editoriali
Il piano egiziano per le armi a Mosca è un problema grosso per gli Stati Uniti
Tra i documenti dell’intelligence americana trafugati nelle scorse settimane alcuni riguardano i rapporti tra Russia ed Egitto. Ma il Cairo è un partner di Washington e finora al Sisi non si era esposto riguardo alla guerra in Ucraina. La normalizzazione con la Siria
Tra i documenti dell’intelligence americana trafugati nelle scorse settimane alcuni riguardano i rapporti tra Russia ed Egitto. Secondo i documenti dal Washington Post, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha ordinato la produzione di 40.000 razzi da spedire alla Russia, che ha bisogno di armi contro Kyiv. Il documento “top secret” porta la data del 17 febbraio e riassume le presunte conversazioni tra al Sisi e alti funzionari militari egiziani e, oltre a fare riferimento ai missili da produrre per Mosca, parla anche di munizioni e polvere da sparo. Il presidente egiziano ha ordinato ai suoi uomini di mantenere la produzione e le spedizioni segrete “per evitare problemi con l’occidente”.
L’Egitto è un alleato importante per gli Stati Uniti in medio oriente, negli anni ha approfondito i legami anche con Mosca, ma è rimasto profondamente legato a Washington che ha fornito al paese più di un miliardo di dollari all’anno in sicurezza. Nel documento che il Washington Post ha ottenuto mettendo insieme una serie di immagini pubblicate sull’applicazione Discord, non c’è scritto se i piani di al Sisi siano andati a buon fine e se la produzione sia iniziata. L’Egitto non può essere considerato dagli americani come la Corea del Nord, che pure sta rifornendo Mosca di munizioni, o come l’Iran, che vende droni e missili, ma neppure come la Cina, che si sospetta possa dare sostegno all’esercito di Vladimir Putin. L’Egitto è un alleato, un partner. Finora al Sisi non si è esposto riguardo alla guerra in Ucraina, si è limitato a chiedere a entrambe le parti di fermarsi. Rifornire Mosca vuol dire aver scelto una delle due parti, quella senza gli Stati Uniti.
Nelle scorse settimane, il ministro degli Esteri siriano, Faisal Mekdad, ha visitato il Cairo, non accadeva da dieci anni e l’incontro con il suo omologo egiziano Sameh Shoukry ha rappresentato un passo importante, segno di una rete di rapporti e di normalizzazioni che stanno sfuggendo dalle mani di Washington e che portano tutto un altro tipo di regia: la Cina con Iran e Russia sullo sfondo.
Isteria migratoria