Terrorismo russo

Il video dell'ucraino decapitato conferma la disumanità della Russia

Paola Peduzzi

Quello di Mosca è un metodo, è un sistema, è terrorismo. Solo che Mosca, a differenza dell’Isis, presiede l’Onu. La campagna  di Putin per annichilire Kyiv e avvertire gli oppositori

Milano. Questo non è un incidente, questo non è un episodio casuale”, ha detto ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, “è successo prima, è successo a Bucha, è successo migliaia di volte, tutti devono reagire, ogni leader” del mondo deve reagire, perché “questa è la Russia”, questo è il metodo dei “mostri” russi che “uccidono con questa facilità”, e “la sconfitta del terrorismo russo è necessaria”. Zelensky fa riferimento al video di circa due minuti in cui un prigioniero ucraino – definito “mercenario” – viene decapitato da un soldato russo: non si sa quando sia stato girato, probabilmente d’estate a giudicare dalla vegetazione, né chi siano i carnefici e la vittima, ma se avete la forza di sentire anche solo l’audio, le urla  e le istruzioni su come si taglia la testa a un uomo non vi andranno più via dalla testa. “Come lo Stato islamico”, ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba; “un nuovo Stato islamico”, ha ribadito Zelensky. 

 

Questo stato terroristico, la Russia, ha però in questo momento la presidenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il video, assieme a un altro in cui si vedono due soldati ucraini per terra decapitati e con le mani tagliate (probabilmente è più recente ed è stato girato a Bakhmut, il fronte più violento della guerra, nell’est dell’Ucraina), è stato mandato al Tribunale penale internazionale, dove si ammonticchiano prove su prove dei crimini commessi dalla Russia in Ucraina: la Corte ha già emesso due mandati di arresto, uno per il presidente russo, Vladimir Putin, uno per la commissaria per i Diritti dei bambini presso il Cremlino, Maria Lvova-Belova, che la settimana scorsa ha approfittato dell’obbrobrio della presidenza di turno russa del Consiglio di sicurezza dell’Onu per tenere una sessione di disinformazione purissima sui bambini ucraini deportati in Russia. La violenza indiscriminata delle forze russe contro i soldati e i civili ucraini è documentata: le prime richieste pubbliche di inserire la Russia tra gli stati sponsor del terrorismo risalgono ormai a un anno fa. Il video della decapitazione conferma che il terrorismo, Mosca, non lo sponsorizza soltanto: lo pratica. Ci sono atti terroristici che non sono stati filmati e ci sono altri video che circolano sui cellulari delle forze russe: fanno parte di una campagna di intimidazione che vuole annichilire la difesa e la resistenza ucraina spargendo, appunto, terrore e paura. Nessuno si deve sentire più al sicuro in Ucraina, questo è l’obiettivo della Russia fin dall’inizio dell’invasione: torture, castrazioni, uccisioni sommarie, fame, deportazioni, rapimenti, bombe, propaganda. E’ un metodo, è un sistema, è terrorismo: è una scelta precisa. 

 

Il Cremlino ha detto che bisogna verificare la veridicità del filmato “orrendo”, mentre il capo della Wagner, Evgeni Prigozhin, dice che le sue forze non sono coinvolte nelle decapitazioni, ma postano sui loro canali video di uccisioni di prigionieri ucraini di varia crudeltà e anche, come avvertimento, filmati di uccisioni di miliziani della Wagner (che non compare nella lista europea delle organizzazioni terroristiche nonostante molti europarlamentari l’abbiano richiesto più volte), quelli che sono scappati o hanno disertato e sono stati catturati. Il regime del terrore funziona in entrambe le direzioni: verso gli ucraini, per abbatterne il morale; verso i russi, per mostrare cosa succede a chi non combatte la guerra putiniana. O ai dissidenti in generale: ieri Andrei Navalny è stato trasportato in ospedale, si teme che sia stato avvelenato. O ai giornalisti: il reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich è nella prigione di Lefortovo, a Mosca, e i funzionari del consolato americano non hanno ancora avuto modo di vederlo. 

 

L’Unione europea sta verificando la veridicità del video e ha detto che, “se confermato, è un altro promemoria brutale della natura disumana dell’aggressione russa”. E’ anche di più: è la dimostrazione atroce di quel che succede alle persone che devono vivere sotto il regime russo nelle zone occupate dell’Ucraina; è la ragione per cui le concessioni territoriali come condizione per la pace non sono ammissibili non perché gli ucraini sono “isterici” ma perché significa consegnare a un regime del terrore civili ucraini odiati proprio perché sono ucraini; è la prova (l’ennesima) che Putin non rispetta alcuna regola internazionale, né di pace né di guerra, e che la sua presidenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu più che una mano tesa per lasciare una speranza al dialogo è un insulto alla comunità internazionale.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi