Prigozhin è un fedelissimo o un traditore?

Micol Flammini

Il finanziatore della Wagner fa proposte spericolate agli ucraini, che non gli credono: datemi Bakhmut e vi consegnerò le coordinate dell'esercito russo. Quanto sapeva il Cremlino di queste offerte e i piani del magnate 

O è il più fedele degli uomini del presidente russo, o è un traditore. Il Washington Post ha pubblicato il resoconto di nuovi documenti americani d’intelligence  che riguardano la guerra in Ucraina e sono  finiti sulla piattaforma Discord, insieme a tante altre informazioni molto riservate. Secondo questi documenti, Evgeni Prigozhin, il magnate e  finanziatore del gruppo di mercenari Wagner,  avrebbe tenuto dei rapporti con l’intelligence militare ucraina, Gur. Nulla di strano, i contatti tra fronti contrapposti sono normali e più assidui di quel che si possa credere. Prigozhin però avrebbe chiesto a Kyiv di ritirarsi da Bakhmut, la sua ossessione, la città assediata da mesi, l’ormai cumulo di macerie che la Wagner vuole conquistare e dove invece sono iniziati i primi segni di contrattacco ucraino. In cambio di un ritiro, che sarebbe servito ad aumentare il prestigio dei mercenari a Mosca, Prigozhin offriva però le coordinate delle posizioni dell’esercito russo. 

 

Bakhmut è una città di fantasmi, un fantasma lei stessa, il suo valore strategico non è molto alto, Prigozhin in cambio proponeva molto di più: la possibilità di centrare in modo millimetrico i soldati regolari di Mosca che occupano il territorio ucraino. Invitava anche a colpire la Crimea. I contatti tra il capo della Wagner e l’intelligence militare di Kyiv sarebbero avvenuti in Africa, in un paese che non viene specificato nel rapporto, e ci sarebbe stato anche un incontro. La proposta poteva suonare allettante, ma né gli ucraini né gli americani si fidano di Prigozhin e l’esercito è rimasto a difendere la città. Il magnate  ha anche detto agli ucraini  che ai russi mancano le munizioni, un dettaglio che al momento a Kyiv e a Washington non risulta. Non c’era né la certezza che il finanziatore della Wagner avrebbe mantenuto la promessa, né che il Cremlino non fosse informato dei contatti con gli ucraini. 

 

Prigozhin si muove come un pendolo, registra video che suonano più come minaccia contro Putin che contro gli ucraini, sembra ormai il capo non dichiarato di una lotta interna alla Russia per dimostrare che basterà rimuovere i vertici per vincere la guerra, soprattutto il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il capo di stato maggiore Valeri Gerasimov. Però rimane al suo posto e Shoigu neppure risponde agli insulti. Prigozhin, che finora ha dimostrato di avere più il controllo di quello che succede al fronte rispetto al ministero della Difesa, strepita e gli altri non parlano. Il finanziatore della Wagner ha smentito il rapporto del Washington Post, che però apre la più grande delle domande: Prigozhin è un devotissimo o un traditore? 

 

Il Cremlino in Ucraina ha bisogno di gente fedele – i suoi nei territori occupati vengono colpiti dalla resistenza ucraina, come a Luhansk dove ieri il ministro dell’Interno è stato ferito gravemente mentre era dal barbiere – e probabilmente Putin ritiene ancora Prigozhin uno dei suoi: il magnate ha potere e leve, e forse ne sta cercando un’altra. Vuole far valere il suo peso anche come diplomatico. Lo ha già fatto in Repubblica Centrafricana, in Sudan e adesso in Ucraina, aprendo dei canali con l’intelligence militare. Il Cremlino sa che Kyiv e Prigozhin parlano, potrebbe non sapere cosa si dicono.

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.