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Una proposta alternativa

Pagare i soldati russi per deporre le armi: mettiamo dollari nei nostri cannoni

Alberto Forchielli e Fabio Scacciavillani

Una ricompensa di 50 mila dollari e anche una nuova identità con residenza permanente in un altro paese. Ecco un programma che costerebbe all'occidente meno di quanto spende per la guerra e per l'accoglienza dei rifugiati

Per porre fine al conflitto in Ucraina i paesi occidentali dovrebbero adottare una strategia fuori dagli schemi, potenzialmente molto più rapida, meno onerosa e soprattutto meno cruenta. L’elemento chiave in ogni conflitto è il morale delle truppe: essere disposti a immolarsi richiede convinzione, coraggio e determinazione. Al contrario si moltiplicano i segni che le truppe russe in Ucraina siano demoralizzate, disorganizzate e fiaccate da una guerra fratricida a cui erano impreparate. Pertanto si dovrebbe far leva sul loro crescente rifiuto di combattere.


 

In concreto, proponiamo un programma per indurre i soldati russi a deporre le armi. Si dovrebbe offrire a chi sventola bandiera bianca una ricompensa di 50 mila dollari e, se lo richiede, anche una nuova identità con residenza permanente di un paese dell’Ue o degli Usa dove iniziare una nuova vita. I soldati andrebbero incentivati non solo ad abbandonare l’esercito, ma anche a consegnare materiale bellico. munizioni, carri armati, blindati, elicotteri, aerei, rampe di lancio. Per esempio pagando 70 mila dollari per ogni carro armato, 100 mila per un elicottero, 300 mila per un camion con rampa di missili, 1 milione per un aereo. Un trattamento economico generoso andrebbe proposto a ufficiali di grado superiore capaci di fornire elementi per sterilizzare le capacità offensive degli invasori.  
 

Quanto costerebbe tale programma? Una frazione del costo delle operazioni belliche e di assistenza ai profughi. La spedizione contro l’Ucraina ha coinvolto circa 200 mila soldati russi. Secondo stime attendibili, tra morti, feriti e disertori l’esercito di Putin avrebbe già perso 40-50 mila effettivi. Per ogni soldato in prima linea ne occorrono un paio nelle retrovie per il supporto logistico, le comunicazioni, l’assistenza ai feriti. Quindi, se si riuscisse a convincere tra  30 e 50 mila soldati russi a deporre le armi, con una spesa massima di  2,5 miliardi di dollari il disfacimento del corpo di spedizione russo sarebbe assicurato. Aggiungendo i costi amministrativi e le spese per il materiale bellico (70 milioni per mille carri armati, 100 milioni per 100 aerei, etc,) si dovrebbe mettere in bilancio approssimativamente un altro miliardo, a esagerare un miliardo e mezzo. Insomma, con meno di 4 miliardi di dollari si potrebbe bloccare una guerra sanguinosa, con distruzioni insensate, e lo strazio di milioni di ucraini innocenti.

 

Che probabilità di successo ha questo piano? Esempi passati non esistono, ma è improbabile che i soldati russi, già decimati e stremati, sentano un’insopprimibile pulsione a immolarsi per il Donbas. O vogliano sacrificarsi per la gloria di un satrapo circondato da oligarchi parassiti, sodali corrotti  e generali che magari hanno intascato i fondi destinati a ricambi e munizioni e li mandano al macello. A ogni modo  la notizia dell’offerta, una volta diffusa da Radio Fante, produrrebbe un effetto dirompente sull’operatività dell’esercito russo. I sospetti e le tensioni tra commilitoni sarebbero incontrollabili: nessuno potrebbe più fidarsi ciecamente dell’altro durante gli scontri. Non sapere se il carro armato vicino rimane al tuo fianco o si allontana per arrendersi o magari ti spara addosso per proteggersi la fuga, farebbe serpeggiare un’incertezza devastante.

 

Se disertassero intere unità il morale crollerebbe e l’emulazione dilagherebbe. Per accelerare la dissoluzione dell’esercito invasore, i premi potrebbero essere più allettanti nei primi cinque giorni e l’offerta dovrebbe avere una scadenza di 15 giorni al massimo. Abbastanza tempo per pensarci e organizzarsi, ma instillando la consapevolezza che chi non decide in fretta si ritroverà a subire gli attacchi del nemico in un esercito sguarnito, affamato e privo di rifornimenti. Per concludere, lasciamo immaginare l’umiliazione di Putin e della sua cerchia mentre assiste in mondovisione allo sfacelo di un esercito, spocchiosamente esibito come macchina da guerra perfetta e implacabile. La parata militare del 9 maggio sulla Piazza Rossa evocherebbero al più una fantozziana corazzata Potëmkin.
 

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