Chi andrà a sostituire Jean Castex per il ruolo di primo ministro francese

Mauro Zanon

I ritratti di Julien Denormandie, Elisabeth Borne, Christine Lagarde e Sébastien Lecornu. Le ultime indiscrezioni su chi prenderà le redini del prossimo quinquennio

Emmanuel Macron è alla ricerca della “perla rara”, scrive il Parisien, per il ruolo di primo ministro del prossimo quinquennio, che andrà a sostituire Jean Castex. “Sarà una settimana pop-corn”, assicura divertito un habitué dell’Eliseo, perché dietro le quinte andrà in scena lo scontro tra l’ala sinistra della macronia, che invoca un riequilibrio dopo un primo quinquennio giudicato a tinte troppo golliste, e un’ala destra che, sulla base dei risultati del primo turno, e in particolare sulla valanga di preferenze raccolte dai candidati identitari (Marine Le Pen, Éric Zemmour e Nicolas Dupont-Aignan), fa notare che il paese non è mai stato così tanto a destra e che dunque bisogna pescare da quel lato. Ecco di seguito i nomi dei quattro favoriti, secondo le ultime indiscrezioni, per prendere le redini del prossimo governo.

Julien Denormandie, il pasdaran

Ex sottosegretario per la Coesione dei territori, poi ministro della Città e delle Politiche abitative e infine dell’Agricoltura, Julien Denormandie è un fedelissimo dell’inquilino dell’Eliseo fin da quando quest’ultimo era al ministero dell’Economia durante la presidenza Hollande. 41 anni, padre di quattro figli e con il cuore piuttosto a sinistra, Denormandie è un “bosseur”, secondo tutti, ossia un gran lavoratore, ed è l’unico del dream-team di quarantenni che ha costruito la vittoria di En Marche! verso cui Macron nutre un affetto quasi paterno. “Julien ha molte idee. È una delle rare persone che si permette di contraddire il presidente e quest’ultimo lo ascolta”, assicura una macronista. I più perfidi dicono che assomiglia troppo all’inquilino dell’Eliseo, che è quasi un clone, ma meno bravo. 

Elisabeth Borne, la signora di ferro

Donna, con una sensibilità green e cresciuta nella gauche. Elisabeth Borne, attuale ministra del Lavoro, dopo esserlo stata dei Trasporti e della Transizione ecologica, è l’altro nome che circola con insistenza per il ruolo di primo ministro.  “Sarebbe un ottimo premier e da parte di Macron sarebbe un gesto significativo nominare una donna”, ha dichiarato un pezzo grosso dell’esecutivo al Figaro. Ex prefetto della regione Poitou-Charentes, prima di diventare ministra è stata la capa di gabinetto di Ségolène Royal al dicastero dell’Ecologia. Gli ammiratori della Borne mettono in rilievo la sua fermezza, il suo rigore e le sue competenze nella gestione dei dossier. I detrattori, invece, la giudicano troppo tecnocrate e asettica: “È fredda come il ghiaccio e rischia di far fuggire gli elettori”.

Christine Lagarde, l’ipotesi “guest-star”

A gennaio, il principale quotidiano economico francese, Les Echos, affermava che Nicolas Sarkozy avrebbe suggerito a Macron il nome di Christine Lagarde, sua ex ministra dell’Economia, per lo scranno di Matignon. L’ex dirigente del Fondo monetario internazionale, oggi al vertice della Banca centrale europea, ha un cv prestigioso e beneficia di una statura internazionale che farebbe comodo alla macronia, soprattutto per le negoziazioni a livello comunitario. Cresciuta nell’ex Ump, oggi Républicains, Lagarde ha lo stesso percorso di Castex e sarebbe perfetta per continuare il suo lavoro. Ma alcuni osservatori fanno notare: dov’è la fibra verde in Lagarde? Il riferimento è alla frase pronunciata da Macron durante il suo meeting a Marsiglia, quando disse che il suo “prossimo primo ministro sarà direttamente incaricato della pianificazione ecologica”.

Sébastien Lecornu, l’invitato a sorpresa

Ministro dei Territori d’oltremare, Sébastien Lecornu si è formato nel gollismo, prima di abbracciare il macronismo nel 2017. È stato segretario di stato presso il ministero dell’Ecologia guidato dall’icona green Nicolas Hulot, poi ministro con delega alle Collettività territoriali, e infine ministro dei Territori d’oltremare molto apprezzato da Macron. “Il presidente lo trova talentuoso, è l’anti-tecnocrate e ha un vero senso politico. È una sorta di Jacques Chirac più giovane”, afferma un habitué dell’Eliseo. Nel 2019, è stato designato assieme alla collega Emmanuel Wargon per organizzare i grands débats, i meeting-maratona in giro per la Francia attraverso i quali l’inquilino dell’Eliseo ha superato la crisi dei gilet gialli.