Il costo della guerra

Usiamo i soldi dei putiniani per l'Ucraina. Adesso Biden lo fa

Paola Peduzzi

Washington trasferisce a Kyiv i fondi congelati di un oligarca russo sanzionato, Konstantin Malofeev, (lo chiamano "l'oligarca di dio"). E’ la prima volta e "non sarà l'ultima", ha detto il segretario alla Giustizia americano, Merrick Garland

Milano. Il segretario alla Giustizia americano, Merrick Garland, ha autorizzato l’invio a Kyiv degli asset confiscati all’oligarca russo Konstantin Malofeev, sotto sanzioni internazionali dal 2014. E’ la prima volta che gli Stati Uniti decidono di trasferire i soldi degli imprenditori legati al Cremlino e a Vladimir Putin per la ricostruzione dell’Ucraina, “e non sarà l’ultima”, ha detto Garland, confermando che quel che era stato promesso in passato  – utilizzare i fondi congelati per contribuire al sostegno del paese aggredito dai russi  – ora diventa più fattibile. L’Unione europea sta cercando da tempo di risolvere le questioni legate a questi patrimoni congelati ma di fatto inutilizzabili perché non sono nella disponibilità degli stati, mentre sta cercando di dare la caccia a chi continua a violare le sanzioni esistenti. 

 

Il patrimonio di Malofeev è stato congelato proprio perché ha violato le sanzioni: è un russo molto conosciuto in Europa perché ha partecipato alla campagna di finanziamento dei partiti europei filoputiniani: lo chiamano l’“oligarca di dio”, è stato particolarmente attivo nella diffusione del cristianesimo ortodosso russo, legatissimo al Cremlino. Ieri il Financial Times ha raccontato  il “commercio fantasma” di prodotti che non possono essere venduti dall’Ue alla Russia ma che con tutta probabilità ci arrivano lo stesso perché non raggiungono le loro destinazioni originarie: si perdono strada facendo, spesso attorno ai confini della Bielorussia. Nell’undicesimo pacchetto di sanzioni in discussione in questi giorni a Bruxelles, l’elusione delle sanzioni è il tema centrale, di difficile soluzione ma comunque da affrontare. Lo sblocco dei fondi congelati dagli Stati Uniti (il patrimonio complessivo di Malofeev è di 5,4 miliardi di dollari ma non si sa in che percentuale è stato scongelato) arriva come un incoraggiamento a insistere sia nella ricerca di chi continua a finanziare Mosca violando le sanzioni sia nella possibilità di utilizzare i fondi degli oligarchi antiucraini per sostenere l’Ucraina. Il Cremlino ha subito detto che si tratta di “un furto” e che il contraccolpo per gli Stati Uniti sarà “duro”, ma la decisione dell’Amministrazione Biden rappresenta una svolta a cui gli oligarchi russi non sono affatto insensibili.

 

La Casa Bianca ha deciso di accelerare su questo fronte perché il costo della guerra in Ucraina sta diventando sempre più un tema di dibattito politico. Nelle discussioni stremanti al Congresso sul tetto del budget non si sta parlando di questo (anche se in realtà non si sta parlando di nulla: il negoziato non è nemmeno cominciato), ma nella retorica dei repubblicani antiucraini il tema c’è, eccome. L’ex presidente Donald Trump nel town hall organizzato dalla Cnn mercoledì sera ha definito gli obiettivi dei suoi attacchi: ha ripetuto le sue solite cose, cioè che lui, se fosse presidente, in 24 ore porrebbe fine alla guerra, e che devono smettere di morire “ucraini e russi” (equiparazione perfetta e oscena), ma ha anche detto che i soldi americani andrebbero spesi per proteggere i confini dell’America, non i confini dell’Ucraina. Per ora questa posizione è in minoranza nel Partito repubblicano, ma il costo della guerra è un tema che dividerà l’America e, con l’andare del tempo, anche i paesi europei. L’Amministrazione Biden anticipa tutti e dice: cominciamo a usare i soldi degli imprenditori di uno stato criminale per costruire il futuro dell’Ucraina.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi