Foto di Michael Sohn, via LaPresse 

trattative in commissione

Germania e Paesi bassi si oppongono a un Patto di stabilità a misura di ogni stato

David Carretta

La ricetta di Paolo Gentiloni e Dombrovskis in Europa è voltare la pagina dell'austerità: ma di fronte all'accordo ci sono due schieramenti contrapposti e non è detto che le idee più innovative presentate a Bruxelles, come la Golden rule verde, convinceranno i paesi più riluttanti

Bruxelles. La Commissione europea vuole voltare definitivamente la pagina dell’austerità, o più precisamente l’era delle regole fiscali mai applicate perché comportano un’austerità eccessiva per i paesi ad alto debito come l’Italia. È questo il senso della proposta presentata dai commissari Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni per la revisione della governance economica. Il Patto di stabilità del futuro dovrebbe essere costruito su misura di ciascuno stato membro. La titolarità delle scelte fiscali dovrebbe restare principalmente nelle mani dei governi nazionali, anche se con indicazioni della Commissione sugli sforzi da realizzare in quattro o sette anni. Il percorso di rientro del debito dovrebbe essere più lento rispetto a quanto previsto dalle regole introdotte durante la crisi del 2011-12.

 

I paesi che si impegnano a realizzare riforme e investimenti dovrebbero ottenere più tempo per risanare i conti. Una clausola di salvaguardia individuale dovrebbe permettere di sospendere le regole per singoli paesi che subiscono shock economici straordinari. Le sanzioni dovrebbero essere più lievi della multa dello 0,2 per cento di pil in vigore da dieci anni, ma mai inflitta. Allo stesso tempo, come in ogni “grand bargain”, c’è una contropartita. Le procedure per deficit e debito eccessivo previste dal Patto, e le sanzioni che le accompagnano, dovrebbero essere applicate in modo quasi automatico, senza lasciare margine discrezionale alla Commissione. I governi dovrebbero avere le mani parzialmente legate da un tetto ai bilanci nazionali grazie al nuovo indicatore dell’evoluzione netta della spesa. Le piccole deviazioni annuali dagli obiettivi fiscali, come quelle realizzate dall’Italia tra il 2015 e il 2019 grazie alla “flessibilità” concessa dalla Commissione, dovrebbero essere sommate per evitare che si accumulino grandi deviazioni.

 

Il condizionale è d’obbligo quando si parla di riforma del Patto di stabilità. Gli orientamenti presentati dalla Commissione non piacciono al ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner, per il quale “le regole devono essere applicate a tutti allo stesso modo”. La Germania è contraria ad accordi bilaterali per prolungare da quattro a sette anni il periodo per far scendere il debito dei paesi che si impegnano su riforme strutturali e investimenti. I negoziati all’Eurogruppo e all’Ecofin si annunciano delicati. Il ministro olandese delle Finanze, Sigrid Kaag, ha ribadito che “il controllo effettivo” del rispetto delle regole è essenziale. Quanto all’Italia – che dovrebbe essere uno dei principali beneficiari dell’allentamento delle esigenze sul debito – il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, ha chiesto “maggiore flessibilità” per gli investimenti. Non è escluso che debbano intervenire i leader in un Consiglio europeo. I campi che si oppongono sono gli stessi che si contrappongono sul price cap e la solidarietà finanziaria per la crisi dei prezzi dell’energia: Italia, Francia e Spagna da un lato, Germania e Paesi Bassi dall’altro. “Il mix energia e Patto di stabilità rischia di essere tossico”, spiega al Foglio una fonte europea. In ogni caso, una proposta legislativa formale sarà presentata dalla Commissione solo nel primo trimestre del 2023.

 

Per evitare di surriscaldare subito il dibattito, la Commissione non ha voluto svelare le cifre dello sforzo fiscale che dovranno realizzare i paesi ad alto debito come l’Italia. “Sarà un percorso graduale, plausibile e realistico”, ha assicurato Gentiloni: “Quello che conta per l’economia europea e per i mercati finanziari è che ci sia un trend di riduzione del debito. E penso che questo sia anche l’interesse di singoli paesi come l’Italia: che ci sia una tendenza credibile e plausibile alla riduzione”. Anche sulle sanzioni, si passerà “dal nucleare alle armi convenzionali”, ha spiegato Gentiloni. La Commissione ha rinunciato alle idee più innovative che erano state avanzate negli scorsi anni, come la Golden rule verde o la capacità fiscale della zona euro. Ma non è detto che basti per convincere Germania e Paesi Bassi.