il ritratto

Nikolai Patrushev, l'uomo che vuole essere Putin

Catherine Belton

L'ex Kgb è “il diavolo che sussurra alle spalle” del presidente e da quando è iniziata l’invasione è sempre più presente sulla scena pubblica. Storia dell’ascesa paziente del silovik che parla e beve duro

Quando il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto l’ultima riunione del suo Consiglio di sicurezza prima di lanciare l’invasione dell’Ucraina, un falco del Cremlino sembrava dominare la stanza. Nikolai Patrushev, il potente segretario del Consiglio di sicurezza e stretto alleato di Putin dai tempi in cui erano insieme al Kgb di San Pietroburgo, aveva detto al presidente russo che gli Stati Uniti erano  dietro le tensioni nell’Ucraina orientale e cercavano di orchestrare il collasso della Russia. “Il nostro compito è quello di difendere l’integrità territoriale del nostro paese e di difenderne la sovranità”, ha dichiarato Patrushev in un discorso trasmesso in televisione. Patrushev, la cui posizione è equivalente al consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, esprimeva una visione da Guerra fredda che ha guidato la guerra di Putin. Da quando Putin ha ordinato l’invasione del 24 febbraio, prendendo alla sprovvista gran parte dell’élite del paese, Patrushev è diventato un avatar della linea dura per una Russia militarista. 

 

Mentre Putin sembrava annaspare nei primi tre mesi di conflitto – arrabbiato, sulla difensiva e quasi scomparendo alla vista – Patrushev ha fatto un passo in avanti per giustificare l’invasione e promuovere gli obiettivi della guerra russa. In una serie di interviste con i giornali russi, ha predetto il collasso dell’Europa sotto il peso di una crisi alimentare e migratoria a livello globale mentre l’Ucraina si sarebbe disintegrata in più stati. Ha fatto appello a un ritorno delle “tradizioni storiche” nel sistema educativo russo per generare “autentici patrioti”. Si è persino avventurato nella politica economica, chiedendo una “Perestrojka strutturale” – un riferimento alla riforma dell’èra sovietica – che in parte includerebbe un nuovo sistema sovrano per determinare il tasso di cambio del rublo. L’improvvisa comparsa di Patrushev, dopo oltre vent’anni come intermediario di potere dietro le quinte, ha sottolineato il suo ruolo di forza trainante del Cremlino. Per un po’ di tempo, ha anche sollevato interrogativi se stesse o meno cercando di prendere una posizione per sostituire Putin, tra le persistenti speculazioni sulla salute del presidente e il ritiro della Russia da Kyiv. 

 

Il portavoce del Cremlino Dmtri Peskov ha detto al Washington Post che l’ipotesi che il ruolo di Patrushev sia cambiato è “un’invenzione”. Patrushev è sempre stato attivo in linea con la sua “ampia sfera di autorità”, ha detto Peskov. “Di certo, il presidente è il presidente e, nelle condizioni dell’operazione militare speciale, svolge il ruolo di comandante in capo”, ha detto Peskov utilizzando il termine del Cremlino per l’invasione. Anche il portavoce del Consiglio di sicurezza, Evgeny Anoshin, ha negato il fatto che Patrushev stesse rivendicando un ruolo più importante. Patrushev “è un patriota. E’ un uomo di stato da molti anni devoto alla Federazione russa e a Putin”, ha detto. Nell’ultimo mese, Putin ha recuperato un po’ della sua precedente spavalderia, riorganizzando la campagna militare sulla conquista della regione orientale del Donbas in Ucraina e preparandosi a una lunga guerra di logoramento contro Kyiv – ed economicamente, contro l’occidente. Proprio la settimana scorsa, Putin ha detto ai legislatori che la Russia non ha nemmeno “iniziato seriamente” la sua guerra contro l’Ucraina e ha affermato che la sua campagna militare è “l’inizio di una rottura cardinale dell’ordine mondiale guidato dagli americani”. Ma nonostante Putin sia ritornato in forma in una serie di discorsi, rimangono interrogativi sulla sua salute – e Patrushev continua a prendersi gran parte delle responsabilità. 

 

Putin – che compirà sett’antanni quest’anno ed è un anno più giovane di Patrushev – non è stato fotografato mentre giocava a hockey sul ghiaccio, il suo sport preferito, alla partita di capodanno con Aljaksandr Lukashenka, il presidente bielorusso. A maggio, per la prima volta in dieci anni, Putin non ha partecipato alla partita di gala annuale della Russia night hockey league. Ha fatto un solo viaggio all’estero dall’inizio della guerra – la visita in Tagikistan e poi ad Ashgabat, in Turkmenistan, a giugno per il summit dei cinque stati che affacciano sul mar Caspio, dove, ancora una volta, si è tenuto visibilmente a gran distanza dalle sue controparti, sedute attorno ad un enorme tavolo rotondo. Patrushev, invece, ha attraversato l’ex Unione sovietica, in visita di recente a Yerevan, in Armenia, a giugno per un summit dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva – la risposta della Russia alla Nato. In quell’occasione, ha attaccato gli Stati Uniti per la loro “sconsiderata espansione della Nato” e ha affermato come stia cercando di rompere l’integrazione eurasiatica e trasformare i paesi nella regione in “paesi fantoccio, coloniali, proprio come l’Ucraina”. Patrushev ha anche preso l’iniziativa di difendere Kaliningrad, l’exclave russa, minacciando “serie” ritorsioni per il blocco delle forniture di transito attraverso la Lituania a causa delle sanzioni imposte dall’Unione europea. A luglio, in un summit sulla sicurezza nell’Estremo oriente russo, si è avventurato nel settore della sicurezza energetica, propria di Putin, facendo appello alla riduzione della “partecipazione straniera in progetti significativi per il settore energetico russo”, dichiarando che la Russia avrebbe raggiunto il uso obiettivo di “smilitarizzare” l’Ucraina. 

