Editoriali

Giù la disoccupazione, occhio all'inflazione

Redazione

L’Unione europea si avvicina alla piena occupazione, ma così spinge la Bce a una stretta

La disoccupazione nella zona euro a dicembre ha raggiunto il livello più basso di sempre, con un tasso del 7,0 per cento rispetto all’8,2 per cento di fine 2020, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. In un anno il numero di disoccupati è diminuito di 1,8 milioni. Il rallentamento economico nella zona euro del quarto trimestre del 2021, causato da restrizioni sanitarie, aumento del prezzo dell’energia e colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento, non sembra aver avuto un impatto. Negli ultimi tre mesi dell’anno, il trend al ribasso della disoccupazione è proseguito in tutti gli stati membri, compresa la Germania che ha subìto una contrazione del pil.

 

Le cifre confermano il successo della risposta europea alla crisi del Covid-19: il mix di politiche monetarie e fiscali adottato nel 2020 ha permesso di preservare crescita potenziale e posti di lavoro, creando le condizioni di un forte rimbalzo. Come ha spiegato il commissario Paolo Gentiloni, il record al ribasso della disoccupazione è “una testimonianza del successo della nostra risposta collettiva a questa crisi”. Ma dietro alle buone notizie si nascondono anche insidie, in particolare per le conseguenze su salari e inflazione. Con diversi stati membri che si avvicinano alla piena occupazione e i cambiamenti strutturali provocati dalla pandemia nel mercato del lavoro, le pressioni per aumenti salariali cresceranno.

 

Domani si riunisce la Banca centrale europea e Christine Lagarde deve nuovamente fronteggiare i “falchi”, che stanno spingendo per una risposta all’aumento dei prezzi. La motivazione della transitorietà  regge sempre meno. Finora la Bce ha evitato una stretta monetaria grazie a due fattori: l’inflazione di fondo (senza energia e alimentari) rimane bassa e non ci sono effetti di secondo impatto sulla crescita delle retribuzioni. Ma tensioni nel mercato del lavoro potrebbero innescare una temuta spirale inflattiva tra prezzi e salari. Per ora niente allarmismi. Ma è un rischio che la Bce dovrà tenere sottocchio.