Dietro la fake news sul golpe in Cina ci sono i trumpiani (e i loro amici)

Giulia Pompili

Che cosa c'entrano i Falun Gong, l'Epoch Times, Steve Bannon e Donald Trump con una notizia falsa che però continua a circolare

Dopo tutte le smentite arrivate nel fine settimana sul presunto colpo di stato in Cina, ieri Gordon Chang, commentatore politico americano noto soprattutto per il suo libro del 2001 “Il crollo imminente della Cina”, continuava ostinato a scrivere su Twitter: forse tutti gli aerei messi a terra erano un avvertimento del leader Xi Jinping ai suoi oppositori, oppure era un avvertimento dei suoi oppositori a Xi Jinping. Insomma, tutto o il contrario di tutto. Peccato che la notizia circolata venerdì sullo spazio aereo cinese chiuso al traffico  era una fake news.

Serviva a corroborare l’altra fake news ancora più importante, quella di “Xi Jinping agli arresti dopo un colpo di stato”, smentita  dai fatti: domenica è stata comunicata la lista completa dei delegati al 20° Congresso del Partito comunista cinese che si terrà “sotto la forte leadership di Xi” il 16 ottobre dove si menziona pure Xi  – e difficilmente ci sarebbe, se fosse davvero agli arresti. Xi Jinping è saldo al potere a Pechino, e il problema è che certe fake news non ci aiutano ad affrontare politicamente la potenza cinese. Perché da un lato c’è la disinformazione di Pechino, ormai arrivata a livelli di quella russa, che manipola e tenta di garantirsi il controllo della narrazione sulla Cina all’estero. Dall’altro lato ci sono le fake news sulla Cina, spesso fabbricate e diffuse da gruppi d’interesse anticinese manipolando gli attivisti e  i fuggitivi. La finta notizia sul “colpo di stato in Cina” è stata rilanciata da Jennifer Zeng, attivista ed esponente del gruppo spirituale cinese dei Falun Gong, perseguitato in Cina, che da anni fa attivismo anticinese anche con la diffusione di fake news, a volte in buona fede, altre volte meno.

 

 

L’anno scorso Kevin Roose del New York Times ha scritto l’inchiesta definitiva sui Falun e in particolare sul loro giornale, l’Epoch Times, giornale online e di carta diffuso gratuitamente soprattutto in America, che nel 2016, con l’arrivo di  Trump alla Casa Bianca, è stato rilanciato: oltre a una tradizionale linea anticinese, aveva iniziato a pubblicare articoli apologetici sulle gesta di Trump e a fare una martellante campagna sui social. E sono stati sempre i giornali americani a scoprire che Steve Bannon, l’ideologo di Trump, e il dissidente cinese milionario Guo Wengui, avevano creato una costosissima  macchina di propaganda online vicina a idee di estrema destra e a QAnon che sosteneva il rovesciamento della leadership di Pechino sostenendo  finanziariamente la disinformazione, cercando appoggi politici oltreoceano e trovando quasi sempre prede facili negli ambienti di destra europei. E’ un sistema che ha più a che fare con le teorie del complotto e QAnon, con la costruzione del Grande Nemico da Sconfiggere   che con la politica di contenimento della Cina.  Gordon Chang è un commentatore vicino a certe idee di Bannon e  Guo Wengui, ed è stato lui, a febbraio di quest’anno, a incontrare la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e a spiegarle la Cina e la causa di Taiwan. 

 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.