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non solo Belgorod

L'altro errore di Putin: la guerra civile è in Russia

Paola Peduzzi

Con l’inizio della controffensiva di Kyiv emerge l’implosione della linea di comando russa. Il capo del Cremlino puntava su dividere l’occidente e l’Ucraina, ora si ritrova un conflitto in casa

“Le notizie dalla linea del fronte diventano ogni momento più allarmanti”, ha scritto uno dei canali telegram di militari russi: l’Ucraina ha scelto una strategia di “lockdown informativo” sulla controffensiva, con lo slogan “plans love silence”, i piani efficaci amano il silenzio, e la colonna sonora dei Depeche Mode sulle parole che non sono necessarie, ma Mosca fa il contrario, annuncia  di aver respinto un attacco, con centinaia di perdite ucraine in termini di uomini e di mezzi, nella regione di Donetsk e dice che il comandate delle operazioni, il generale Valery Gerasimov, è nel quartier generale del “teatro delle operazioni”. La controffensiva è iniziata, i segnali si vedono anche da altre parti lungo i mille e più chilometri di linea del fronte, Kyiv non parla, così  il clamore resta dalla parte dei leader russi sul campo, che danno versioni discordanti, si accusano, si denunciano l’uno con l’altro.  

Evgeni Prigozhin, leader della Wagner, ha detto che l’esercito regolare russo sta perdendo Berkhivka, a nord di Bakhmut, i soldati stanno scappando, le forze ucraine avanzano – “una disgrazia” di cui sono responsabili il ministro della Difesa di Mosca, Sergei Shoigu, e il generale Gerasimov. Il 2 giugno, Prigozhin aveva detto che il 99 per cento delle sue truppe aveva lasciato Bakhmut, la cittadina fantasma in cui si è consumata per mesi una guerra sanguinosa, e che l’esercito russo aveva minato le strade che i mezzi e gli uomini della Wagner avrebbero dovuto percorrere per lasciare la zona. Secondo Prigozhin, che dice di aver aperto un’inchiesta, sono stati i “rappresentanti del ministero della Difesa russo” a mettere mine, “centinaia” di ordigni, e che a domanda diretta: chi vi ha mandato?, questi rappresentanti rispondevano con il dito puntato verso l’alto, cioè ordini dai capi, in questo caso Shoigu. L’audio di Prigozhin che circola oggi dice: “Quando il comando centrale e Shoigu hanno raggruppato le truppe e preso posizione a Berkhivka, hanno detto di volerlo fare perché queste sono posizioni molto favorevoli, così favorevoli che tutti stavano passando dalla loro parte. Ora parte di Berkhivka è già persa, le truppe stanno lentamente scappando. Vergogna! Shoigu, Gerasimov, mi rivolgo a voi, venite sul fronte, motivate i soldati con una pistola in mano perché si muovano in avanti. Forza, ce la potete fare, e se non ci riuscite, morirete come degli eroi!”. 

Sempre oggi, in questo clamore che restituisce il senso di un controllo invero scarso, gli uomini della Wagner hanno catturato un comandante della 72esima brigata russa e gli hanno fatto “confessare” che, ubriaco, ha dato ordine ai suoi soldati di sparare ai convogli della Wagner. Roman Venevitin, così si chiama il tenente colonnello che ha confessato, ha detto di aver agito “per un disprezzo personale” nei confronti della Wagner, e ha detto di essersi pentito. Secondo gli stessi commentatori russi che mischiano la loro brutale propaganda anti ucraina con la tifoseria per Prigozhin dicono che ormai il capo della Wagner può fare quello che vuole,  i suoi uomini non scappano e non si arrendono, sono i soldati dell’esercito regolare e soprattutto i loro capi a essere senza strategia e senza speranza. Quando la settimana scorsa il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha dato di “blogger isterico” a Prigozhin, aggiungendo che con le sue accuse sta mettendo a rischio lo sforzo bellico russo, s’è capito che la guerra civile tra i diversi apparati militari russi è cominciata. E’ anche sempre più visibile l’unità militare sostenuta (non ufficialmente) da Gazprom – sono definiti “volontari” perché non c’è una coscrizione, soltanto un salario – che è nata proprio per rivaleggiare con la Wagner, tanto che Prigozhin ha esplicitamente attaccato i suoi capi dicendo che hanno l’obiettivo di “diluire la Wagner”. 

Poiché quando la catena di comando va fuori controllo e ci sono molti uomini molto armati schierati per fare la guerra ogni episodio è una scintilla, un leader della legione Free Russia, formata da ex militari russi ostili al Cremlino che operano nella  regione di Belgorod, ha offerto a Prigozhin uno scambio: il comandante della 72esima brigata in cambio dei soldati russi catturati a Belgorod la scorsa settimana. Per alcuni commentatori occidentali si tratta quasi di un’operazione di marketing da parte delle controverse legioni miste (ucraine e russe) che operano in territorio russo contro Vladimir Putin, ma volendo riassumere quel che sta accadendo potremmo dire che dei russi offrono uno scambio di prigionieri russi con altri russi che hanno catturato un comandante russo – una guerra civile russa.

Nel 2014, questi gruppi erano semplicemente “gli omini verdi”, uomini armati senza insegne e senza segni di riconoscimento che su ordine del Cremlino fecero la prima invasione dell’Ucraina. Questi stessi uomini poi spesso prendevano medaglie direttamente da Putin, ma li trattavamo con tutte le cautele del caso, e anzi se dicevi che erano al servizio del Cremlino ti prendevi di russofobo: non ci sono le prove. Ora che è tutto chiaro, l’implosione della linea di comando russa proprio mentre gli ucraini, nel silenzio, lanciano la loro controffensiva evidenzia l’ennesimo errore di calcolo di Putin. Non soltanto l’Ucraina è ancora libera e indipendente, non soltanto il sostegno dell’occidente è solido, rapido e convinto – nel fine settimana il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, considerato l’anello debole dell’alleanza occidentale, ha detto a una folla di tedeschi contro la guerra che gli gridava “guerrafondaio”: l’unico guerrafondaio qui è Putin, non ce ne sono altri; l’altro anello debole, il presidente francese Emmanuel Macron, nel frattempo dice ai paesi dell’est europeo: avremmo dovuto ascoltarvi di più, e prepara la via ucraina verso la Nato – ma le divisioni violentissime sono tutte dentro alla compagine russa. Putin pensava che sarebbe stato accolto dagli ucraini come un liberatore, poi le bombe hanno cambiato tutto; ora anche i cuori e le menti dei soldati e mercenari russi sono un’incognita. 

 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi