gangs of moscow

C'è uno scontro nei vertici militari ma Putin non è in discussione

Micol Flammini

Il ministro Shoigu contro il capo della Wagner Prigozhin. La lotta per chi controlla gli uomini armati che rischia di trasformare la Russia in un paese governato dalla legge del più forte

Il dissidente russo, Alexei Navalny, mandato in una colonia penale a scontare una pena che si allunga di anno in anno, aveva capito che una cosa su tutte interessava ai russi prima del deterioramento della loro democrazia: la corruzione. Quanto  interessi ai cittadini che fine facciano i loro soldi l’ha imparato ora anche la propaganda che  fa gli interessi del Cremlino e   ogni giorno fa giravolte per spiegare  cosa sta succedendo in Ucraina. Se prima il compito era abbastanza facile, i russi erano meno interessati, la guerra non li riguardava direttamente, adesso che, con la mobilitazione gli è entrata in casa, vogliono sapere. I presentatori dei talk show parlano sempre più spesso del denaro che in questi anni è stato destinato all’esercito, nessuno nomina mai il presidente Vladimir Putin. 

 

“Corruzione” è la parola che fa arrabbiare tutti i popoli, la Russia non fa eccezione, ed è diventata il generico capro espiatorio a cui addossare la responsabilità dell’insuccesso russo, al quale prima o poi però andrà trovato un volto. Le chiacchiere servono a temporeggiare, alle spalle è già iniziato uno scontro pericoloso che non sembra volto a far cadere il presidente, quanto più ad avere la sua attenzione per continuare la guerra. Nei giorni scorsi il leader ceceno Ramzan Kadyrov e Evgeni Prigozhin, l’uomo che finanzia il gruppo di milizie mercenarie più importanti del paese, la Wagner, hanno già trovato il responsabile dell’insuccesso russo: il ministro della Difesa Sergei Shoigu. Vogliono che sia rimosso, ma per Putin, rimuoverlo, sarebbe il segno di un ripensamento e l’ammissione di un errore. 

 

Non sono soltanto le dichiarazioni contro Shoigu, gli attacchi di Kadyrov ai generali, ma questa guerra nella guerra ha le sue tattiche, i suoi scontri e infiamma una Russia smarrita che sta perdendo ogni punto di riferimento e si ritrova accerchiata in uno scontro tra uomini che controllano eserciti regolari e non. Prigozhin, che oltre a finanziare le milizie mercenarie si sarebbe anche occupato delle operazioni russe per diffondere la disinformazione su internet, è impegnato con tutti i suoi collaboratori in una campagna per screditare il ministro della Difesa, che, a sua volte, non rimane senza reagire. Mercoledì è stato arrestato Alexei Slobdenyuk, si occupa di uno dei canali Telegram della Wagner e ha più volte attaccato Shoigu. L’arresto è stato interpretato come una rappresaglia  contro Prigozhin. Nelle stesse ore un video di soldati in protesta contro i capi dell’esercito è stato ripreso da varie testate. Gli uomini in divisa si lamentano di essere lasciati senza cibo e senza armi, con proiettili trovati per strada, pistole vecchie. Dicono di stare male, di essere in condizioni brutali. Non si sa chi abbia girato le immagini, ma Mark Krutov, giornalista di Radio Liberty, ha individuato nel video  vari simboli della Wagner che potrebbero portare a pensare che sia un’idea dello stesso Prigozhin per attaccare le Forze armate. Le notizie che arrivano dai centri di addestramento  sono sempre peggiori, i soldati a volte muoiono prima di arrivare al fronte e il capo della Wagner si starebbe approfittando di questa terribile pubblicità per incitare i russi ad arruolarsi invece tra i suoi miliziani. Sul social russo VKontakte vengono pubblicati annunci  che invitano i ragazzi “a guadagnare”. I rapporti tra Shoigu e Prigozhin non sono buoni, il ministro avrebbe cercato di estromettere il finanziatore della Wagner negli anni e di tenere i suoi mercenari fuori dalla guerra in Ucraina, Prigozhin si vendica. Gli attacchi a Shoigu arrivano anche da parte degli uomini di Kherson, dove gli ucraini avanzano rompendo la prima roccaforte che Mosca si era costruita dal 24 febbraio. Il vice capo dell’amministrazione occupante, Kirill Stremousov, in un video registrato ieri mattina ha detto che l’ “unica cosa nobile” che il ministro possa fare è suicidarsi. 

 

In Russia sta prendendo piede una guerra per arrivare il più vicino possibile al presidente, non punta  a sostituirlo, ma ad avere la sua attenzione per controllare la guerra. Kadyrov e Prigozhin hanno le loro armate private, che generalmente sono più motivate rispetto ai soldati che Mosca sta mobilitando e che ormai non credono neppure che il sacrificio sarà ripagato economicamente. I ceceni registrano video per dire ai ragazzi delle università russe di aver ottenuto il mandato di controllare ogni regione e di essere pronti a punire chiunque si opponga alla Costituzione, alle regole, al presidente Putin, alla nazione.  Di chi sia questa nazione è sempre meno chiaro, ma la Russia è intrappolata nella legge del più forte. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.