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editoriali

L'andamento lento della Cina

Redazione

Meno nati, meno crescita. Ma il Partito comunista pensa più al suo potere, come sempre

Secondo i dati diffusi ieri dall’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, il pil cinese nel 2022 è cresciuto solo del 3 per cento rispetto all’anno precedente. L’obiettivo di crescita era del 5,5 per cento. La situazione dell’economia cinese è molto complicata e a rischio, secondo quasi tutti gli osservatori internazionali: la produzione industriale del paese è aumentata, ma sono diminuiti gli investimenti, i consumi interni non decollano. Sempre ieri, lo stesso Ufficio di statistica ha fatto sapere che per la prima volta in sessant’anni la popolazione cinese è in declino: nel 2022 le nuove nascite in Cina sono state inferiori ai 10 milioni, e il tasso di natalità del paese è stato di soli 6,77 nati per mille persone, in calo rispetto ai 7,52 del 2021 e il più basso mai registrato. E’ l’incubo del leader Xi Jinping che si realizza, perché meno nati significa meno forza lavoro. Entrambe le notizie, però, hanno una causa: il Partito comunista cinese e le sue decisioni.

 

L’economia rallenta perché Pechino è passata da una repressiva politica Zero Covid a una folle riapertura incontrollata senza aver investito un centesimo sulla prevenzione (vaccini, assistenza sanitaria). E’ lo stesso Partito che ha lavorato per decenni per implementare la politica del figlio unico, con aborti forzati e massacri, e che ora, vista la situazione, vorrebbe che le famiglie facessero più figli. Un disastro che riguarda soprattutto la tutela dei cittadini, anche dal punto di vista della salute mentale. “Dobbiamo abbandonare la mentalità da Guerra fredda e comprendere le cose dal punto di vista di una dualità”, ha detto ieri Liu He, vicepremier cinese davanti alla platea di Davos. Significa: il mondo economico non può più far finta che la Cina non esista e non abbia un peso, necessario, nell’individuare delle regole comuni. Il Partito comunista cinese non mollerà l’ambizione di far diventare la Cina la potenza concorrente all’America, ma lo farà facendo pagare un prezzo molto alto ai suoi cittadini, e senza mai doverne rispondere alle urne. 

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