Lukashenka è ricomparso

Micol Flammini

Si specula sulla salute del dittatore bielorusso che non si faceva vedere da alcuni giorni. L'organizzazione tra il delfino (suo figlio Kolya), l'opposizione (tutta in esilio) e il Cremlino

Il sito di notizie ucraino Kyiv Post si domanda: “Lukashenka è forse morto?”. Il dittatore bielorusso, dopo giorni in cui non si mostrava in pubblico, si è fatto vedere al comando centrale dell’aeronautica con la mano sinistra bendata, impettito, rigido.  non si fa più vedere in giro. Nel fine settimana non si era presentato alla festa dell’inno e della bandiera, una ricorrenza voluta da lui: la maggior parte dei bielorussi al vessillo rosso e verde imposto da Lukashenka in continuità con i  tempi sovietici preferisce invece quello bianco-rosso-bianco che sventolava durante le proteste del 2020. Per l’occasione il discorso l’ha tenuto   il primo ministro Roman Golovchenko. Il 9 maggio scorso, il dittatore bielorusso era a Mosca ad assistere alla parata della vittoria, sedeva tra i veterani sugli spalti  con aria sofferente e con la mano destra bendata, ha chiesto una macchina per percorrere circa  cento metri e andare a deporre i fiori assieme   a gli altri leader internazionali. Non ha partecipato al pranzo al Cremlino, proprio lui, che tra tutti i presenti – c’erano i leader di Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan – è sempre stato il più entusiasta dei simbolismi sovietici e dell’amicizia con la Russia. Il Cremlino ha detto di non essere stato informato di eventuali problemi di salute di Lukashenka. L’opposizione bielorussa, però, ne parla in abbondanza e la leader Svjatlana Tikhanovskaya ha detto che con le voci che girano sulla malattia del dittatore, bisogna essere pronti a fare le cose tempestivamente: a tornare. Qualcosa a Minsk rimane coperto e come sempre nelle autocrazie, il corpo del leader e le sue malattie rimangono ammantate nel mistero. Lukashenka  da anni coltiva il suo delfino:  suo figlio Kolya, il preferito, l’ultimo. Però, in caso di malattia, chi davvero prenderà il suo posto, se il Cremlino o l’opposizione, sarà questione di rapidità. I cambiamenti hanno a che fare con la Bielorussia, con noi europei e con l’Ucraina.  

Di più su questi argomenti:
  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.