E' in corso una missione quasi clandestina della Lega a Taiwan

Tutte le cautele italiane per Pechino, mentre il ministro degli Esteri taiwanese viene ricevuto a Praga

Giulia Pompili

Il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio e la senatrice Elena Murelli sono arrivati a Taipei, dopo l'annullamento della missione di Fratelli d'Italia ad aprile. Ma la delegazione italiana minimizza: la visita è personale, non istituzionale

 E’ stata la stampa taiwanese a rivelare ieri mattina la fino a quel momento segretissima missione a Taiwan del vicepresidente del Senato, il leghista Gian Marco Centinaio, e della senatrice Elena Murelli, anche lei del partito guidato da Matteo Salvini. Si tratta della prima delegazione di membri del Parlamento italiano ad atterrare a Taipei  dal 2016, dopo la vicenda dell’altro gruppo di parlamentari, quasi tutti di Fratelli d’Italia, che ad aprile cancellarono all’ultimo momento la loro missione “per motivi di sicurezza”. Si erano infatti appena concluse le esercitazioni militari di Pechino attorno all’isola che la Cina rivendica come proprio territorio, anche se il Partito comunista cinese non l’ha mai governata, e i parlamentari avevano preferito non partire. Un incidente diplomatico non di poco conto, considerato che in quel periodo, ma in generale da quando sono state sollevate le restrizioni della pandemia, le delegazioni di parlamentari europei a Taipei ci vanno eccome. L’Italia no, anzi: sembra di avvertire una punta di imbarazzo ogni volta che si parla di Taiwan. 

 

 

La missione guidata da Centinaio, che già da sottosegretario all’Agricoltura, nell’ottobre del 2021, aveva rivelato a questo giornale la sua intenzione di andare a Taiwan, durerà fino a lunedì e sono previsti diversi incontri istituzionali, tra cui quello più importante, con la presidente taiwanese Tsai Ing-wen, e poi con il presidente dello Yuan legislativo, il Parlamento di Taiwan, You Si-kun. Però, mentre sulla stampa taiwanese è stata data rilevanza all’evento, la delegazione italiana minimizza, e ci tiene a specificare che la visita è di carattere personale, non istituzionale, insomma non è una visita “del Senato” ma “di senatori”. E del resto la destinazione è complicata, ma non si poteva proprio annullare all’ultimo questa missione, per la seconda volta nel giro di pochi mesi, dopo il tentativo fatto anche dal ministero del Made in Italy guidato da Adolfo Urso di intensificare i rapporti economici con l’isola, strategica a livello globale per tutto ciò che riguarda la tecnologia. Per fare un paragone, ci sono state almeno otto delegazioni parlamentari francesi a Taiwan nell’ultimo anno: l’ultima, a metà aprile, era composta da cinque membri, più i quattro di una missione parallela che si trovavano già lì. Le delegazioni parlamentari europee sono generalmente molto pubblicizzate, perché sebbene non siano istituzionali servono all’immagine, a mostrare che l’Europa non cede al ricatto di Pechino che vorrebbe isolare diplomaticamente Taiwan. 

 

 


Qui da noi invece si solleva il problema dei lavori parlamentari che vanno avanti, e il fatto che Taiwan, non essendo un paese formalmente riconosciuto dall’Italia, non conta come “missione all’estero”. Sembra addirittura che la delegazione guidata da Centinaio fosse formata inizialmente da quattro membri, poi due hanno preferito restare a casa, un po’ per il lutto nazionale per la morte di Berlusconi, un po’ per evitare spiacevoli situazioni per la maggioranza legate alle assenze in Aula. Centinaio, poi, è  attivissimo anche con la Repubblica popolare cinese: ha partecipato con un discorso alla cerimonia d’insediamento dell’ambasciatore cinese a Roma, Jia Guide, che poi è stato ricevuto in Senato dal vicepresidente e già prima della partenza per Taiwan erano avviati i contatti per un nuovo incontro. (Qualcosa di simile è avvenuto con il leader della Lega Salvini, al governo nel 2019 quando è stata firmata la Via della seta. Poi, dopo la caduta del governo gialloverde, Salvini si è convertito, ha addirittura organizzato un flash mob contro Pechino davanti all’ambasciata cinese a Roma per la questione Hong Kong.  Poi, di nuovo, la sua fotografia al fianco dell’ambasciatore Li Junhua il 3 settembre del 2021  ha fatto di nuovo il giro delle cancellerie dei paesi alleati). 

 

E’ anche per questo genere di relazioni che, nonostante le rassicurazioni sull’uscita dalla Via della Seta cinese da parte di Meloni, il nostro paese è considerato agli occhi dei nostri alleati più vicina a Pechino che a Taiwan. Una questione d’opportunità, certo, ma che ha conseguenze politiche concrete. 

 


Perché nel frattempo, nel resto del mondo, il governo di Taipei è sempre meno isolato. Mentre Centinaio atterrava a Taiwan, per la prima volta nella storia il ministro degli Esteri taiwanese, Joseph Wu, veniva ricevuto da un capo di governo in Europa, a Praga, dal presidente della Repubblica ceca Petr Pavel – un evento storico che provocherà le ire di Pechino. Anche la ministra per il Digitale taiwanese, Audrey Tang, è arrivata a Londra per partecipare a una serie di eventi. La sua agenda non è stata ancora resa nota. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.