Ursula von der Leyen (Ansa)

Qui Bruxelles

Il dilemma commerciale dell'Ue tra prosecco, manzo e difesa dalla Cina

David Carretta

La Commissione presenterà una serie di proposte per rafforzare la sicurezza economica europea, tra cui le misure per realizzare il “de-risking” rispetto a Pechino. L’altra parte della strategia di Bruxelles è usare il commercio come arma di attrazione dei paesi non europei. Il primo accordo dovrebbe essere con l’Australia. ma per Roma e Parigi ci sono ancora nodi da sciogliere

Bruxelles. Salvare la denominazione protetta del prosecco dal vino frizzante australiano o diventare un attore geopolitico in grado di contenere la Cina? In estrema sintesi, è questa la domanda a cui devono rispondere gli stati membri dell’Unione europea nelle prossime cinque settimane. Dopo il vertice del G7, i capi di stato e di governo si ritroveranno a Bruxelles alla fine di giugno. Al Consiglio europeo devono ridefinire la strategia nei confronti di Pechino per mettere in pratica le promesse concordate con gli Stati Uniti a Hiroshima. Pochi giorni prima, in teoria il 21 di giugno, la Commissione presenterà una serie di proposte per rafforzare la sicurezza economica, con tutte le misure che possono essere introdotte per realizzare il “de-risking” (la riduzione dei rischi) promosso da Ursula von der Leyen sulla Cina. Strumento anti coercizione economica, divieti di esportazioni e investimenti nei settori tecnologici sensibili, controllo degli investimenti, riduzione delle dipendenze dalla catena di approvvigionamento cinese dovrebbero far parte della scatola degli attrezzi dell’Ue. “La Cina è in primissimo piano nella nostra discussione”, spiega al Foglio un diplomatico dell’Ue. Ma l’altra parte della strategia è usare il commercio come arma di attrazione dei paesi non europei: gli accordi di libero scambio dovrebbero cementare i legami con gli alleati tradizionali e con i paesi del cosiddetto “sud globale”. Domani i ministri del Commercio dell’Ue faranno il punto su come stanno andando i negoziati bilaterali con Australia, India, Indonesia, Kenya, Africa orientale, Africa meridionale, Mercosur, Messico e Cile. 

La Commissione von der Leyen spera di concludere gran parte di questi accordi commerciali bilaterali prima della fine del suo mandato nel 2024. Il primo dovrebbe essere con l’Australia. L’Ue è già il suo terzo partner commerciale dopo Cina e Giappone. Secondo le stime della Commissione, gli scambi di merci potrebbero aumentare del 33 per cento (nel 2021 erano 42,4 miliardi di euro). L’Australia è una democrazia liberale ed è un paese chiave per contenere la Cina nell’Indo-pacifico. E’ stata vittima della coercizione economica di Pechino con dazi quando ha chiesto un’inchiesta indipendente sulle origine del Covid. E’ ricca di materie prime e terre rare, che sono essenziali per la transizione climatica ed energetica dell’Ue e per ridurre le dipendenze dalla Cina. Gli ottimisti puntano a un accordo questa estate. I pessimisti guardano all’estate australiana (il prossimo inverno europeo). “Forse settembre”, prevede il diplomatico dell’Ue. Ma uno degli ostacoli principali per concludere un patto di libero scambio con l’Australia è costituito dal prosecco. Per gli australiani è soltanto un vitigno, impiantato da oltre venti anni, del loro migliore vino frizzante, che fattur’ centinaia di milioni di dollari: non c'è ragione di togliere quel nome dalle etichette. Per l’Italia è  una denominazione geografica protetta, di cui rivendica l’esclusiva e la tutela anche negli accordi di libero scambio sottoscritti dall’Ue: solo il Prosecco Doc può essere venduto con quel nome. Per entrambi è una linea rossa che rischia di far saltare la conclusione dell’accordo di libero scambio tra Ue e Australia.

Anche la Francia ha linee rosse con l’Australia. Non sul vino, ma sulla carne di manzo di alta qualità, che potrebbe fare seria concorrenza agli allevatori francesi. In realtà, Parigi ha problemi nei negoziati con tutti i grandi produttori di carne, anche con quelli con cui è già stato concluso un accordo di libero scambio, come Mercosur, Cile e Nuova Zelanda. Emmanuel Macron ha usato la scusa della sostenibilità ambientale per frenare l’approvazione dell’intesa di principio con il Mercosur raggiunta nel 2019. Per sbloccare lo stallo la Commissione sta cercando di ottenere garanzie sulla deforestazione. La Spagna userà la sua presidenza di turno dell’Ue per organizzare un summit con l’America latina in luglio, nella speranza di superare le opposizioni francesi su Mercosur o Cile. L’Ue ha poi il problema delle ratifiche parlamentari nazionali. L’accordo di libero scambio Ceta con il Canada, firmato nel 2016, è in vigore solo provvisoriamente perché dieci stati membri (tra cui l’Italia) non lo ha ancora ratificato. “Facciamo accordi e poi abbiamo problemi con le ratifiche nazionali. E’ una grande disgrazia”, spiega il diplomatico dell’Ue: “Se non riusciamo a ratificare un accordo con il Canada, che è il paese più simile a noi al mondo, con chi possiamo ratificare? Questo danneggia la credibilità dell’Ue” nel mondo.
 

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