Oltre la "linea Wagner"

Come funziona la propaganda dei mercenari di Putin

Micol Flammini

Dall'Ucraina alla Repubblica centraficana i mercenari girano film d'azione, sostituiscono i diplomatici, sono uno stato nello stato. Intervista

Strasburgo, dalla nostra inviata. Evgeni Prigozhin, il finanziatore del gruppo Wagner  formato da combattenti mercenari, ha ribattezzato la linea che fortifica le posizioni russe nell’oblast di Luhansk “Linea Wagner”. Gli echi della Seconda guerra mondiale non sono casuali, Prigozhin vuole che i suoi mercenari diventino degli idoli in Russia ed è molto bravo a raccontare i fallimenti dell’esercito russo e le vittorie del  gruppo di combattenti costretti a correre in soccorso degli inefficaci soldati di Mosca. Prigozhin ha detto che la compagnia Wagner è anche a Belgorod,  e  si sta occupando della fortificazione della regione russa al confine con l’Ucraina colpita da attacchi sempre più frequenti: le autorità di Kyiv  non hanno mai ammesso la responsabilità. I mercenari della Wagner sono conosciuti soprattutto per aver combattuto le battaglie di Mosca degli ultimi anni, mentre le loro mansioni propagandistiche sono meno note, seppur portate avanti con altrettanta brutalità e determinazione. Prima dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina, Mosca non ammetteva neppure l’esistenza della Wagner, ora invece permette che la compagnia si faccia pubblicità    per arruolare combattenti. Anche Prigozhin ora  rivendica la paternità della compagnia che prima del 24 febbraio rinnegava, nonostante, secondo alcune inchieste condotte da giornalisti russi, abbia anche finanziato la produzione di film in cui i protagonisti erano i temerari uomini della Wagner rappresentati come eroici salvatori della Russia e non solo. 

 


Uno degli ultimi lungometraggi risale al 2014 e racconta proprio il ruolo della compagnia   in Ucraina. Pochi anni prima era uscito invece “Il turista”, dedicato alle missioni della Wagner in Repubblica centrafricana. Carol Valade è un giornalista francese che ha trascorso molto tempo in Repubblica centrafricana a documentare i movimenti della compagnia di Prigozhin, il lavoro è stato  raccolto in un documentario vincitore del premio Daphne Caruana Galizia: “The central African Republic under Russian influence”, realizzato assieme a Clément Di Roma. L’obiettivo del progetto non è soltanto quello di raccontare la guerra che i mercenari conducono con le armi, ma soprattutto quella che combattono con la propaganda. I metodi sono potenti, martellanti, scenografici ed esiste una parte della Wagner unicamente addetta alla disinformazione. “Nello stadio di Bangui hanno girato un film d’azione, in cui i mercenari erano i protagonisti – racconta Valade al Foglio – si presentano spesso come gli eroi, i salvatori, seguendo il modello degli action movie americani”. Valade ha seguito l’arrivo e l’ascesa di questi gruppi in diverse zone dell’Africa.

 

La Repubblica centrafricana è il paese in cui la presenza è più capillare, tanto che a svolgere la diplomazia per Mosca sono i mercenari. C’è un’ambasciata in cui lavorano tre persone e il resto è affidato alla compagnia di Prigozhin. Sono uno stato nello stato, una Russia nella Russia, che incrementa l’idea di un occidente imperialista e sciacallo dal quale i paesi possono salvarsi soltanto affidandosi a Mosca. “Le persone ci credono e gli uomini della Wagner sono riusciti a presentarsi come un’alternativa all’occidente. Lavorano sul lungo termine, realizzano anche cartoni animati per bambini in cui raccontano dell’orso simpatico arrivato dal paese freddo per salvare i poveri animali della giungla. Distribuiscono beni di prima necessità, si presentano dai cittadini con le mani cariche di prodotti e dicendo: questo è un dono di Prigozhin”. Non tutti sanno chi sia Prigozhin, ma conoscono  Vladimir Putin, che spesso compare sulle magliette regalate agli eventi della Wagner, o sui cartelloni, dipinto come un salvatore. Armi, pubblicità, instabilità, i mercenari, secondo il giornalista, usano   l’Africa come un altro campo di battaglia contro l’occidente: “L’informazione è nelle loro mani, possono comprare di tutto, non devono affrontare né costi politici né finanziari per aizzare la popolazione contro quello che chiamano ‘imperialismo occidentale’”. La propaganda è spesso volta a esaltare la Wagner più che la Russia. Quasi fossero due cose diverse. Come  in Ucraina, dove  oltre a combattere contro  Kyiv i mercenari sono impegnati a rimarcare i fallimenti dell’esercito russo: sono uno stato nello stato, che si estende fino alla “Linea Wagner”. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.