le tensioni al confine

Sulla frontiera tra Ue e Bielorussia non è in corso una crisi migratoria, ma politica

David Carretta

Von der Leyen e Michel litigano sui muri. Ma l’ambiguità di Bruxelles sul confine con la Bielorussia potrebbe essere risolta in quattro passi: condannare Varsavia, approvare il Patto su migrazione e asilo, lanciare una rappresaglia contro Lukashenka e sanzionare Putin

Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, ieri ha accusato Aljaksandr Lukashenka di “terrorismo di stato” nel momento in cui la Bielorussia continua a inviare migliaia di migranti alla frontiera con la Polonia per rispondere alle sanzioni dell’Unione europea. “Questa non è una crisi dei migranti. È una crisi politica con un unico obiettivo: destabilizzare la situazione nell’Ue”, ha detto Morawiecki. Circa duemila migranti rimangono bloccati nella “no man’s land” che è diventata la zona di confine tra i due paesi. Per la maggior parte di loro è impossibile oltrepassare il filo spinato sorvegliato da 12 mila soldati polacchi o tornare indietro in Bielorussia dove le forze di sicurezza di Lukashenka non lasciano passare. Con donne e bambini in un bosco al freddo, e almeno una decina di morti nelle scorse settimane, si annuncia una crisi umanitaria di grandi proporzioni ai confini dell’Ue.

 

Il governo nazionalista di Varsavia che ha gravi problemi di stato di diritto non rispetta i suoi obblighi internazionali sull’asilo e amplifica l’emergenza per far dimenticare le sue malefatte e alimentare i sentimenti anti Ue. Angela Merkel ha chiamato Vladimir Putin, il grande burattinaio di Lukashenka, per chiedere di esercitare la sua influenza.

 

Non solo la risposta è stata parlate “con Minsk”: Putin si è anche preso gioco dell’Ue accusandola di essere “riluttante a dimostrare impegno verso i valori europei” (così ha detto il portavoce del Cremlino) e ha mandato due bombardieri in Bielorussia per mostrare sostegno a Lukashenka. Ma il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e quello della Commissione, Ursula von der Leyen, non hanno di meglio da fare che litigare tra loro sull’eventuale finanziamento di un muro anti migranti. 

 

Sul muro anti migranti Michel è favorevole, assicura che è “legale” e vuole una decisione “il più presto possibile”. Von der Leyen ha promesso che non lo finanzierà, anche se la Commissione paga già per infrastrutture tecnologiche sui muri costruiti dagli stati membri. In realtà, la Polonia non ha formalmente chiesto soldi. È la Lituania che vorrebbe ricevere aiuti per costruire una barriera. Entrambi hanno firmato una lettera con altri dieci stati  per chiedere i finanziamenti dell’Ue per i muri.

 

Se la Commissione non ha mai compiuto il passo, preferendo l’ambiguità del finanziamento delle infrastrutture legate alla gestione delle frontiere, è per ragioni storiche (il Muro di Berlino) e giuridiche (gli obblighi sull’asilo). Il conflitto tra Michel e von der Leyen in parte è dovuto alle due diverse funzioni. Ma c’è molta competizione personale. Ieri von der Leyen era a Washington per una visita non preannunciata a Joe Biden. Michel è volato a sorpresa a Varsavia per una conferenza stampa con Morawiecki. Mentre litigano su chi comanda, l’Ue si ritrova ancora più vulnerabile.

 

Da giugno i migranti entrati in Polonia, Lituania e Lettonia dalla Bielorussia sono circa seimila. E’ molto meno dei flussi ordinari in Italia, Spagna o Grecia. Se l’Ue avesse una politica migratoria comune, la crisi sarebbe risolta con centri alla frontiera, il ricollocamento di richiedenti asilo in altri paesi e il rimpatrio di chi non ha diritto a restare. Invece, le immagini di migliaia di migranti ammassati oltre la frontiera alimentano le paure. “Minsk e Mosca sanno che una delle più grandi vulnerabilità dell’Europa è la sua reazione viscerale alle migrazioni”, ha spiegato Judy Dempsey del Carnergie Europe. “Parlare di guerra, attacco e invasione non ci aiuta”, ha ammesso l’Alto rappresentante, Josep Borrell. L’Ue adotterà altre sanzioni contro il regime bielorusso e qualche compagnia aerea. Ma il regime “non cadrà domani”, ha detto Borrell.

 

La Commissione cercherà di convincere i paesi terzi a bloccare i voli verso Minsk. Ma né Michel né von der Leyen hanno il coraggio di fare quel che potrebbe essere fatto: condannare Varsavia per i respingimenti, spingere gli stati membri ad approvare il Patto su migrazione e asilo, lanciare una rappresaglia efficace contro Lukashenka e sanzionare in modo serio Putin.