Il primo ministro olandese, Mark Rutte (Partick van Katwijk / Getty Images)

Laboratorio occidentale

Nei Paesi Bassi si vota, il Green deal fa da sfondo e i populisti osservano

David Carretta

Il nuovo Movimento dei contadini-cittadini (Bbb) sfida Mark Rutte nelle elezioni provinciali per la composizione del Senato: sarà un test anche per l'Europa e le sfide energetiche

Bruxelles. Nei Paesi Bassi, da sempre laboratorio del populismo europeo, le elezioni provinciali di oggi, che determineranno la composizione del Senato, si trasformeranno nel primo vero test elettorale della messa in opera del Green deal dell’Unione europea. La sorpresa delle urne verrà da un nuovo partito, il Movimento dei contadini-cittadini (BoerBurgerBeweging o Bbb in olandese), nato nel 2019 sull’onda delle proteste degli agricoltori contro un piano del governo di Mark Rutte per ridurre drasticamente le emissioni. I Paesi Bassi, malgrado la loro dimensione e la loro collocazione geografica, sono una grande potenza agricola globale, il secondo esportatore al mondo dopo gli Stati Uniti. Non ci sono solo serre e coltivazioni idroponiche all’avanguardia, ma anche e soprattutto allevamenti di bestiame: più di 100 milioni di capi per 17 milioni di abitanti. L’accordo di coalizione del quarto governo Rutte prevede di tagliare le emissioni di azoto, che oggi sono ben al di sopra dei limiti dell’Ue, del 50 per cento entro il 2030 riducendo di un terzo il numero di capi di maiali, manzi, vitelli e polli. Il governo ha stanziato una cifra enorme per aiutare gli allevatori e gli agricoltori nella transizione: 25 miliardi di euro. Ma la pancia dell’Olanda rurale si è ribellata. Dopo quasi due anni di manifestazioni incessanti con i trattatori e nelle piazze – l’ultima all’Aia sabato con 10 mila persone – la protesta si trasferisce nelle urne. Secondo l’ultimo sondaggio di I&O Resarch, il Movimento dei contadini-cittadini potrebbe diventare il primo partito a livello nazionale con il 14 per cento delle intenzioni di voto. I sondaggi precedenti davano il Bbb attorno al 10 per cento e in testa nelle province rurali.

 

La tenuta del governo Rutte – una coalizione tra i liberali conservatori del Vvd, i liberali di sinistra dei D66, i cristiano-democratici della Cda e i protestanti dell’Unione cristiani  – non è in discussione. Il Senato ha meno poteri della Camera, anche se può ostacolare l’attività del governo e imporre il veto su alcune misure complicandogli la vita. L’attuale coalizione di Rutte non aveva la maggioranza nel Senato uscente. Nel 2019 la grande sorpresa era stata un nuovo partito populista e ant europeo, il Forum per la democrazia, arrivato in testa alle elezioni provinciali con il 14,5 per cento davanti al Vvd di Rutte con il 14 per cento. Il successo del Bbb, guidato dalla giornalista Caroline van der Plas, è in parte dovuto a un travaso di voti populisti. Il Forum per la democrazia, in crisi per una serie di faide interne, è precipitato al 3 per cento. L’altro grande partito populista, il Partito della libertà di Geert Wilders, è fermo attorno al 10 per cento. Ma il Bbb pesca anche nell’elettorato conservatore del Vvd e della Cda, che hanno visto erodersi le loro intenzioni di voti. Negli ultimi giorni Rutte è stato costretto a riorientare la sua campagna, incentrandola sul rischio di avere un Senato con una maggioranza a sinistra, per cercare di recuperare il suo elettorato.

 

Il piano del governo Rutte che ha provocato la rivolta rurale ha un approccio analogo all’impostazione del Green deal dell’Ue per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050: una serie di misure radicali per tagliare le emissioni, ma accompagnate da ingenti risorse finanziarie per addolcire gli effetti sociali della transizione. Il Green deal prevede un Fondo sociale climatico e aiuti significativi per aiutare i più deboli a ristrutturare case e comprare auto elettriche. La somma di 25 miliardi stanziata dal governo olandese è senza precedenti per un paese ossessionato dal debito, dove agricoltori e allevatori hanno un reddito decisamente alto rispetto alla media dell’Ue. Il piano include aiuti e finanziamenti per gli allevatori per trasferirsi, uscire dal settore e cambiare attività, passare a metodi di allevamento meno intensivi con meno animali e su superfici più ampie. In ultima istanza, il governo è pronto a espropriare le imprese agricole che non accettano gli incentivi su misure volontarie, ma con compensazioni finanziarie significative. Tuttavia, per ora, la cultura, la tradizione e la conservazione sono più forti e popolari in una parte dell’elettorato che percepisce il piano Rutte come un’imposizione di un’élite cittadina o europea. Nel resto dell’Ue partiti populisti o tradizionali – da Fratelli d’Italia e Lega in Italia alla Cdu e Fdp in Germania – usano sempre più l’opposizione alla “casa green” o la potenziale nostalgia del motore termico per consolidare o resuscitare le loro fortune elettorali.

Di più su questi argomenti: