Per quali ragioni dovrebbe arruolarsi un russo

Micol Flammini

Il Cremlino cerca volontari per l’esercito, ma con i suoi spot racconta solo la povertà della Russia. I bisbigli della direttrice di Rt all’orecchio di Putin

Servirà ancora del tempo per capire se la mobilitazione annunciata a fine settembre dal presidente russo Vladimir Putin potrà funzionare contro l’esercito ucraino. Il morale basso dei soldati al fronte è stato uno dei fattori dell’insuccesso: i russi non capivano fino in fondo per quale ragione dovessero invadere la nazione vicina mentre  gli ucraini sapevano  molto bene che dalla loro battaglia sarebbe dipesa la sopravvivenza della  nazione. Alcuni uomini di Mosca catturati dall’esercito di Kyiv nelle prime fasi della guerra raccontavano anche di aver scoperto i piani del Cremlino la notte stessa. Difficile che chi andrà a combattere nelle prossime settimane  troverà delle motivazioni valide per la  guerra, nonostante la forte propaganda. Ieri, Margarita Simonyan, direttrice di Rt, una delle voci del Cremlino, ha ringraziato Putin per la decisione di difendere il popolo russo e ha giurato di continuare ad aiutarlo. Ha poi promesso di “affogare i cannibali”, utilizzando lo stesso verbo con cui il presidente aveva dichiarato la sua lotta contro i terroristi ceceni negli anni Duemila. 

 

Putin, sicuramente soddisfatto anche della citazione, le ha appuntato  al bavero della giacca la medaglia da “servitore della Russia” e, approfittando della prossimità, lei gli ha sussurrato qualcosa all’orecchio che pare aver turbato per un istante il presidente. Nessuno è riuscito ancora a interpretare il labiale. La mobilitazione è ufficialmente finita, ma il Cremlino cerca ancora nuovi soldati e, sapendo quanto sia fragile la motivazione patriottica per convincere i russi ad arruolarsi, fa leva sulle necessità economiche. Gli spot pubblicitari che sono stati pubblicati puntano tutti sulle insoddisfazioni, su uomini delusi, abbandonati e poveri ai quali l’esercito e la guerra offrono un’opportunità di riscatto. Padri nullatenenti, ragazzi delusi, disoccupati, tutti accomunati dalla disperazione  economica.  

 

 

Gli spot con cui il Cremlino cerca di presentare la guerra come una scelta e un’occasione hanno però l’effetto di mostrare  la Russia come un paese disperato, in cui gli uomini considerano addirittura di mettere a rischio la propria vita pur di portare a casa del denaro. I video sono girati in modo grossolano, sembrano amatoriali più che realizzati da veri professionisti  – la stessa sciatteria pare un’offesa – e offrono una vetrina piuttosto disperata delle condizioni di vita in Russia. Il padre che si sente costretto a chiedere a sua figlia il salvadanaio in cui  sta raccogliendo i  risparmi per comprare un iPhone nuovo è forse tra tutti lo spot più anti Cremlino. Non soltanto descrive la situazione di una famiglia povera, ma la ragazza desidera un prodotto che è difficilmente reperibile in Russia a causa delle sanzioni.  

 

Alcuni degli attori che hanno recitato nelle pubblicità sono stati contattati dal sito d’inchiesta iStories, curioso di indagare sul perché si fossero prestati alla propaganda. Alcuni non hanno risposto alle domande, altri hanno detto di averlo fatto per amore del Cremlino, per sostenere il presidente russo e per sconfiggere il nemico americano. Molti hanno invece raccontato di aver ricevuto offerte di remunerazione molto buone, superiori alla media, e di non essere nelle condizioni di  rifiutare. Qualcuno ha invece detto di aver scoperto all’ultimo di cosa si trattasse, di essersi ritrovato con una divisa in mano e di aver capito soltanto dopo aver visto il copione, e di essere rimasto per soldi. 

 

Il Cremlino sta mettendo davanti agli occhi dei russi le loro disperazioni e povertà. Non mancano però  le immagini di trionfo posticcio: il deputato Denis Maidanov ha registrato un video musicale in cui inneggia ai missili balistici intercontinentali Sarmat, che aiutano  a proteggere la Russia e a sconfiggere il nemico, che ha solo le sanzioni come armi a disposizione. Il testo è stato scritto dall’ex capo dell’agenzia spaziale russa, Roscosmos, Dmitri Rogozin, le immagini sono migliori in qualità rispetto a quelle dei video per i volontari, ma l’effetto patriottico è difficile da raggiungere. Ieri, mentre Maidanov inneggiava ai Sarmat, in Russia prendeva fuoco un nuovo gasdotto. 

 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.