 

L’ascesa di Patrushev sottolinea l’influenza della linea dura degli ex uomini del Kgb, che da oltre vent’anni combattono con i tecnocrati di orientamento liberale per arrivare all’orecchio di Putin. Quando Putin ha iniziato l’invasione, sembrava che “il momento di Patrushev fosse arrivato”, ha detto Tatiana Stanovaya, la fondatrice della società russa di analisi politica  R. Politik. “Le sue idee sono alla base delle decisioni prese da Putin. E’ una delle poche figure che Putin ascolta. Le lunghe interviste di Patrushev – e i suoi recenti viaggi – dimostrano che lui è “l’unico autorizzato a spiegare e chiarire i pensieri di Putin”, ha detto Andrei Kolesnikov, senior fellow al Carnegie Endowment for International Peace. “Non tutti sono autorizzati a farlo. Non tutti lo sanno”. Anche quando parla il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, non è chiaro se stia parlando per conto di Putin. “I diplomatici spesso provano a indovinare. Non sanno cosa vuole Putin, mentre Patrushev sì”, dice Kolsnikov.  

 

Da quando Putin è stato nominato capo dell’Fsb nel 1998, l’agenzia successiva al Kgb, e ha iniziato la sua rapida ascesa alla presidenza russa, Patrushev è sempre stato   al suo fianco. Secondo Mark Galeotti, professore onorario  alla School of Slavonic and East European Studies della  University College London, Patrushev è stato a lungo “il diavolo sulla spalla di Putin che gli sussurrava veleno nell’orecchio”. Secondo una persona un tempo vicina a entrambi gli uomini, Patrushev è un silovik – termine che significa “uomo di forza” ed è usato in Russia per descrivere gli attuali ed ex funzionari di sicurezza al potere – che beve e parla duro, che ha forgiato la sua visione del mondo durante la Guerra fredda e che è cambiata poco dalla caduta dell’Unione sovietica, specialmente nella sua ostilità nei confronti degli Stati Uniti. “E’ un super Kgb sovietico”, ha detto la persona, parlando, come tutte le altre, a condizione di anonimato per timore della propria sicurezza. “Comprende tutto come se l’Unione sovietica esistesse ancora, e vede se stesso in questi termini”. 

 

Patrushev ha prestato servizio per la prima volta al fianco di Putin quando lavoravano nella divisione di controspionaggio del Kgb in quella che era Leningrado, oggi San Pietroburgo, negli anni Settanta. Patrushev si trasferì a Mosca due anni prima di Putin, servendo in incarichi di rilievo nel quartier generale dell’Fsb nell’edificio della Lubyanka. Quando Putin improvvisamente ha scavalcato Patrushev per diventare capo dell’Fsb, Patrushev fu invidioso, ha detto la persona vicina a entrambi gli uomini. “Putin non era nessuno. Putin era un tenente colonnello, e Patrushev era già un colonnello generale”. Un ex alto ufficiale del Kgb che ha lavorato con Putin è d’accordo. “Patrushev  era più anziano e più alto nei ranghi. Ma Putin prese il suo posto perché era più vicino al presidente Boris Eltsin”, ha detto questa persona. Più tardi, quando Putin venne scelto da Eltsin per diventare primo ministro, Patrushev prese il posto di Putin come capo dell’Fsb. Da quel momento, Patrushev si assicurò sia che Putin rimanesse al potere sia di controllarlo, ha detto la persona vicina a entrambi gli uomini. Da tempo ci si domanda se Patrushev, come capo dell’Fsb, possa aver avuto un ruolo nella serie di attentati mortali negli appartamenti nel 1999, che uccisero più di 300 persone e che furono attribuiti ufficialmente a terroristi ceceni. La rapida risposta di Putin come primo ministro – una nuova guerra russa in Cecenia – lo elevò da burocrate poco conosciuto a eroe nazionale, contribuendo a spingerlo alla presidenza mesi dopo. Le indagini del ministero degli Interni che hanno collegato un tentativo di attentato in un appartamento all’Fsb vennero rapidamente chiuse da Patrushev, che ha affermato come l’attentato non fosse stato altro che “un’esercitazione” per testare la vigilanza dei residenti. Il Cremlino ha negato qualsiasi ruolo dell’Fsb negli attentati. 

 

Negli ultimi due anni, Patrushev è stato uno dei pochi consiglieri stretti con accesso regolare al presidente, dicono fonti interne di Mosca, consolidando la sua influenza su Putin. “Patrushev ha i suoi personali rapporti con Putin. Era il suo capo. E’ più anziano. Per Putin, queste cose sono importanti”, ha detto un uomo d’affari moscovita molto introdotto. Patrushev era tra i pochissimi consiglieri di sicurezza che probabilmente erano a conoscenza della decisione di Putin prima che l’invasione avesse inizio, ha detto Stanovaya. E quasi cinque mesi dopo, nessuno dei due vede – o vuole vedere – una via d’uscita. “Putin ha bisogno che la guerra continui”, ha detto l’uomo d’affari moscovita. “In condizioni di guerra, può controllare la società. Se c’è pace, le persone inizieranno a farsi domande sul perché le loro vite sono così brutte”.


Copyright Washington Post
(traduzione di Priscilla Ruggiero)