Cari russofili, ecco che cosa sono le provocazioni militari

Altro che Nato. L'anno scorso la Russia ha aumentato i suoi giochi di guerra con i suoi alleati, Cina e Iran in primis

Giulia Pompili

Dalle Zapad del 2021, le esercitazioni militari russe più imponenti ed estese mai eseguite contro "una coalizione occidentale", fino agli esercizi congiunti con gli altri. Le navi da guerra russe e cinesi davanti alle coste del Giappone 

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia non è stata “una reazione” a una serie di “provocazioni” della Nato o dell’America, come vorrebbe far credere la propaganda di Mosca. Anzi. Nel 2021, a causa della pandemia, per la maggior parte le esercitazioni militari nel mondo sono state sospese o  ridotte. I giochi di guerra della Russia, invece, sono aumentati. Non solo i suoi, ma anche quelli con i suoi alleati. 


L’anno scorso è stato particolarmente intenso per le Forze armate russe, che hanno mostrato i muscoli all’Europa e ai suoi alleati  mentre i governi erano impegnati a trovare una strategia d’uscita dalla pandemia. Per due settimane, nel settembre dello scorso anno, sono andate in scena le Zapad, che letteralmente significa “occidente”. Sono le esercitazioni militari strategiche che coinvolgono il Distretto russo del nord e la Bielorussia, che servono ad addestrare i soldati ma anche a dimostrare al resto del mondo la propria potenza militare e la credibilità della propria minaccia bellica, specialmente sul confine della Nato. Sin dal 2009 la Russia svolge ogni anno esercitazioni militari strategiche di questo tipo, che sono a rotazione su quattro diverse aree geografiche della Russia (ovest, est, centro e Caucaso). Ma l’ultima volta delle Zapad, nel 2017, per evitare di aumentare le tensioni mentre svolgeva i suoi giochi di guerra, Mosca aveva invitato alcuni osservatori dalla Nato e dai paesi limitrofi.


L’anno scorso non è successo. Le Zapad del 2021 sono state le più imponenti ed estese mai eseguite, con l’obiettivo  di ricreare uno scontro tra una “coalizione occidentale” e le Forze armate russe e bielorusse. Ma i giochi di guerra sono fatti anche per testare le  alleanze militari, e spesso vengono invitati battaglioni stranieri con lo scopo di integrare le proprie forze. L’anno scorso il battaglione Naga della fanteria dell’esercito indiano ha partecipato alle Zapad per la prima volta, così come delegazioni  da Armenia, Kazakistan e Kirghizistan, Mongolia e Sri Lanka. A fare da osservatori sono stati invitati ufficiali  da Cina e Pakistan. Tutti questi paesi si sono astenuti alla risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu contro la Russia del 2 marzo. Oltre alle Zapad, lo scorso anno la Russia ha condotto anche altre esercitazioni militari congiunte, dall’addestramento con l’Algeria a quello con il Pakistan, e poi con Vietnam, Laos, Sri Lanka e le Indra,  esercitazioni  congiunte con l’India che si sono svolte ad agosto nella regione di Volgograd e le Slavic Shield,  di ottobre, con la Serbia. 


I giochi di guerra più importanti e strategici per la Russia, però, sono stati quelli con la Cina e l’Iran. Il 20 gennaio di quest’anno la Marina russa ha svolto, insieme con quella iraniana e cinese, tre giorni di esercitazioni militari in un’area di 17 mila chilometri a nord dell’oceano Indiano. Undici navi da guerra iraniane, tre russe e due cinesi hanno fatto esercizi per “la sicurezza comune”. Tre mesi prima, il 14 ottobre  scorso, Cina e Russia avevano dato il via alle Joint Sea 2021, le esercitazioni navali che hanno sancito in modo definitivo la partnership militare tra Pechino e Mosca. I giochi di guerra sono iniziati nel golfo di Pietro il Grande e sono finiti nel Mar del Giappone, dove dieci navi da guerra russe e cinesi per la prima volta sono passate vicinissime al Giappone con la scusa del “pattugliamento congiunto del Pacifico occidentale”. Sono passate attraverso lo stretto di Tsugaru, quello che separa l’isola principale nipponica e l’Hokkaido, la sua isola più a nord, e lo stretto di Osumi, che separa la regione del sud del Kyushu. Una provocazione che forse, alla luce dell’invasione in Ucraina, era anche un messaggio. 

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.