(Foto di Ansa) 

Editoriali

Hong Kong non è più Hong Kong

Il Regno Unito sa di avere grandi responsabilità sulla morte dell'ex colonia e impara una lezione: con un paese autoritario non si tratta basandosi sulle promesse

Le celebrazioni per i 25 anni dell’handover saranno blindatissime. Domani a Hong Kong, quando ci sarà la cerimonia per ricordare “il ritorno alla madrepatria” dell’ex colonia inglese, sarà presente perfino il leader Xi Jinping con sua moglie Peng Liyuan. E’ la prima volta sin dall’inizio della pandemia che il leader esce dai confini nazionali, ma la verità è che non sta davvero uscendo dai confini nazionali. Perché sin dall’introduzione della legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, imposta due anni fa da Pechino per sedare le proteste autonomiste e democratiche, l’ex colonia inglese è stata completamente cancellata, distrutta: non è più una regione autonoma, se non nominalmente. Con 25 anni di anticipo – quel 1° luglio del 1997 il Regno Unito e la Repubblica popolare cinese firmarono un accordo che garantiva l’autonomia a Hong Kong per i successivi cinquant’anni – la Cina sta facendo quello che vorrebbe fare con Taiwan: sedare i ribelli, rinnovare l’obbedienza al Partito unico.

   

Hong Kong è un pezzo importantissimo dell’identità cinese, del Sogno cinese di Xi Jinping, ed è anche per questo che le nuove generazioni cresceranno nella paura e nella censura, studiando su libri di scuola che negano oppure trasformano il passato a favore di propaganda. Per esempio, Hong Kong non è mai stata una colonia inglese (lo è stata per 150 anni!), Londra in realtà avrebbe solo esercitato un potere illegittimo. Quel primo luglio del 1997, in molti, nella colonia, lasciarono la propria città perché sapevano che Pechino non avrebbe mai tenuto fede alle sue promesse di autonomia. Un tempo rifugio di intellettuali dissidenti e di una cultura che metteva in contatto oriente e occidente, la legge sulla sicurezza nazionale di due anni fa ha dato il colpo fatale alla speranza di una ulteriore apertura al mondo della Cina. Senza che l’occidente potesse far nulla. Ma imparando una lezione: con un paese autoritario non si tratta basandosi sulle promesse. E il Regno Unito sa di avere grandi responsabilità sulla morte di Hong Kong.

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