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La Cia cerca di reclutare spie tra i cittadini russi: ecco il video tradotto

Gli Stati Uniti parlano alla Russia silenziosa ma che si sente oppressa. Citazioni, parole studiate, immagini fosche: collaborare ora non è tradimento ma patriottismo. Le possibilità di successo della campagna

Micol Flammini

Dov’è l’altra Russia? Deve esserci e sicuramente desidera un cambiamento. In un paese lontano dalla politica, che ha sviluppato il disinteresse nelle azioni dello stato come arma di autodifesa, che ha stabilito un patto tacito con le autorità – io non mi interesso a voi così che voi non vi interesserete a me – deve pur esserci il punto di rottura. La Cia se lo chiede, anzi, ne è sicura, e ha lanciato su Telegram, l’app che i russi usano molto per informarsi, e poi su altri social una campagna alla ricerca di questi russi insoddisfatti, stanchi, che hanno voglia di un nuovo futuro per la nazione. 


Il video della Cia è pieno di oscurità, di immagini gelide che suggeriscono l’oppressione che alcuni cittadini russi possono provare. Fa richiami al senso di patria, parole vicine ai russi, citazioni, un equilibrismo studiato per far intendere che in questo momento collaborare con la Cia non è tradimento, ma il suo contrario: è patriottismo. Il video non colpevolizza: il miglior modo per non far evadere un prigioniero, è fargli credere di non essere in prigione. La bolla di propaganda ha costruito questa prigione, dentro la quale i russi si sono mossi, hanno lavorato, studiato, viaggiato, senza vederne i limiti. Il video non è rivolto a tutti i cittadini, ma a quelli che sanno che Mosca sta andando all’indietro anziché in avanti. A coloro che forse all’inizio della guerra contro l’Ucraina hanno anche provato a manifestare, a scendere in piazza, ma adesso hanno scelto il disinteresse. A tutti loro prova a parlare la Cia, che le fonti ce l’ha in Russia, ma con questa operazione si rivolge ai cittadini, a chi può sapere e non sa di sapere. 


L’esperimento rischia di essere fallimentare e di venire utilizzato dalla propaganda e dal putinismo per parlare di tradimento, della volontà degli Stati Uniti di interferire negli affari russi, di voler gettare Mosca in una nuova èra di instabilità. Sono queste le accuse che spesso il Cremlino rivolge agli americani, molti russi le hanno fatte proprie, insistendo sul senso di umiliazione che l’occidente vuole infliggere alla Russia. La Cia sicuramente non ha sottovalutato il fatto che Vladimir Putin potrebbe utilizzare il video a suo favore, ma ha ritenuto che il malcontento in Russia è più profondo di quel che si possa vedere.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.