Kiev teme che Biden sia pronto a cedere sull'autonomia del Donbass

Micol Flammini

Al consiglio europeo i ventisette discutono come rispondere alle minacce russe contro l'Ucraina, parlano di sanzioni, ma non ci sono pacchetti pronti sul tavolo. Ecco cosa accadrebbe se gli Stati Uniti decidessero di spingere per uno statuto speciale a Donetsk e a Lugansk 

Non ci sono pacchetti di sanzioni pronti sul tavolo dei ventisette capi di stato e di governo, che si riuniscono per l’ultimo Consiglio europeo del 2021., nonostante il presidente ucraino, Volodymyr Zelenski, nei giorni scorsi avesse cercato di convincere gli europei che le sanzioni servono a prevenire un’invasione dell’Ucraina, non a lenirne le conseguenze. Ma per quanto i paesi membri appaiano tutti decisi a rispondere con forza a un’azione militare di Mosca in Ucraina, un elemento di divisione rimane e la scelta è sempre la stessa: quella tra dialogo e chiusura. 
Paesi come Francia, Italia e Germania sono convinti che sia necessario continuare a parlare con il Cremlino, i paesi dell’est vorrebbero che la Russia venisse isolata e punita da subito. Il presidente russo, Vladimir Putin, intanto sta cercando di aumentare le sue difese contro le eventuali sanzioni e mercoledì durante un video incontro con il presidente cinese, Xi Jinping, i due hanno annunciato una struttura finanziaria condivisa per approfondire i legami economici e rendersi  immuni da eventuali sanzioni. 

   

L’Alto rappresentante, Josep Borrell, ha detto che un’aggressione russa  avrebbe conseguenze economiche e politiche forti e nessuno, nell’Ue, la pensa in modo contrario.   Ma tutto questo all’Ucraina sembra solo chiacchiericcio, un rumore di fondo per distrarsi dal fatto che intanto le truppe russe sono lì, sono al confine, e anche se a Putin non conviene invadere, nessuno può sapere con certezza cosa farà. A disturbare Kiev però è soprattutto un rumore più assordante degli altri: l’agenzia di stampa Associated Press, citando fonti anonime della Casa Bianca, ha raccontato che l’Amministrazione Biden sta prendendo in considerazione l’idea di fare pressione sull’Ucraina affinché ceda sull’autonomia del Donbass. Il Donbass è la regione a est dell’Ucraina che da sette anni è in guerra perché i separatisti filorussi aiutati da Mosca – ieri questo aiuto è diventato meno ipotetico, visto che sarebbe stato inavvertitamente rivelato da una condanna di un tribunale russo – combattono contro l’esercito regolare di Kiev. All’interno dell’area sono state proclamate due repubbliche separatiste, a Donetsk e a Lugansk, ma la zona appartiene a Kiev. La Casa Bianca ha smentito, ma Joe Biden si è già mostrato più propenso a fare concessioni a Putin di quello che si pensasse a Kiev

 

Se davvero l’Amministrazione americana volesse convincere l’Ucraina a concedere al Donbass uno statuto speciale, vorrebbe dire costringerla a perdere la guerra. L’idea dell’autonomia del Donbass è contenuta negli accordi di Minsk, che però non sono mai stati rispettati da nessuna delle parti. Concedere uno statuto speciale al Donbass vorrebbe dire accordargli una sorta di indipendenza, vorrebbe dire che tutti i combattenti filorussi riceverebbero un’amnistia speciale, che la lingua ufficiale della zona sarebbe il russo, che i separatisti avrebbero i loro politici, la loro giustizia e sarebbero più Russia che Ucraina. Non Russia del tutto, perché non è nell’interesse di Mosca. Inoltre l’accordo prevede anche di riconoscere alle repubbliche separatiste la possibilità di formare una propria milizia  che costituirebbe una minaccia costante per l’Ucraina, la quale si sentirebbe di aver legalizzato e messo nella Costituzione l’esistenza di un cavallo di Troia russo all’interno dei propri confini. E per la Russia non potrebbe andare meglio di così, perché una simile decisione inaugurerebbe una stagione di grande instabilità politica a Kiev: come potrebbe mai Zelenski dire agli ucraini che il Donbass  ha uno statuto suo? Molti cittadini hanno parenti o amici morti in quella guerra. La Russia, che ieri ha tenuto un’altra riunione per stabilire le linee rosse che la Nato deve rispettare, spinge per questa soluzione, dice che è negli accordi di Minsk, che quindi vanno rispettati. L’Ucraina chiede di implementarli quegli accordi perché cedere sul Donbass non era possibile prima e non lo è a maggior ragione ora che il paese ha speso soldi e tempo, anche con successo, ad addestrare i suoi soldati. 

 

Se Biden smettesse di proteggere gli interessi ucraini, e si convincesse che cedere sul Donbass sia una condizione accettabile per stemperare la minaccia russa, a Kiev rimarrebbe soltanto l’Ue, che ha le sue armi, ma  fatica a usarle.  

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.