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un foglio internazionale

Il Top Gun è invecchiato, insieme all'egemonia americana

Da inno alla potenza militare dell'America nell’èra Reagan a manifesto di pessimismo oggi: gli Stati Uniti allo specchio di un film di successo

L’ultimo film di Tom Cruise, ‘Top Gun: Maverick’, è arrivato nelle sale con un impeccabile tempismo geopolitico. Il presidente Biden ha incontrato i leader di Australia, Giappone e India a Tokyo martedì (24 maggio, ndt), dopo avere visitato la Corea del Sud. Il presidente americano intendeva rassicurare i partner del coinvolgimento del suo paese nella regione, nonostante l’attenzione dell’America sia sempre più rivolta alla guerra lunga e sanguinosa in Ucraina”. Così inizia l’analisi di James Crabtree, sul Financial Times del 27 maggio, che guarda al significato geopolitico del nuovo film di Tom Cruise.

 

Il primo “Top Gun”, uscito nel 1986, è stato “un inno alla potenza aerea e militare americana dell’era Reagan” ed è diventato uno dei film di maggiore successo nella storia di Hollywood. Quegli anni coincisero con la scalata al potere di Gorbaciov a Mosca, l’inizio della fine della Guerra fredda e l’affermazione della supremazia globale americana. Tom Cruise diventò il volto dell’egemonia militare statunitense e il simbolo di una grande fiducia verso il futuro. Il sequel, “Top Gun: Maverick”, esprime una visione meno ottimista. I simboli sono rimasti gli stessi: la giacca di pelle, gli occhiali da sole e la motocicletta Kawasaki Ninja. Ma il protagonista Maverick, che nel frattempo è diventato un insegnante in un istituto dell’aviazione americana in California, esprime una certa malinconia per non avere fatto la carriera che si sarebbe meritato. Nonostante Tom Cruise sia invecchiato bene e faccia di tutto per mascherare l’età, gli spettatori notano che gli anni sono passati e il declino di questo sex symbol americano richiama inevitabilmente a un’epoca in cui sia lui che il suo paese erano più giovani e vitali.

 

La differenza di fondo tra i due film è che il secondo trasmette ansia e molti dubbi sulla durabilità del potere americano. Secondo il Fiunancial Times, il sequel è “un’elegia” del declino statunitense. L’analista Crabtree, che dirige la sezione asiatica dell’International Institute for Strategic Studies, ha assistito al film in anteprima a Singapore assieme a molti militari americani in missione. L’ambasciatore statunitense ha tracciato un parallelo tra “Top Gun” e gli sforzi del suo paese per tutelare “l’ordine globale basato sulle regole” e garantire la “pace, sicurezza, libertà e apertura dell’Indo Pacifico”. Il messaggio di fondo del primo film era che uomini come Maverick permettevano agli Stati Uniti e al suo esercito di controllare il mondo.

 

Nel sequel tutto ciò appare meno ovvio, innanzitutto perché la potenza tecnologica americana è in declino, anche se il film contiene pochi riferimenti espliciti all’ascesa cinese. Il paese non viene mai criticato – il film è stato prodotto anche grazie agli investimenti della compagnia cinese Tencent – ma la crescente tensione tra Washington e Pechino è un importante elemento di contesto. Alcuni analisti americani, come l’ex vice assistente segretario di stato alla Difesa Elbridge Colby, hanno lodato il ritorno di “Top Gun”, sostenendo che il film sia il manifesto di ciò che serve all’America per tornare a essere una potenza globale. Questa è grosso modo la tesi di Colby: i film americani nell’ultimo decennio erano ambientati tra le montagne dell’Afghanistan o sulle strade dell’Iraq perché la priorità della politica estera era la lotta al terrorismo. Ma ora siamo in una nuova fase, in cui Washington deve investire di più nella tecnologia e rafforzare la sua presenza nell’Indo Pacifico per competere con la Cina.

 

“‘Top Gun: Maverick’ non è l’unico film a esprimere il timore di un’eclissi tecnologica statunitense dinanzi alla rapida ascesa della Cina. Il romanzo ‘2034’ scritto dal veterano Elliott Ackerman e dall’ammiraglio pluridecorato James Stavridis esprime una preoccupazione simile”. I due autori immaginano un conflitto tra Washington e Pechino scatenato dall’invasione cinese di Taiwan. Alla fine sono i cinesi a vincere grazie alla loro superiorità tecnologica.

 

Secondo il quotidiano londinese, “Top Gun: Maverick” è per lo più un “esercizio nostalgico” in cui vecchi piloti mostrano il proprio valore manovrando aerei tradizionali. Da un punto di vista militare, questa visione è anacronistica dato che, al giorno d’oggi, le battaglie aeree sono una rarità. “Gran parte degli strateghi militare che osservano i conflitti in Asia vedono una guerra tecnologica alle porte. Il futuro sta arrivando, e gli aviatori sbruffoni che atterrano sulle portaerei avranno un ruolo molto più marginale rispetto al passato”.

 

Il film ci fa tornare in mente un’era geopolitica più semplice, in cui gli Stati Uniti erano una potenza egemonica quasi senza rivali. Al giorno d’oggi, anziché il declino dell’Unione sovietica, l’America deve fronteggiare due avversari determinati come la Cina e la Russia. “Di fronte a questa sfida, l’America sta diventando una potenza più ansiosa che adesso teme il suo declino. L’invecchiamento del protagonista e l’abbigliamento vintage, rendono l’idea della vulnerabilità americana. Cruise resta un personaggio affascinante e piacevole da guardare, e cerca disperatamente di dimostrare che lui e il suo paese restano quelli di prima. Pochi spettatori – sia a Pechino che a Washington – ne resteranno convinti”.

Traduzione di Gregorio Sorgi