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amici del Cremlino

Il libro di Browder spiega l'inganno del putinismo da talk-show

Yoram Gutgeld

Dopo aver operato in Russia per tutti gli anni '90, l'ex businessman si mise contro Vladimir Putin e il sistema degli oligarchi. Un suo saggio, Freezing Order, racconta come funzionano le reti russe (economiche, politiche e sociali) in occidente

Al direttore - È appena uscito il secondo libro di Bill Browder, “Freezing Order”. Il libro, purtroppo al momento non ancora tradotto in italiano, è una lettura estremamente utile per capire chi è davvero Putin. Lo introduco raccontando un piccolo aneddoto. L’altro giorno mi è capitato di ascoltare un invitato ad un talk-show liquidare le obiezioni degli altri ospiti con uno squalificante “ma voi siete semplicemente assoldati, dagli Usa, dalla finanza, dai produttori di armamenti”. Si potrebbe reagire a questo svalvolato complottismo con un ironico: “E i Savi di Sion, no?”. Invece l’episodio ci può aiutare a comprendere il valore di questo prezioso libro.

 

Serve innanzitutto una breve premessa. Chi è questo singolare personaggio?  Browder ha operato nel mercato finanziario russo negli anni 90 fino all’inizio degli anni 2000. Anziché adeguarsi alle prassi cleptocratiche delle autorità russe, le ha denunciate. Conseguentemente, lui e i suoi collaboratori sono stati perseguitati ferocemente da Putin e dal suo regime. Browder ha reagito combattendo. E’ riuscito a convincere i governi e i parlamenti occidentali ad adottare una legislazione che permettesse di sanzionare chi è responsabile di gravi violazioni dei diritti umani. Si chiama “Legge Magnitsky”, in onore del suo avvocato, brutalmente ucciso nel carcere russo.

 

Il libro racconta la sua battaglia decennale e documenta, tra le altre cose, l’esistenza di molteplici collaborazionisti occidentali assoldati da Putin per proteggere i suoi interessi. La rete comprende i soggetti più insospettabili: prestigiosi studi legali e parlamentari americani, deputati del Parlamento europeo, le più importanti banche scandinave, dirigenti dell’Interpol.  Nel 2006 è stato ucciso a Mosca Andrei Kozlov, il vicegovernatore della Banca centrale russa e capo della vigilanza bancaria. Qualche settimana prima aveva revocato la licenza bancaria a una piccola banca russa sospettata di riciclare denaro attraverso due oscure filiali estoni di banche scandinave, tra cui la danese Danske Bank. Eliminato Kozlov, l’inchiesta sul riciclaggio è stata poi insabbiata dalle autorità di vigilanza russe ed estoni.

 

Grazie anche agli sforzi di Browder, 12 anni dopo, nel 2018, la Danske Bank è stata costretta ad avviare un audit interno, che ha rivelato che nel decennio precedente la singola filiale di Tallin ha riciclato 234 miliardi dollari di proventi illeciti della cleptocrazia russa. Browder stima il riciclaggio complessivo di Putin e i suoi sodali in oltre 100 miliardi di dollari all’anno. Questo gigantesco flusso di denaro, apparentemente controllato ai livelli più alti, è una chiave di lettura importante per capire Putin e per interrogarsi su alcune questioni che riguardano  la guerra in Ucraina, come per esempio le difficoltà di limitare l’acquisto di fonti energetiche dalla Russia. Il testo documenta anche come agisce la macchina di rovesciamento della realtà russa, che vittimizza i carnefici e mette le vittime sul banco degli imputati.

 

E’ illuminante il racconto di un regista russo già premiato al festival di Cannes per un film “anti Putin” (e quindi credibile) e assoldato per produrre un film che attribuisse a Magnitsky e a Browder l’evasione fiscale scoperta e denunciata da loro stessi. Seguendo la stessa strategia di disinformazia, il procuratore generale russo ha rinviato a giudizio per la “rovesciata” evasione fiscale lo stesso Magnitsky, già morto (!), e ha cercato di costringere la vedova ad ammettere per conto del marito defunto la sua colpevolezza. Neanche Kafka si sarebbe potuto immaginare una tale obbrobriosa assurdità. Anche Browder è stato rinviato a giudizio e condannato a 18 anni di carcere sempre per l’evasione fiscale cleptocratica che lui stesso aveva denunciato. Nel 2018 è stato addirittura arrestato a Madrid con un mandato di cattura emanato dall’Interpol su richiesta russa.

 

Qualche zelante collaboratore si era messo all’opera e, solo grazie a un coro di proteste internazionali, Browder ha evitato l’estradizione. Quindi c’è chi assolda e ci sono gli assoldati. Il libro è colmo di altri sorprendenti esempi. Ma veniamo a noi. Personalmente non nutro nessun sospetto nei confronti dei vari casi umani che popolano i nostri programmi televisivi e che recitano tesi putiniane. Il presidente russo, come qualcuno dice, forse è impazzito, ma non fino al punto di assoldare questi casi umani. La questione riguarda invece i conduttori dei nostri talk-show. Naturalmente, hanno il diritto di invitare chi vogliono, ma l’onestà intellettuale sconsiglierebbe loro di “giustificarsi” appellandosi al “diritto di parola di tutti”, o al “pluralismo delle opinioni”.

 

Alcuni di questi ospiti sono semplicemente indispensabili per confezionare il prodotto del talk-show, cioè un circo mediatico di intrattenimento fra lo scandaloso e l’allarmistico. Ma chiedere di spogliarsi dall’ipocrisia che il loro sia un prodotto di informazione sarebbe forse troppo. Viceversa, ci sembra legittimo chiedere loro di ricordare più spesso e con più convinzione che in questa guerra la macchina di propaganda russa è molto più performante di quella militare. Armata di collaboratori assoldati (spesso segretamente), mezzi di ricatto e collaudate tecniche di disinformazione, riesce a distorcere la realtà e a influenzare l’opinione pubblica nell’occidente. E il libro di Browder è un ottimo mezzo per renderci più consapevoli dell’inganno che rischiamo di subire.

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