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editoriali

Le stime del Fmi sul pil russo sono incoerenti e rafforzano la propaganda di Putin

Redazione

Il Fondo monetario internazionale prevede una crescita dello 0,7 per cento. Per paradosso il Cremlino è molto meno ottimista. Perché ci sono buone ragione per dubitare di una crescita russa: le stime dell'Ocse, della Banca mondiale e della Banca centrale russa

Il Fondo monetario internazionale (Fmi) prevede per la Russia una crescita dello 0,7 per cento, in aumento di 0,4 punti  rispetto alla previsione di gennaio, prospettando una performance superiore a molti paesi europei. La previsione fornisce supporto al racconto di Vladimir Putin, che martedì si era rallegrato per i dati interni che indicano il “rafforzamento delle tendenze positive” dell’economia russa. Il paradosso è che il Cremlino, che prevedeva per il 2023 una recessione dello 0,8 per cento, ora stima un +0,1-0,2 per cento: quindi le previsioni del Fmi sono di gran lunga più ottimistiche di quelle delle autorità russe.

 

Tuttavia, ci sono buone ragioni per dubitarne.

 

Da tempo la Russia ha smesso di publicare molti dati  chiave, costringendo gli economisti a fare previsioni se non al buio comunque in penombra. Secondo l’Ocse nel 2023 il pil russo registrerà -2,5 per cento; per la Banca mondiale -0,2 per cento, secondo la survey della Banca centrale russa -1,1 per cento; mentre per gli analisti consultati dall’agenzia russa Interfax -1 per cento. Jeffrey Sonnenfeld, professore della Yale School of Management, ha attaccato il Fmi dicendo che le previsioni basate su dati ufficiali russi sono fuorvianti perché i numeri del Cremlino non sono credibili. In un commento sul Time, Sonnenfeld scrive che fonti interne del Fmi gli hanno confidato d’avere “visibilità zero” sull’economia russa: così il Fondo è diventato uno “strumento inconsapevole” della “macchina di propaganda di Putin”. E’ anche possibile che le stime iper-ottimistiche del Fmi si riveleranno veritiere, d’altronde nell’anno passato la Russia è riuscita a smentire quelle iper-pessimistiche, ma il problema è che il messaggio del Fondo è incoerente con le sue stesse stime. Un mese fa, la direttrice del Fmi Kristalina Georgieva ha detto alla Cnn che le prospettive economiche per la Russia dopo il 2023 sono “devastanti”, ma il Fmi prevede per il 2024 un aumento della crescita russa al +1,3 per cento. Alla fine più che la credibilità dei dati russi, il problema rischia di essere la credibilità del Fmi.

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