflitto”, ha detto Sunak, spiegando che “si stanno esplorando vie legali per usare gli asset russi” colpiti da sanzioni. “La Russia è all’origine della distruzione dell’Ucraina. E la Russia sosterrà il costo della ricostruzione”, ha assicurato il segretario di stato americano, Antony Blinken. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato (non è la prima volta) che “prima della pausa estiva” presenterà una proposta per usare gli attivi congelati (ma per ragioni giuridiche si possono usare solo i profitti dei beni russi investiti). Un piano più promettente dell’Ue prevede di togliere le sanzioni – in particolare scongelare le riserve della Banca centrale russa – solo quando Mosca avrà versato a Kyiv i danni di guerra. Ma i 300 miliardi russi bloccati nelle casseforti occidentali rimangono insufficienti. Serve un esercito di investitori privati. “È il settore privato, con la sua expertise inestimabile e la sua potenza di fuoco finanziaria, che aiuterà l’Ucraina a realizzare i suoi sogni”, ha detto von der Leyen. Sunak ha promesso un “Ukraine Business compact” per incoraggiare le imprese a impegnarsi nella ricostruzione.

 

La ricostruzione dell’Ucraina, che ha dimostrato tutto il suo potenziale umano e innovativo nella difesa dall’aggressione russa, può essere una grande occasione. Germania, Francia, Italia e ora Regno Unito hanno tutti organizzato mini conferenze per spingere le loro imprese a mettere un piede in Ucraina. Ma, secondo gran parte degli analisti, il settore privato ha bisogno di garanzie per investire in un paese devastato dalla guerra, ancor più se è ancora in corso o c’è la minaccia di un nuovo conflitto. Le prime garanzie possono essere fornite dai governi, sotto forma di assicurazione su parte delle eventuali perdite. La seconda garanzia è il proseguimento delle riforme: il processo di adesione all’Ue dovrebbe spingere Kyiv verso istituzioni funzionanti, giustizia indipendente e lotta alla corruzione, avviando un’integrazione sempre più profonda al mercato unico europeo. Tuttavia la garanzia più importante per gli investitori privati è che non si riproduca più un 24 febbraio 2022. Serve un deterrente nei confronti delle mire della Russia per garantire che gli investimenti non saranno distrutti in futuro. Un congelamento del conflitto lungo la linea del fronte minerebbe la ricostruzione: un’Ucraina stato fallito sarebbe una mini vittoria per Vladimir Putin. La guerra va dunque vinta.

 

L’Ue ha approvato 3,5 miliardi di euro in più per potenziali aiuti militari e ha trovato un accordo sull’undicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia che si concentra sulla lotta all’elusione. Ma la continuazione naturale della Conferenza di Londra è il vertice della Nato di Vilnius a luglio, quando i leader dell’Alleanza discuteranno le garanzie di sicurezza. L’Amministrazione Biden è ferma al “modello Israele”, che prevede di armare l’Ucraina al punto da scoraggiare altre aggressioni russe. Ma gli europei vogliono qualcosa di più. Il ministro britannico degli Esteri, James Cleverly, si è detto favorevole a un percorso accelerato per l’adesione alla Nato. Secondo il Monde, il presidente francese, Emmanuel Macron, si sarebbe convinto che l’adesione alla Nato non è solo il miglior modo di impedire una nuova guerra, ma anche di spingere l’Ucraina a negoziare con la Russia quando lo riterrà opportuno in funzione della controffensiva. Volodymyr Zelensky oggi ha chiuso il suo intervento alla Conferenza di Londra con un appello. “Stiamo costruendo molto più che un paese. Stiamo costruendo un mondo”, ha detto il presidente ucraino: “Sarà pacifico? Sarà stabile? Sarà democratico? Dipende da ciascuno di noi”.

Di più su questi argomenti: