Ha stata la Nato

La propaganda di Mosca cambia: non è più una guerra contro Kyiv, ma contro la Nato, cioè noi

Micol Flammini

L’Alleanza ha fatto di tutto per non essere nel conflitto, ma per la Russia ne è già parte

Roma. Le persone  attorno a Vladimir Putin, soprattutto i fautori della propaganda di Mosca, conoscono bene il numero delle perdite russe in  guerra, le debolezze dell’esercito e tutte le complicazioni di un conflitto che doveva finire in due giorni e si sta protraendo da quasi due mesi. Hanno dovuto cercare un responsabile per la vittoria che non arriva, e doveva essere qualcuno di più potente dell’Ucraina: la Nato.  La direttrice di Rt, l’emittente finanziata dal Cremlino che un tempo si chiamava Russia today,  ha spiegato in tv che “ovviamente ci sono delle ragioni obiettive se non abbiamo ancora vinto”.  Mosca sta combattendo “contro un enorme esercito di nemici. E non è semplice perché la Russia sta combattendo contro la Nato”. Margarita Simonyan è una delle voci più vicine al Cremlino, con Putin ha pianificato in questi anni la guerra dell’informazione, ha messo su una struttura tentacolare come Rt per diffondere la versione russa dei fatti non soltanto in patria ma anche in giro per il mondo. Simonyan  è una spia importante per capire come si muove Mosca: la sua linea è quella di Putin, quello che lei dirà è la versione ufficiale della propaganda sulla quale si costruiscono le azioni del Cremlino. 


Un esempio: Rt ha parlato per otto anni del genocidio dei russi nel Donbas e una delle notizie false in base alle quali è stata costruita la dichiarazione di guerra di Putin è proprio: il genocidio dei russi nel  Donbas perpetrato dai nazisti ucraini. Con sempre maggior insistenza la Russia sta dicendo che questa non è più una guerra tra Mosca e Kyiv, ma è tra Mosca  e l’occidente. Ieri l’ha detto anche il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, che a una  tv indiana ha spiegato che la ragione dell’“operazione speciale”  è l’espansione a est dell’Alleanza atlantica e  Mosca non vuole fare nessun cambio di regime a Kyiv,   anche se Volodymyr Zelensky  si è lasciato sfruttare dall’occidente. Sergei Karaganov, politologo russo a capo del Consiglio per la politica estera e di difesa, istituto vicino al Cremlino che si occupa di sicurezza, ha rilasciato un’intervista per dire che la guerra non è altro che il tentativo disperato dell’occidente per mantenere la sua egemonia e non c’entrano la democrazia o i valori, c’entra il potere.

 

L’occidente voleva fare dell’Ucraina la lancia di questo progetto, perché la sua “punta si trova nel cuore del nucleo politico-militare del ‘non occidente’: la Russia”. Karaganov sostiene che l’ovest sia   stremato e  bisogna neutralizzare Kyiv:  la vittoria e la costituzione di un nuovo ordine mondiale  sono  a un passo. La guerra non è più una questione del Cremlino contro l’Ucraina, sta assumendo una dimensione più grande e tocca noi, occidente e Nato.  Gli ucraini l’hanno sempre detto, allertandoci sul fatto che l’attacco non fosse rivolto soltanto contro di loro, ma contro  il mondo a est di Kyiv. La Nato ha fatto di tutto per evitare di essere trascinata nel conflitto, non ha voluto fare la no fly zone che chiedevano gli ucraini per non essere trascinata in guerra. I paesi dell’Alleanza mandano armi, ma ancora nella convinzione che non sia una guerra in casa ma una guerra ai confini. Per i russi, invece,  il passo è già stato fatto, serve a giustificare la loro debolezza e la forza di Kyiv, ma lo dicono chiaramente:  non stiamo ancora vincendo perché combattiamo contro la Nato. 
 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.