il rovescio della medaglia

Da strumento di verità alla propaganda. Chi sono i fact checker di Putin

Pietro Minto

Il fact-checking e il debunking, in pandemia e in guerra, tendono a mescolarsi nuocendo all'affidabilità delle notizie

La differenza tra fact-checking e debunking c’è, è sottile ma importante. Il primo significa letteralmente “controllo dei fatti” e indica una prestigiosa pratica giornalistica – perlopiù anglosassone – con cui si fa un doppio e triplo controllo dei fatti e delle dichiarazioni contenute in un articolo. Una sorta di controllo qualità prima della stampa. Il secondo indica la scientifica dimostrazione di falsità di una notizia, e si applica a storie incerte e traballanti, che vanno smontate quasi a priori.

Eventi come la pandemia e la guerra in Ucraina hanno dimostrato come, nell’epoca dei social media, i due fenomeni tendano a mescolarsi. Ed è  così che il doveroso controllo dei fatti può sporcarsi, trasformandosi in disinformazione e addirittura in propaganda, quando viene strumentalizzato a dovere. 

Lo abbiamo visto lo scorso mese, quando Daniil Bezsonov, funzionario della regione separatista filorussa in Ucraina (l’autoproclamata Repubblica popolare del Donetsk), ha pubblicato sul suo account Twitter un video intitolato: “Come vengono costruiti i fake ucraini”. Il contenuto, come riportato dal sito di giornalismo investigativo ProPublica, spiegava che il video di un bombardamento denunciato da Kyiv era in realtà un filmato del 2017. Insomma, non fidatevi degli ucraini. Peccato che non esistano prove che dimostrano che la clip del 2017 fosse stata spacciata per un attacco missilistico. Poco importa, però. Perché il falso debunking russo viene condiviso soprattutto su Telegram, applicazione che rimane l’unico ponte ancora intatto tra il web occidentale e quello russo. E’ lì che si concentrano fake news e controinformazione d’ogni tipo, anche sotto la forma di propaganda spacciata per debuking. Come dimostra un debunk circolato ai primi di marzo, raccontato da Abc news, in cui si metteva persino in dubbio che nella cittadina ucraina di Kharkiv si fosse combattuto, agli utenti non importa quanto questi fack-checker siano credibili, ma solo che confermino i loro sospetti.  

Sono tentativi goffi e facilmente smascherabili (in quel caso si tratta di debunking del debunking) ma che lasciano il segno: da un lato forniscono ossigeno alle voci filorusse e dall’altro seminano il dubbio e il relativismo, favorendo l’idea per cui entrambi le posizioni sono tutto sommato verosimili, e quindi abbiano eguale colpa.

Questo tipo di operazione ha raggiunto il picco di cinismo e falsità nei giorni successivi alla liberazione di Bucha, quando si era diffusa la fake news dei cadaveri sulle strade che sarebbero stati in realtà dei manichini. Un “fatto alternativo”, per citare l’espressione usata da Kellyanne Conway, allora consigliera di Donald Trump alla Casa Bianca, sulla “Sandy Hook”, la scuola elementare dove si consumò una strage nel 2012. Secondo una teoria complottista, la strage non sarebbe mai avvenuta, e le vittime sarebbero state in realtà attori reclutati dai liberal di Hollywood per togliere le armi agli americani.

Il debunking, nato per sfatare miti e teorie complottiste come quella secondo la quale l’uomo non sarebbe mai sbarcato sulla luna nel 1969, adesso viene usato per fare il gioco della propaganda, anche dai Russi

Il tutto si inserisce nella discussione sulla disinformazione online. In questi giorni l’ex presidente americano  Barack Obama sta tenendo una serie di discorsi pubblici sulla disinformazione, le fake news, la loro diffusione sui social media e il problema per le democrazie. Obama, come l’attuale presidente Joe Biden,  si è detto  favorevole a “misure regolatorie che lascino l’opportunità a queste piattaforme di fare soldi,  stabilendo però che alcune pratiche possono essere negative per la società”. Persino i repubblicani sono concordi sul fatto che le piattaforme debbano seguire alcune regole per assicurare ai lettori un certo livello di veridicità delle informazioni diffuse, e non farsi megafono della disinformazione. Mentre Trump insegue i fantasmi dei brogli alle elezioni del 2020, e si discute sui limiti di queste potenziali regole, i debunker di Putin continuano a minare ogni informazione.