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L'analisi

La Wagner pagata con i soldi dell'Fmi

Maurizio Stefanini

Gli Stati Uniti temono che la Repubblica centrafricana paghi i mercenari russi con i fondi stanziati per spese prioritarie tra servizi pubblici di sanità e istruzione. I conti non tornano e il bilancio non chiaro ha portato al taglio di fondi da parte di alcuni donatori tra cui la Francia

Da più di cinque anni i mercenari russi della milizia Wagner sono presenti nella Repubblica centrafricana a fianco dell’esercito del paese, che senza quel sostegno non ce la farebbe a tener testa alla coalizione di sei gruppi armati che fronteggia il presidente Faustin-Archange Touadéra. La cosa preoccupa gli Stati Uniti, che durante il vertice Africa-Usa del dicembre 2022 lanciarono un ultimatum contro la presenza di mercenari sul territorio centrafricano. Ma adesso c’è un timore in più, cioè che il governo di Bangui possa pagare gli uomini di Prigozhin con aiuti stanziati dal Fondo monetario internazionale. In tutto, sarebbero 191,4 milioni di dollari.  

 

E’ stato il primo ministro Félix Moloua ad agitare punizioni contro “funzionari infedeli” del ministero dell’Economia, quelli che durante il suo ultimo viaggio a Washington per incontrare i vertici di Fmi e Banca mondiale avrebbero fatto partire la fuga di notizie. L’accordo di estensione della linea di credito alla Repubblica centrafricana ha infatti come destinazione specifica “le spese prioritarie per i servizi pubblici di base nel settore della sanità e dell’istruzione e fornire il quadro politico necessario per far avanzare le riforme istituzionali”. Ma le “gole profonde” hanno reso noto di come il governo di Bangui debba pagare ogni settimana ai russi 600 mila euro. Maloua è stato costretto a confermare la notizia, ma avrebbe fornito una spesa inferiore. Secondo gli analisti di All Eyes On Wagner, infatti, in realtà questi 31 milioni di euro l’anno coprirebbero solo le spese per il carburante e poco più. Dossier Center valuta solo gli stipendi in altri 40 milioni, e con altre spese il vero esborso sarebbe quasi il triplo: 92,4 miliardi. Per ora il governo centrafricano ci era arrivato con concessioni su miniere di oro diamanti, legname, entrate sulle bibite e prelievi sui dazi doganali. Un bilancio comunque non chiaro, che ha portato al taglio dei fondi da parte della Francia e di altri donatori.

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