Verso il mid-term

In Vermont fa furore Brock Pierce, un crypto-libertarian, tendenza Bannon

Giulio Silvano

Le elezioni di mid-term che si terranno a novembre saranno importanti per capire come la popolazione sta giudicando l’operato di Biden, e per vedere se c’è spazio per un trumpismo di ritorno alle prossime presidenziali

Come tutti gli stati americani anche il Vermont ha due rappresentanti al Senato. Il primo è l’indipendente Bernie Sanders, la cosa più vicina al socialismo istituzionale americano, che ha perso per non molto le ultime due primarie democratiche. L’altro è Patrick Leahy, eletto per la prima volta nel 1974 che ruppe la lunga tradizione repubblicana del Green Mountain State e inaugurò una lunga stagione liberal; qui Obama ebbe tra le percentuali più alte: il 68 per cento contro John McCain e il 67 contro Mitt Romney. L’ottantunenne Leahy, appassionatissimo di Batman – ha fatto diverse apparizioni anche nei film di Nolan – è in Senato da quasi cinquant’anni, un record, e dopo qualche problemino medico legato all’età ha deciso che non si ricandiderà alle elezioni di mid-term che si terranno a novembre. “E’ arrivato il momento di passare il testimone al prossimo vermonter”, ha detto in autunno. 


In attesa delle primarie di partito, le sfere democratiche hanno paura di poter perdere un loro posto sicuro in Senato, considerato che la rielezione di Leahy sarebbe stata praticamente automatica. Da qualche mese sono iniziati a saltare fuori i nomi per sostituire il veterano di Capitol Hill. L’unico candidato indipendente, Brock Pierce, sta iniziando a far parlare di sé. Pierce non ha quasi alcun legame con il Vermont e ha alle spalle una carriera bizzarra, e tipicamente americana. Da bambino ha fato l’attore in film Disney come “Stoffa da campioni”, su una squadra di hockey, e il suo sequel, “Piccoli grandi eroi”, per poi avere un ruolo da protagonista in “First Kid - Una peste alla Casa Bianca” dove interpreta il figlio ribelle del Presidente degli Stati Uniti. Lasciando il cinema da teenager, nel ’98 ha fondato con degli amici una start up, una piattaforma video su internet pre banda larga, finendo poi invischiato in un processo per aggressione sessuale. Successivamente la stampa ha provato a collegarlo anche a Jeffrey Epstein. Pierce poi nei primi anni dieci si è pioneristicamente buttato sui Bitcoin, fondando Blockchain Capital e la criptovaluta Tether, e venendo inserito da Forbes nel 2018 nella prima Top20 dei ”crypto rich”. Multimilionario – e alcuni dicono miliardario – col suo look da Kid Rock ripulito, un po’ hipster un po’ redneck, si è candidato all’ultimo momento alle scorse presidenziali, “per capirne i meccanismi”, ha detto. Ma questa volta in Vermont fa sul serio, tanto che l’altro giorno Politico ha rivelato esserci informalmente Steve Bannon dietro la sua campagna. L’evolista, ex Breitbart, ex Goldman Sachs, scaricato da Trump, continua a fare i suoi giochi dietro le quinte, avendo capito il potenziale mediatico ed economico di questi crypto-libertarian anti establishment. “I politici si stanno rendendo conto che ci sono dei voti dietro alle crypto”, ha scritto qualche giorno fa il Financial Times. Pierce, che ha 41 anni, è un tecno-rottamatore, convinto che nel sistema politico la tecnologia abbia troppa poca rilevanza e che i vecchi politici che non “sanno mandare le mail” nel 2022 verranno spediti a casa da una nuova generazione. “L’innovazione è la risposta a quasi tutti i nostri problemi”, ha detto.  


Ma Brock Pierce non è solo un personaggio colorito per la stampa, autentico rappresentante del suo tempo, ecologista antisistema circondato da spin doctor della destra populista (come Boris Epshteyn e Steven Cheung, ex consiglieri di Trump), è anche un canarino da miniera per il 2024. Oltre che per decidere chi avrà il controllo di Camera e Senato, le elezioni di novembre 2022 saranno importanti per capire come la popolazione sta giudicando, e giudicherà, le azioni e l’atteggiamento di Biden rispetto all’invasione Russa dell’Ucraina, e per vedere se c’è spazio per un trumpismo di ritorno alle prossime presidenziali. Servirà a capire se l’ondata antisistema è morta con i vichinghi al Campidoglio e se il Partito repubblicano si è liberato finalmente dal virus arancione per tornare a essere il partito di Reagan e di Lincoln.