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Marin, giustamente, balla. Macron invece la notte costringe tutti a lavorare

Mauro Zanon

Mentre il primo ministro finlandese si fa immortalare in discoteca, il presidente francese conduce una vita appartata, asociale: “Non vede nessuno”. Il rito delle riunioni notturne e del mostrarsi in qualità di leader infaticabile

Parigi. Se uno potesse scegliere con chi fare serata, divertirsi e ballare fino all’alba tra Emmanuel Macron e Sanna Marin, rispettivamente presidente della Repubblica francese e primo ministro finlandese, la scelta cadrebbe probabilmente sulla seconda. E non solo alla luce degli ultimi video che la mostrano scatenata in un party con le amiche e in discoteca avvinghiata ad un uomo, forse due o addirittura tre, libera, solare e edonista come è giusto che sia una giovane donna, ma anche alla luce dell’inchiesta apparsa giovedì sul Point che racconta le “notti studiose” di Macron, molto meno cool e dionisiache di certe notti finlandesi, secondo quanto raccontato dagli stessi collaboratori e da alcuni vecchi compagni di strada dell’inquilino dell’Eliseo. “La notte è il suo momento, il suo mondo. Una forma di evasione dalla norma istituzionale, per avvicinarsi alle realtà”, ha dichiarato uno dei suoi ex consiglieri. Ma l’evasione dal ruolo politico e dai protocolli della République non è la stessa di Sanna Marin: avviene nello stesso recinto, quello dell’Eliseo, attraverso i famosi messaggi su Telegram e gli sms inviati a collaboratori più o meno stretti, ma anche a persone della società civile per restare in contatto con il paese, sentire il suo polso. “Dalle 20 alle 22, abbiamo due ore di pace. Ma a partire dalle 22.30, inizia il bombardamento di messaggi”, ha raccontato uno dei membri del gruppo Telegram presidenziale.

 

I messaggi notturni sono il canale più diretto con il presidente. Si aggiorna, argomenta e chiede notizie dei familiari perché si ricorda di tutto”, ha aggiunto un membro della sua cerchia. Macron ha individuato i tiratardi del suo entourage, quelli con cui sa di poter parlare anche fino alle tre di notte: il ministro della Difesa, Sébastien Lecornu, i suoi consiglieri politici Thierry Solère e Stéphane Séjourné, ma anche i fedelissimi della prima ora come Julien Denormandie e Ismaël Emelien, tra i principali artefici della vittoria di En Marche! nel 2017. A differenza della maggior parte dei suoi predecessori che, al termine della giornata, rientravano volentieri nelle proprie dimore (Mitterrand nel suo appartamento di rue de Bièvre, Sarkozy a Neuilly o nell’enclave dorata di villa Montmorency), Macron vive e dorme nel palazzo di rue du Faubourg Saint-Honoré, e bacchetta i suoi fedelissimi quando non hanno finito i loro compiti quotidiani, anche se l’orologio dell’Eliseo indica che sono le 3.30.

“È una casa monacale, il presidente lavora senza sosta”, ha commentato un habitué del palazzo. Da quando è diventato il più giovane presidente della Cinquième République, Macron ha portato avanti una vita da asceta, austera, ritmata da una disciplina pressoché militare, dove non c’è spazio per le pause, neanche nei periodi più calmi. Durante il picco della guerra in Ucraina, “ha moltiplicato gli spostamenti, nonostante fosse obiettivamente fuso”, ha detto in forma anonima al Point un suo collaboratore. “Voleva apparire da solo sulla scena, senza ministri. È costantemente nel culto delle performance. La sua volontà è quella di mantenere intatta l’immagine del leader infaticabile”, ha aggiunto.

Macron non è un presidente mondano. Anzi, è proprio il contrario. Ma questa assenza di contatto fisico con il mondo esterno al di fuori delle missioni presidenziali preoccupa chi lo conosce da tempo. “Vede pochissime persone. E questo, a mio avviso, è un problema”, ha detto al Point un conoscente di lunga data. “Il capo dello stato non ha vita sociale”, ha aggiunto un altro. Durante i viaggi all’estero, l’esigenza e l’iperattività notturna di Macron sono ancora più marcate. I ministri che facevano parte della delegazione del Consiglio italo-francese dello scorso novembre per la firma a Roma del Trattato del Quirinale si ricordano ancora della riunione convocata all’ultimo momento a Palazzo Farnese, sede dell’ambasciata francese in Italia. Il ricordo di un ministro: “Il presidente ha cominciato la riunione a mezzanotte e trenta. L’abbiamo vissuta come una punizione”. 

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